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Un team “made in Reggio” alla conquista del mondo

Un team “made in Reggio” alla conquista del mondo

Il Puccetti Racing fa base a San Prospero Strinati e Cadelbosco Sopra La sua crescita esponenziale avviene su tre fronti: italiano, europeo ed iridato

20 aprile 2014
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CADELBOSCO SOPRA. Il Puccetti Racing è il team reggiano che grazie all'abbinamento con il Team San Carlo Italia sta ottenendo risultati prestigiosi su tre fronti: dal Mondiale STK600, all'Europeo, sino all'italiano dove Stefano Cruciani detentore del titolo italiano.

La macchina organizzativa nasce a San Prospero Strinati, in città, mentre quella tecnico-operativa sulle moto è a Cadelbosco Sopra. La mente di questa complessa organizzazione é Manuel Puccetti, ex pilota e manager emergente nel motociclismo.

Le ultime tre stagioni sono state quella della svolta per il suo team, quali i segreti?

«Stiamo lavorando bene nonostante l'impegno di tre campionati ci porti ad un enorme dispendio di energie mentali e finanziarie. Nel 2011 Mirko Giansanti e Stefano Cruciani hanno totalizzato ben 6 podi nel Civ Supersport, Cruciani ha conquistato la prima vittoria per il Team ed abbiamo partecipato per la prima volta a gare mondiali andando a punti a Monza ed Imola».

Niente male come inizio...

«Già, ma l’annata trionfale è stata quella successiva: nel CIV Supersport Cruciani e Giansanti hanno totalizzato 7 podi in 8 gare e per la prima volta il Team è entrato nell' olimpo dei Top 5 al Mondiale Supersport di Monza».

L’anno scorso invece?

«Abbiamo conquistato con Cruciani il titolo italiano Stock 600; il Campionato europeo Wsbk Stk600 piazzando Franco Morbidelli ed Alessandro Nocco sui primi due gradini del podio, oltre ad ottimi piazzamenti nel Mondiale con Russo Stk600».

L’agenda del 2014?

«Comprende tutte le prove del lunghissimo mondiale STK600 all'interno del programma della Sbk. L'esordio è stato ottimo con il pilota riminese Roberto Tamburini che sulla pista australiana di Philippe Island è giunto quinto in una convulsa volata, sfiorando il podio ma per la prima volta nella storia il team è partito in prima fila). Invece ad Aragon si è dovuto accontentare del settimo posto».

Gli altri piloti?

«Nell'Italiano Cruciani è secondo in classifica ed ha buone possibilità di confermarsi , mentre nell'Europeo Superstock 600 c’è stata la splendida doppietta nel Motorland di Aragón con Marco Faccani e Andrea Tucci, a confermare il buon lavoro svolto dalla struttura diretta da Cristiano Migliorati».

La tragica scomparsa di Daniele Romboni, storico pilota e vostro direttore sportivo, quale vuoto lasciato all'interno del team?

«Non solo un vuoto tecnico, in quanto grazie alla sua grande esperienza siamo cresciuti come e soprattutto dal punto di vista dei consigli ai piloti con i quali aveva un rapporto quotidiano, ma soprattutto a livello umano. Per me era più di un semplice collaboratore, era un amico, insomma, uno della famiglia. E’ stata una perdita enorme, ma in questo sport, come nella vita, tutto va avanti a ritmo impressionante: il suo posto è stato preso da Cristiano Migliorati che l'anno scorso era coordinatore sportivo del Team Italia e sta lavorando alacremente per portarci ai vertici mondiali».

Da quante persone è composto il Puccetti Racing?

«Ventiquattro, tra la sede operativa di Cadelbosco ed i vari circuiti. Lavorano con diversi ruoli: dai piloti ai telemetristi, dagli ingegneri ai cuochi non meno importanti in quanto curano un'hospitality di ben 100 posti con cucina tipicamente italiana».

L'alimentazione e la preparazione sono così importanti nel mondo delle due ruote?

«Direi che sono alla base dei risultati. L'alimentazione è curatissima perché i piloti devono reggere ad uno sforzo immane tra prove e gare, inoltre per la Federazione la disciplina alimentare è uno dei punti cardine dell'etica sportiva, unitamente al regine di vita».

«Anche la preparazione è fondamentale: essendo tutti i piloti dei professionisti, dal giovane Nocco all'esperto Cruciani, debbono seguire programmi specifici; ogni giorno l'allenamento si basa su sedute di corsa, nuoto oltre ad allenamenti di Enduro e Quad».

Un bel sacrificio...

«Sono atleti a 360 gradi: devono resistere dopo prove stressanti sia dal punto di vista psicologico che fisico a gare di 40 minuti con temperature spesso mai inferiori ai 40 gradi. In una gara perdono dai 2 ai 3 chili ed arrivano al traguardo quasi disidratati nonostante in corsa abbiamo un dispositivo che permette loro di bere».

Cosa nasce nella struttura di Cadelbosco Sopra?

«Tutto. E’ il cuore del team, dai telai ai motori si verifica quotidianamente ogni moto che partecipa ai campionati con i test telemetrici nell'apposita stanza attrezzata»

Quali le difficoltà?

«Nonostante il grande aiuto del Team San Carlo le spese sono enormi e tutte a nostro carico. Abbiamo solo uno sponsor reggiano: l'Azeta di Fosdondo, azienda che già appoggiava l'indimenticato Doriano Romboni quando gareggiava nel Mondiale; un vero peccato in quanto il marchio reggiano sarebbe raffigurato in tutto il mondo da un team serio che ha dimostrato quanto buona sia la qualità del suo lavoro».

Aldo Spadoni

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