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Dalle parate di Sasà ai canestri di Jacopo, la dinasty dei Soviero continua a Reggio

Adriano Arati
Dalle parate di Sasà ai canestri di Jacopo, la dinasty dei Soviero continua a Reggio

La Pallacanestro Reggiana ha organizzato un party virtuale per riunire l’ex portiere e suo figlio, giovane play biancorosso

24 marzo 2020
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REGGIO  EMILIA. Dai tiri da respingere a quelli da piazzare da fuori, è decisamente una storia di sport e di palloni quella della famiglia Soviero. Da un lato, il 19enne Jacopo, playmaker della Grissin Bon da pochi mesi tesserato come professionista e stella dell’Under 18 finalista alla Next Gen Cup.
Dall’altra, papà Sasà, per tanti anni portiere di calcio professionista e oggi impegnato come allenatore.
Giovedì, per la festa di san Giuseppe, Pallacanestro Reggiana ha celebrato la storia sportiva dei Soviero pubblicando le immagini dei due atleti, quello di ieri e quello di oggi, con il commento «Dal difendere le porte di Serie A... al difendere sui portatori di palla di Serie A!». Un omaggio simpatico per una celebrazione avvenuta a distanza, visto che Jacopo si trova a Reggio, il papà in Campania e in questi tempi viaggiare non è certo consigliato.
Jacopo, un baskettaro figlio di un portiere di alto livello. Figlio degenere?
«Mio papà è molto contento del mio percorso, mi ha sempre sostenuto ma devo dire che non ha mai insistito più di tanto sullo sport, quanto ero piccolo. Ma la passione l’ho sempre avuta».
Sempre per il basket?
«Io amo molto anche il calcio, lo seguo con grande attenzione, ma il mio sport è da sempre la pallacanestro, mi sono avvicinato grazie a degli amici e non ho mai smesso».
Ma suo padre, che oggi allena, non ha rimpianti?
«Ogni tanto qualche battuta me l’ha lanciata, sul fatto che anche io avrei potuto fare il portiere come lui, ma sono battute, è molto contento per la strada che ho scelto. Quandoho firmato il mio primo contratto, ci siamo sentiti, mi ha dato qualche dritta, era molto contento».
Adesso siete inevitabilmente distanti, per via dell’emergenza. Quanto conta la famiglia per chi come lei è andato via di casa giovanissimo?
«I legami famigliari per me sono stati fondamentali, erano l’unica certezza anche quando ero alle prese con tante novità, con tanti cambiamenti. E così è anche oggi».
Riesce ad allenarsi in questo periodo?
«Abbiamo una serie di esercizi da fare, a corpo libero e con gli elastici, che ci ha dato il preparatore atletico e che portiamo avanti per mantenere un minimo di condizione, ma allenarsi davvero è un’altra cosa».
Quanto manca il pallone?
«Tantissimo, poter giocare, usare la palla è ovviamente un discorso diverso, ma intanto cerchiamo di lavorare al meglio e di comportarci a dovere, per evitare rischi».
Da sportivo, come si immagina i prossimi mesi?
«È difficile dirlo, non sappiamo bene quando finirà tutto e come ci si potrà organizzare, ovviamente spero di poter tornare a giocare prima possibile, ma adesso le priorità sono altre».
Ora è in prima squadra. Era questo l’obiettivo?
«Sono molto contento per tutto il percorso che ho fatto e per il gruppo con cui ho potuto lavorare. Speriamo di poter tornare a lavorare presto con la squadra>.