cambio a milanello»LA SVOLTA
MILANO. È questione di ore, al massimo di un paio di giorni. Poi Pippo Inzaghi sarà a tutti gli effetti il nuovo allenatore del Milan. Resta solo da definire l'addio del suo predecessore, il club...
MILANO. È questione di ore, al massimo di un paio di giorni. Poi Pippo Inzaghi sarà a tutti gli effetti il nuovo allenatore del Milan. Resta solo da definire l'addio del suo predecessore, il club conta di chiudere entro domani la trattativa con Clarence Seedorf: gli avvocati delle due parti sono impegnati a districare una questione non semplicissima, destinata a chiudersi con l'esonero o con una risoluzione consensuale (e annessa buonuscita).
In genere si manda via un allenatore prima di sceglierne un altro, ma la stagione rossonera fin dall'inizio è andata fuori dagli schemi. Così l'era Inzaghi, anche senza l'annuncio ufficiale, è cominciata già quando lunedì sera ha lasciato la villa del presidente Silvio Berlusconi seduto nella terza fila del suv dell'ad Adriano Galliani. In tre ore è arrivata l'investitura, sono state definite le linee guida per il Milan del futuro, e se entro domani avverrà il passaggio di consegne, probabilmente nel prossimo fine settimana ad Arcore andrà in scena un altro vertice per trasformare le idee in obiettivi di mercato in vista di una stagione che prevede solo coppa Italia e campionato, con l'obiettivo di riconquistare un posto in Champions League.
Balotelli è il primo dubbio da risolvere, mentre El Shaarawy spera finalmente nella consacrazione sotto la guida di uno dei suoi idoli. Dai riscatti di Rami e Taarabt, ai rientri dal prestito di Matri e Paloschi, fino ai possibili innesti dalla Primavera (il centrocampista Mastalli e i difensori Pinato e Simic sono i principali indiziati) è lunga la lista delle questioni da affrontare per programmare la prossima stagione. E per questo il prossimo vertice dovrebbe essere allargato allo staff di Inzaghi. Ne farà parte Filippo Galli, che affiancherà l'ex attaccante lasciando il ruolo di responsabile del settore giovanile, forse anche Mauro Tassotti. È difficile non leggere l'incarico a Inzaghi come un successo di Galliani, che già a gennaio aveva sostenuto fortemente la sua candidatura.