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Luca Morellini, col Sassuolo dalla C2 alla A

di Wainer Magnani
Luca Morellini, col Sassuolo dalla C2 alla A

Il preparatore atletico guastallese: «Ero e resto un tifoso granata, spero in un derby con la Reggiana nella massima serie»

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GUASTALLA. Dai dilettanti alla serie A. E’ la straordinaria ascesa di Luca Morellini, gestore dell’hotel Old River a Guastalla ma soprattutto preparatore atletico del Sassuolo.

Morellini dove è nata questa sua passione?

«Ho iniziato sedici anni fa a Brescello nella formazione Berretti allenata da Massimo Varini».

Quando è diventata una professione?

«Ho fatto esperienza con Azzali a San Marino, poi a Grosseto con Melotti ma la svolta è stata il passaggio al Sassuolo».

Con il Sassuolo è passato dalla serie C2 alla serie A?

«Sono undici anni che sono a Sassuolo».

Si può dire che è un uomo di società?

«Devo ringraziare Nereo Bonato, è stato lui a volermi al Sassuolo».

Cambiano gli allenatori ma lei resta sempre al suo posto?

«Per il momento è così, perché in società c’è una precisa filosofia di lavoro. Concetti radicati in Mapei per cui si lavora in gruppo a prescindere dall’allenatore».

Una carriera in crescendo: dai dilettanti della Mirandolese alla serie A col Sassuolo.

«Mi ritengo un uomo fortunato perché ero nel posto giusto nel momento giusto. A volte la professionalità non basta, serve anche un briciolo di buona sorte».

La Mapei è un gruppo che ha una cultura specifica.

«Dopo l’esperienza iniziale, da loro ho imparato molto».

Chi sono stati i suoi punti di riferimento?

«Il compianto Aldo Sassi è stato un professionista di primordine, ora guardo con ammirazione ad Ermanno Rampinini».

Il mondo dei preparatori atletici è spesso in ombra.

«Giustamente sotto i riflettori ci sono i giocatori e l’allenatore».

In questi anni, però, il ruolo è stato rivalutato.

«Ci sono nazioni dove il preparatore atletico ha un ruolo marginale, mentre in Italia ha un peso rilevante tanto che noi lavoriamo in equipe. Siamo in quattro ed è così in tutte le società di serie A».

Come vengono divisi i compiti?

«C’è chi si occupa del recupero degli infortunati, chi della gestione dati, del lavoro di forza e chi opera sul campo».

Lei è reggiolese di nascita?

«Sì ma da quando mia moglie ha preso in gestione l’hotel Old River, da dieci anni mi sono trasferito a Guastalla».

Ha contagiato i guastallesi con il Sassuolo?

«Mio fratello Denis gestisce il ristorante e lui è diventato un tifoso del Sassuolo. Ci sono tanti guastallesi che seguono il Sassuolo perché amano il calcio e vedere la serie A è sempre uno spettacolo».

L’approdo a Reggio è stato fondamentale?

«Il Mapei Stadium sta diventando un autentico gioiellino».

Girando per via Gonzaga a Guastalla si notano anche dei ragazzini con la maglia del Sassuolo.

«L’ho notato anch’io e me lo dicono anche le mie figlie che loro compagni di classe seguono il Sassuolo».

Zaza in nazionale ha fatto il resto?

«I giovani impazziscono per Zaza».

Allora è vero: il Sassuolo “ruba” i tifosi alla Reggiana.

«Non so se è proprio così. Chi è tifoso granata segue il Sassuolo perché ama il calcio di serie A, anche agevolati dagli sconti sul doppio abbonamento. Nei ragazzini, invece, ci può essere la tendenza a diventare tifosi neroverdi».

E’ sempre stato un tifoso della Reggiana, come la mettiamo?

«Sono e resto un tifoso granata. Il primo risultato che chiedo, oltre ovviamente alla serie A, è quello della Reggiana».

Ha seguito la polemica tra il tifosi e il Gruppo Mapei.

«Il mio sogno è di poter assistere a un derby in serie A tra Reggiana e Sassuolo».

Ne ha vissuti?

«Sì ma sempre in serie C anche quando ero a Brescello».

E allora?

«Mi auguro che la Reggiana riesca a fare un salto doppio passando dalla Lega Pro alla serie A. E’ la giusta collocazione».

Il Sassuolo si salva?

«La filosofia del patron Squinzi è di migliorare anno dopo anno. Vuole fare sempre un passetto in avanti per cui l’obiettivo del Sassuolo è una salvezza anticipata».

Certo che la serie A è un’altra cosa.

«E’ vero. Tutto è affascinante e spettacolare, soprattutto al Mapei Stadium».

Dove segue la partita?

«Nella panchina aggiuntiva a bordo campo».

Una sofferenza?

«C’è grande coinvolgimento».