Gazzetta di Reggio

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Due reggiani sul tetto d’Europa

di Wainer Magnani
Due reggiani sul tetto d’Europa

 Carlo Ancelotti da 18 anni è un tecnico vincente, William Vecchi un amico prezioso e bravo

26 maggio 2014
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REGGIO. «La mia carriera da allenatore è iniziata con la Reggiana e chissà come sarebbe andata se dopo quella sconfitta a Pescara per 4 a 1 Dal Cin mi avesse esonerato». Da quella riflessione a cuore aperto di Carlo Ancelotti sono trascorsi 18 anni. Tanto tempo ma soprattutto tanti successi personali e di squadra. Sabato sera ha festeggiato la sua terza Champions League da allenatore, più due Coppe con le orecchie vinte da giocatore. Un palmares immenso tanto che oggi lo si può accostare all'Imperatore Carlo V, padrone di un impero dove non tramontava mai il sole: Italia, Inghilterra, Francia e adesso Spagna. Quattro paesi in cui Re Carlo da Reggiolo ha lasciato il segno, il suo marchio di fabbrica: scarpe grosse e cervello fino. Già, le sue radici contadine e reggiane. E non è un caso se al suo fianco c’è sempre William Vecchi, un eccellente professionista ma soprattutto un amico fraterno. Dove c’è Carlo c’è anche William ma non solo.

Ancelotti, tra le sue grandi qualità umane, che oggi tutti gli riconoscono, vanta un altissimo valore della riconoscenza e della famiglia. Non è un caso se a Madrid ha voluto nel suo staff il figlio Davide. Una scelta che gli ha procurato molte critiche da parte dei media.

E’ un reggiano vero, di quelli che conoscono la fatica dei campi, che ha ricevuto da sua padre Peppino un’educazione fatta di valori e senso di appartenenza alla sua terra.

Un cittadino del mondo che ha messo nella sua valigia ciò che la cultura reggiana gli ha insegnato. Inutile disquisire sulle sue qualità di allenatore, parlano i trofei vinti ma ciò che stupisce è la sua straordinaria capacità di essere sempre se stesso. A volte quando Ancelotti è contrariato inarca il sopracciglio sinistro e se lo inarca un po' di più, è aria di tempesta. E’ successo poche volte anche se gli ha dato fastidio non essere mai stato apprezzato dai parmigiani per le sue origini reggiane, nonostante abbia portato il Parma ai preliminari di Champions League. Un senso di appartenenza che ha dimostrato quando ha offerto la sua immagine per l’Ascmad Prora e ne ha condiviso il progetto “io ci credo”.