Gazzetta di Reggio

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L’arbitro sospende la partita per rissa

L’arbitro sospende la partita per rissa

Under 21, l’episodio in Rubiera United-SanLeo. Lusvarghi: «Non è successo nulla, ha preso la palla e se n’è andato urlando»

24 maggio 2014
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RUBIERA. “Il pallone è mio e decido io quando deve finire la partita”. Questo deve aver pensato l’arbitro Roberto Giuffredi dato che nel bel mezzo della partita Rubiera United contro San Leo di Parma ha interrotto l’incontro al 35’ del primo tempo, sullo zero a zero, senza un motivo preciso, salvo poi annunciare ai responsabili degli arbitri che il match era stato sospeso per rissa. E’ bene rimarcare che questo incontro che si è svolto mercoledì sul campo della Tetra Pak era valevole per il campionato under 21 e vista la classifica delle due squadre, non aveva nessun interesse.

«Era una partita normale di fine stagione – rimarca l’allenatore rubierese Ugo Lusvarghi – che si stava svolgendo nella più assoluta normalità. I giocatori in campo chiacchieravano, come sempre avviene tra i ragazzi ma a un certo punto, in occasione di un calcio di punizione si era creato il solito capannello di giocatori e l’arbitro ha iniziato a urlare al portiere “dammi la palla, dammi la palla, basta offendere”. Al momento nessuna è riuscito a capire il motivo, sta di fatto che il portiere ha dato la palla all’arbitro e questi se l’è messa sotto il braccio ed è uscito dal campo imprecando. Nessuno ha capito le ragioni di tale gesto: noi come anche i ragazzi del San Leo. Era impossibile spiegare le ragioni di quella decisione, anche perché non c’erano stati, non dico espulsioni ma nemmeno un’ammonizione. Io stesso non vedevo l’ora che la partita finisse per andare a mangiare una pizza con i ragazzi. Alla fine, dopo la doccia, abbiamo chiamato l’associazione arbitri e ci è stato risposto che l’arbitro stesso aveva già avvertito che la partita era stata sospesa per rissa. Ovviamente siamo caduti dalle nuvole, perché non c’è nulla di più falso. Devo dire la verità: la reazione dell’arbitro mi è sembrata di una persona poco equilibrata anche se all’inizio tutto era andato per il meglio. L’arbitro parlava ai ragazzi, anche in dialetto reggiano, poi all’improvviso quel raptus che nessuno ha compreso».

Questo il racconto di Ugo Lusvarghi, un allenatore e una persona degna della massima stima e credibilità. Una versione che è stata confermata anche dai dirigenti del San Leo. «Erano presenti una settantina di persone – prosegue Lusvarghi – e per tutti è stata una reazione illogica».

La preoccupazione da parte della società è che il referto arbitrale rispecchi la decisione annunciata via telefono al responsabile dell’Aia “partita sospesa per rissa” e in virtù di questa motivazioni il giudice sportivo sia costretto a prendere dei provvedimenti che non corrispondono alla realtà. Ormai siamo al paradosso di arbitri effettivamente offesi, minacciati e a volte picchiati e altri che si inventano una realtà del tutto virtuale. (w.m.)