Gazzetta di Reggio

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Vavassori ritarda, Compagni presidente

di Wainer Magnani
 Vavassori ritarda, Compagni presidente

L’imprenditore milanese è costretto a tenersi la Pro Patria, il socio della Reggiana può essere l’uomo della svolta

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REGGIO EMILIA. Quanto avevamo ipotizzato si è puntualmente verificato: Pietro Vavassori non è riuscito a cedere la Pro Patria e ha deciso di proseguire la gestione del club. «Vado avanti io» ha dichiarato dopo aver preso atto del fallimento della trattativa con due cordate capeggiate dall’avvocato Rimoldi e dal modenese Stefano Romani. Il nodo della discussione è la mancanza di garanzie per rientrare della fideiussione presentata (600mila euro) più il pagamento di due mensilità (200mila euro). Ovviamente Vavassori dice che nessuno ha presentato queste garanzie e gli altri interlocutori rimarcano il contrario. Morale della favola nessuno è disposto a sedersi al tavolo della trattativa con Vavassori ma chiedono un confronto pubblico.

Il tempo, però, è scaduto, se non altro per presentare in Lega Pro l’organico per ottenere la Licenza nazionale. Vavassori sta lavorando in questa direzione e ovviamente ha accantonato ogni discorso legato al suo approdo alla Reggiana. Restano in granata, però, non solo i giocatori che hanno firmato il contratto ma ovviamente anche lo staff tecnico di Colombo così come i vari Ferrara, Federici, Armonia e Zullo. Non potrebbe essere diversamente.

Il progetto che aveva predisposto Alessandro Barilli, se non rischia di saltare, certamente avrà un rallentamento nei tempi. Di quanto nessuno è in grado di dirlo ma c’è un altro particolare da non sottovalutare: Vavassori può impegnarsi finanziariamente nel governare la Pro Patria e nello stesso tempo investire risorse nella Reggiana? E’ vero che è un imprenditore con le spalle larghe, così come si può intuire che la Pro Patria sposerà una linea giovane (a oggi sono solo quattro i giocatori sotto contratto) ma non si può pensare che Vavassori metta nel calcio tre o quattro milioni di euro. Un’operazione Vavassori-Reggiana che per il momento si è incagliata ma non è tramontata. Serve, però, una svolta e allo stesso tempo un anello di congiunzione tra la Reggiana e Vavassori. In questa logica c’è una sola mossa possibile: l’elezione di Stefano Compagni presidente della Reggiana. Le motivazioni per arrivare a questa scelta sono diverse:

1) Tra Compagni e Vavassori è sbocciata una simpatia e una naturale affinità. I due imprenditori si capiscono al volo e sono entusiasti l’uno dell’altro.

2) E’ l’unico che può ipotizzare di garantire di ricucire lo strappo con i tifosi granata. E’ una figura di garanzia.

3) Le conflittualità con Barilli sono state appianate ma sono anche la garanzia per una reale svolta dirigenziale.

4) E’ l’unico imprenditore che può portare nuove risorse non solo in virtù di un impegno della sua azienda (Mectiles) e degli amici del Banco Emiliano ma anche il volano per un nuovo ingresso.

5) Compagni potrebbe fungere da cassaforte per le azioni (52%) che Vavassori doveva rilevare da Barilli.

6) E’ l’unico che può portare avanti una proposta per alleggerire la gestione Barilli: affidare al Banco Emiliano una quota di azioni da mettere a disposizione di chi vorrà far parte della famiglia granata.