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Micai: «Chiedo scusa ai tifosi era solo un gesto di gioia»

Micai: «Chiedo scusa ai tifosi era solo un gesto di gioia»

REGGIO. Il veleno è nella coda. Così è stato per Reggiana-SudTirol con il parapiglia che si è scatenato a fine gara e che ha portato all'espulsione di Alessandro Micai, estremo difensore degli...

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REGGIO. Il veleno è nella coda. Così è stato per Reggiana-SudTirol con il parapiglia che si è scatenato a fine gara e che ha portato all'espulsione di Alessandro Micai, estremo difensore degli altoatesini, colpevole di aver salutato la curva sud con un gestaccio.

Provocazione reiterata successivamente con un tweet velenoso: "Ciao Teste Quadre".

E' lo stesso numero uno del SudTirol a ricostruire il finale di gara.

«La prima cosa che voglio fare - spiega subito Alessandro Micai - è quella di scusarmi con tutti i tifosi della Reggiana. Devo però fare una premessa».

Prego.

«Quel gesto non voleva assolutamente essere un'offesa verso i tifosi granata, ma era solo un gesto di liberazione per una partita che era finita bene».

In curva hanno capito ben altro...

«Non sono assolutamente il tipo che se la prende con i tifosi. Anzi, abito a due chilometri da Reggiolo e sono pure un simpatizzante dei granata. Mi dispiace che quel gesto di liberazione sia stato mal interpretato».

Lo vuole ricostruire passo per passo?

«Al triplice fischio finale ho esultato verso i miei compagni e poi mi sono girato per andare a raccogliere la borraccia. L'istinto mi ha spinto ad esultare con entrambi i pugni, ed è stato questo mio gesto che è stato visto come una provocazione».

Al punto da costarle cartellino rosso?

«Esatto. L'arbitro mi ha cacciato perchè ha creduto ad una provocazione».

Un cartellino rosso arrivato con qualche minuto di ritardo non trova?

«Ammetto di aver raccolto quel pallone fuori area ma credo che il cartellino giallo sia stata la decisione giusta perchè non c'era chiara occasione da gol».

Invece con l’estremo difensore granata Bellucci cosa è successo?

«Si è fatto tutto il campo per affrontarmi viso a viso. Mi ha preso per il collo, mi ha detto che ero stato bravo ma ha pure aggiunto che non era il caso di fare il fenomeno verso i tifosi della curva».

Se l'aspettava quella reazione da parte del suo collega granata?

«Assolutamente no. Non pensavo che sarebbe arrivato a tu per tu con tutta quella adrenalina in corpo. Tant'è vero che ho subito quella reazione modo passivo».

Quel tweet a fine gara "Ciao Teste Quadre" non se lo poteva risparmiare?

«E' stato un tweet figlio di tutto quello che era successo nel finale. La vittoria, l'espulsione, il faccia a faccia con Bellucci. Un mix di cose che mi ha spinto a scrivere quel tweet. Vorrei però che fosse data la stessa importanza a quello lanciato poco dopo dove mi scusavo con i tifosi. Scuse che però, lo ribadisco, non erano nemmeno dovute. E' nato tutto da un malinteso: un mio gesto di liberazione interpretato come una provocazione».

I tifosi hanno capito le sue argomentazione e quindi hanno anche accettato le sue scuse?

«Alcuni sì, ma tanti altri no».

Su tweeter è andata così, e su Facebook?

«Quando ho aperto la pagina al mattino ho trovato insulti e minacce di tutti i generi. "Ti aspettiamo", "Mantovano di merda", e via di questo passo».

Possiamo dire che è stata un peccato di gioventù?

«No. Anche perchè non ho fatto nulla di male».

Cristiana Filippini

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