Gazzetta di Reggio

Dall’inserto Scuola 2030

Antonella Lo Coco si racconta da X Factor alle collaborazioni con Mannoia e Berté: «Sanremo è sempre nel mio cassetto dei sogni»

di Noemi Gaspari e Kassia Konate studentesse dell’istituto Nobili
Antonella Lo Coco si racconta da X Factor alle collaborazioni con Mannoia e Berté: «Sanremo è sempre nel mio cassetto dei sogni»

La cantate reggiana e il consiglio a chi fa musica: «Studiate: l’autotune andrebbe evitato finché non si ha una tecnica solida»

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Reggio Emilia Antonella Lo Coco, siciliana di nascita e reggiana d’adozione, ha iniziato a cantare all'età di 14 anni, esibendosi in varie cover band. Con uno dei suoi primi gruppi ha aperto alcuni concerti di Elisa ma la sua notorietà è esplosa nel 2011 con la partecipazione a X Factor: è arrivata tra i finalisti, dimostrando un talento vocale incredibile. Nella sua carriera ha collaborato con due regine della musica italiana: Fiorella Mannoia, che ha scritto e prodotto il suo brano “Non ho più lacrime”, e Loredana Bertè, che l’ha invitata a duettare nel disco “Amici non ne ho ma amiche si”. In questa intervista, ha condiviso con noi le emozioni più grandi della sua carriera e raccontato il suo sogno nel cassetto.
Ricorda la sua prima esibizione dal vivo? Che emozioni ha provato?
«Nella mia prima esibizione dal vivo, quando ancora non ero conosciuta, ero super emozionata e facevo fatica a gestire l’emotività. Poi, invece, nella prima esibizione in tv — vi parlo di X Factor nel 2011 — è stato impegnativo. Ovviamente avevo alle spalle molti più anni di esperienza, perché arrivavo da tantissimi concerti live, quindi sono riuscita a gestire meglio l’emozione. Però è stato veramente pazzesco essere in diretta televisiva, con tantissime persone che guardavano».

Come vive il rapporto con il pubblico durante le esibizioni?
«Cerco il più possibile di interagire con le persone. Parto dalle cose più semplici, come far battere le mani in un momento particolare della canzone, fino a coinvolgerle cantando insieme a me. La cosa che più mi piace, però, è vedere che – anche in contesti più piccoli – il pubblico ti ascolta davvero, quando riesci a catturare la loro attenzione. Farti ascoltare non è semplice, ma credo che questo sia proprio lo scopo». §
C’è stato un momento preciso in cui ha capito che il canto sarebbe diventata la sua strada?
«Sicuramente sì. Quando abbiamo saputo che avremmo aperto i concerti di Elisa, nel 2009: lì ho capito che sarebbe cambiato qualcosa e che avrei potuto — anzi, avremmo potuto, perché all’epoca eravamo un gruppo — fare qualcosa di più che suonare nella provincia di Reggio Emilia. La conferma, ovviamente, l’ho avuta dopo il terzo posto a X Factor. Però posso dire che, sistematicamente, ogni anno tra i traguardi che mi sono prefissata il più importante è stato riuscire a continuare a fare questo lavoro. E non è affatto semplice».
Quali sono stati i traguardi più importanti della sua carriera?
«In ordine cronologico, sicuramente l’apertura dei concerti di Elisa. Subito dopo, la partecipazione a X Factor tra il 2011 e il 2012. Poi la collaborazione con Fiorella Mannoia su un brano che si intitola “Non ho più lacrime”, uscito tra il 2016 e il 2017. Successivamente un’altra collaborazione con Loredana Bertè, con cui ho duettato in un disco in cui lei ha raccolto tutti i suoi successi dagli anni ’80 a oggi, cantandoli con sole cantanti italiane. Tra queste, c’ero anche io. Dopo l’uscita di questo album mi sono esibita al concerto “Amici non ne ho, ma amiche sì” all’Arena di Verona con la Bertè e tutte le cantanti che avevano partecipato al progetto. L’intero ricavato è stato devoluto ad associazioni contro la violenza sulle donne. Un’altra grande soddisfazione è stata la partecipazione come cantante fissa al programma Don’t Forget the Lyrics sul Canale 9. Poi il mio primo disco, uscito nel 2013, prodotto dai Subsonica e dai Planet Funk. Nel 2019, infine, Elisa mi ha invitata sul palco del Teatro Valli di Reggio Emilia e abbiamo duettato: questa è stata l’ennesima conferma che la scelta che ho fatto è stata quella giusta».
Che consiglio si sente di dare a chi vuole intraprendere una carriera nella musica?
«Sicuramente di studiare perché fare musica, come qualsiasi altro lavoro, richiede studio. Serve un talento di base, certo, ma non basta dire “oggi canto” o “oggi suono la chitarra”. A chi si avvicina al canto consiglio di usare pochi effetti. L’autotune, per esempio, andrebbe evitato finché non si ha una tecnica solida. Può diventare un effetto che caratterizza un genere, ma se lo si usa per non stonare mentre si studia canto, non si impara mai a gestire davvero la voce, ed è sbagliatissimo. Consiglio anche di studiare uno strumento per accompagnarsi: chitarra, pianoforte o qualsiasi altro. È importante, soprattutto se si vuole scrivere canzoni, potersi “aggrappare” a qualche accordo».
Oggi qual è il traguardo che cerca di raggiungere?
«Sanremo. È ancora lì, nel cassetto dei sogni: un obiettivo molto difficile, ma sempre presente». 
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