«Sostenete la Grissin Bon in questo grande sogno»
Basket, il coach della Pallacanestro Reggiana Max Menetti scansa le polemiche «Tante critiche sul mio team, ma stiamo vivendo il momento d’oro del club»
REGGIO. Fedele alla linea che «le partite si vincono in difesa», alza subito barricate il tecnico della Grissin Bon Max Menetti.
«Basta con tutte queste polemiche sulla mia squadra: siamo nel momento d’oro della Pallacanestro Reggiana» dice, prima che l’attacco sia partito, mentre è immerso nella preparazione alla volata finale della stagione.
Insiste nel difendere duro, l’allenatore biancorosso, e poi, tipico suo, si fa pungentissimo in contropiede.
«Si fa polemica sul fatto che abbiamo vinto undici gare in casa e solo due fuori. Io dico che a questo punto l’importante è raggiungere i play off, se poi li si raggiunge con tutte vittorie interne e zero in trasferta, poco importa. L’importante è entrare nei play off. Ma una considerazione va fatta: solo Milano in casa viaggia come lo facciamo noi. Questo vorrà pur dire qualcosa, no?».
Piazzato il canestro in contropiede, di nuovo difesa aggressiva a tutto campo.
«Sul nostro rendimento - spiega - ha influito anche il fatto che i nostri giovani abbiano pagato dazio fuori casa. A guardar bene, abbiamo giocato due trasferte senza Andrea Cinciarini, che sappiamo bene tutti che giocatore è per noi, e le abbiamo perse all’ultimo tiro. Ne abbiamo persa una, a Roma, di poco giocando senza White. Poi non dimentichiamo che nella gara a Caserta abbiamo pagato le fischiate arbitrali. Là abbiamo tirato 9 liberi, contro i 39 dei nostri avversari e alla fine questo ha cubato sul risultato finale. La nostra classifica è cambiata così. Perché nessuno lo tiene in cosiderazione? Perché si parla del fatto che non vinciamo in trasferta e non si considera che in Coppa siamo riusciti a vincere partite importantissime a Novo Mesto e a Samara?».
Forse per le aspettative - oggettivamente altine - dopo le splendide galoppate delle ultime due stagioni?
«Alla fine dell’anno scorso dissi che il valore di quello che avevamo fatto in quel campionato si sarebbe compreso sino in fondo soltanto dopo una decina d’anni. Quella fu una delle stagioni più belle della storia della Pallacanestro Reggiana ma è da mettere in bacheca. Se entro al bar mi si dice: “Devi fare meglio dell’anno scorso”. La realtà è che quest’anno o restavamo come eravamo o ci prendevamo dei rischi. L’abbiamo fatto, abbiamo deciso di cambiare e sono sorti problemi d’amalgama e altri dovuti all’aver avuto infortuni importanti e all’aver dovuto mettere dentro giocatori nuovi. Abbiamo intrapreso un cammino di consolidamento, siamo migliorati imparando in corsa a riaprire e vincere gare che sembravano già chiuse. Ma sapete dove siamo? A oggi una posizione avanti rispetto allo scorso anno e siamo a giocarci un sogno in Eurochallenge. Perché questo era, all’inizio di quest’avventura in Europa, raggiungere la Final Four: un sogno. Un grandissimo sogno. In Europa il nostro cammino è stato fantastico. Ci siamo qualificati per la fase finale vincendo gare da dentro o fuori, mostrando grande solidità. Oggi con Milano siamo gli unici in Italia ancora a lottare in una manifestazione europea».
«E’ merito di questo staff tecnico - incalza - se i nostri giovani sono stati introdotti al professionismo nel modo perfetto. Quando Ojars Silins è uscito dal settore giovanile era il peggior difensore della squadra, oggi è fra i migliori della lega. Riccardo Cervi faticava a stare in campo e tirava con bassissime percentuali ai liberi, oggi è capace di farci vincere a Bologna con i suoi liberi. Giovanni Pini era partito bene nel professionismo e poi, per vari motivi, s’era un po’ perso. Quest’anno è cresciuto e, fidandosi di quello che gli ho ripetuto, si è sempre fatto trovare pronto quando c’è stato bisogno di lui. C’è stato tanto lavoro da parte mia, di Flavio Fioretti e di Denis Cagnardi per far diventare questi ragazzi pronti al professionismo».
E lo dovrà fare anche su Della Valle. «Amedeo è stato un grandissimo colpo della club. Adesso è bene dimenticarselo, chiuderlo in palestra e farlo lavorare. Con lui ci vorrà tanta pazienza: arriva dopo due anni di college e arriva nel momento cruciale della stagione. Se saprà dimostrare di essere in grado di prendere il posto di qualcuno, lo farà. Ma adesso deve lavorare e lavorare».
E la squadra? Testa bassa e pedalare per lo sprint finale? «Ora bisogna vincere. E se vinciamo di cento giocando bene o di uno giocando male, poco m’importa. Ora si deve vincere e basta. Sabato con Pesaro bisogna conquistare i due punti. Penso a quella gara e poi penserò alla Final Four di coppa, lasciando i bilanci a fine stagione. Su questa squadra è stato detto tanto senza prendere in considerazione tanti fattori che hanno influito sul nostro percorso. E si è criticato e polemizzato, una cosa tipica della mentalità reggiana. Perchè conosco bene la mia città...».
Quella stessa città che, se critica e pretende, è perché sa dove questa squadra e il suo allenatore possono portarla.
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