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«La Fip conteggia solo i debiti mentre ignora i nostri crediti»

«La Fip conteggia solo i debiti mentre ignora i nostri crediti»

Basket donne, l’ex presidente della Juvenilia Roberto Vecchi si sfoga dopo la richiesta di pagamento «Non ci vengono accreditati circa 4mila euro di premi Nas per aver cresciuto alcune giocatrici»

18 aprile 2014
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REGGIO. A Napoli direbbero: «Cornuti e marziati». A Reggio un meno efficace «Dopo il danno, la beffa», ma la sostanza è che, ancora una volta, a pagare è il basket femminile reggiano.

Nuova puntata dell’ormai lunga querelle tra Fip e Juvenilia, la storica società cestistica femminile reggiana che quest’anno è confluita nel Basket Tricolore, portando avanti la grande tradizione al femminile nella palla a spicchi reggiana.

LA QUERELLE. All’origine della diatriba la situazione dei conti del Basket Tricolore, che ha trovato sbocco su Facebook con un post dell’ex presidente della Juvenilia, ora collaboratore del Basket Tricolore, Roberto Vecchi, che si è sfogato così: «Fip di tutto e di più, neanche il mago Silvan riuscirebbe a fare di meglio. Quando sulla scheda contabile hai un debito di circa 300 euro, già discutibile dopo che non sono mai stati accreditati i Premi Nas delle nostre ex giocatrici (saremmo in credito di circa 3/4mila euro), ti arriva la terza rata stagionale dove bisogna pagare più di 600 euro».

LE CIFRE. La società reggiana contesta alla Fip il fatto che questa abbia tenuto conto solo dei debiti, senza aggiungere i crediti dovuti alla nuova società reggiana, nata proprio dalla fusione tra Basket Tricolore e Juvenilia.

Sulla scheda contabile della società reggiana ci sarebbe un debito di circa 300 euro, ben poca cosa rispetto all’entità dei crediti che spetterebbero alla Juvenilia per i premi Nas (il premio alla valorizzazione e alla crescita delle giocatrici che spetta alla società che le ha fatte crescere), che ammonterebbero a una cifra compresa tra i 3mila e i 4mila euro.

«Ho scritto a Roma - spiega Roberto Vecchi - dicendo alla Fip che andrebbero rifatti i conti tenendo in considerazione non solo i debiti, ma anche i crediti che ci spettano per la valorizzazione delle varie Bagnara e Corradini, le giocatrici che abbiamo lanciato e cresciuto. I crediti ci spettano perché è proprio per questo motivo che abbiamo deciso di attuare la fusione tra Basket Tricolore e Juvenilia, mentre ora mi rispondono che non è possibile. In estate mi era stata detta una cosa completamente diversa. Quest’anno facciamo solo i campionati giovanili, ma in ogni caso il 28 aprile scade la terza rata stagionale, che bisogna pagare nonostante tutto».

LA FIP. Alle sollecitazioni di Vecchi la Fip avrebbe risposto «Che esiste un comma di una delibera il quale sembra stabilire che vengono conteggiati solo le righe dei debiti ma non quelle dei crediti» aggiunge l’ex presidente della Juvenilia.

Che in Italia non sia semplice guidare una società privata non è di certo un segreto, si tratti di affari o sport, ma questa situazione mostra ancora una volta la difficoltà in cui sono costrette a muoversi le società dilettantistiche, che sono l’anima dello sport locale e che ogni anno sono messe sempre più alle strette da normative rigide e spese sempre crescenti, mentre vengono meno i sostegni economici pubblici e privati.

D’altronde, se la serie A1 femminile di basket conta ormai meno di una decina di squadre e, in ambito maschile, la squadra che ha vinto gli ultimi sei campionati di serie A di basket, la Mens Sana Siena, rischia di fare la fine di Treviso, Virtus e Fortitudo Bologna, le regine del basket europeo nell’epoca d’oro del basket italiano, significa che il problema non è solo del Basket Tricolore.

Daniele Valisena

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