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Giacomo Agostini un mito nato alla Fola: «Ho Reggio Emilia nel cuore»

Giacomo Agostini un mito nato alla Fola: «Ho Reggio Emilia nel cuore»

Ha vinto più di tutti: 15 campionati mondiali e 18 titoli italiani. Nel 1963 vinse anche la Fola-Cavazzone

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REGGIO EMILIA. Con i suoi 15 campionati del mondo vinti, Giacomo Agostini è il pilota più titolato della storia del Motomondiale. Moto Morini, MV Augusta e Yamaha le moto in sella alle quali tra gli anni 60 e gli anni 70, Agostini ha conquistato 8 titoli mondiali nella classe 500 e 7 titoli nella classe 350. Tra i grandi della storia del motociclismo, è l'unico ad aver vinto un numero di titoli (15) superiore al numero delle stagioni disputate (13). Il suo palmarès si fregia anche di 18 titoli nazionali (16 nel campionato Italiano Velocità, uno nel campionato Italiano Velocità in Salita e uno juniores) e di un totale di 311 vittorie in gare ufficiali.

Risale al 1961 il suo esordio nelle gare motoristiche, in particolare gli esordi lo vedono in sella a una fiammante Settebello sotto le insegne del Moto Club Costa Volpino, corre la sua prima gara, la Trento-Bondone e arriva secondo.

Nel 2021 il Moto Club Reggiano festeggerà il centenario della sua nascita e tra le gare più spettacolari scritte nelle pagine della sua gloriosa storia, troviamo la Fola-Cavazzone del 1963. Per molti anni una delle corse più seguite, in quella edizione in particolare, la gara portò sulle verdeggianti colline albinetane oltre a migliaia di spettatori anche i migliori piloti italiani dell’epoca e le giovani promesse.

A vincere quella gara, valida come prova di Campionato italiano, fu un emergente 21enne di Lovere, cittadina incastonata tra le sponde del Lago d’Iseo e le montagne della Val Camonica. Giacomo Agostini, in quella stagione esordì nel Campionato mondiale diventando negli anni a seguire il pilota più vincente della storia del motociclismo, con quindici titoli iridati in bacheca e ben 123 Gran Premi vinti.
Agostini vinse quella gara nella classe 175 cc. Sport con una Moto Morini percorrendo i 5,3 chilometri del tracciato in un tempo record di 6’56”, alla straordinaria media di oltre 92 chilometri l’ora; nella top ten anche il reggiano Lauro Bertacchini; tra i vincitori nelle altre categorie i reggiani Giuliano Franchi (nella 50 cc.) e Carlo Giovanardi (nella 125 cc.), oltre a un altro grande campione, Walter Villa, nella 100 cc.
A 78 anni, ancora oggi “Ago” è tra i più apprezzati commentatori sportivi e – assicura – si ricorda benissimo di quell’impresa in terra reggiana.

Agostini, lei vinse una delle prime gare della sua carriera a Reggio Emilia, la Fola-Cavazzone. Cosa ricorda di quella giornata?
«Iniziai giovanissimo proprio con le gare in salita, comprando una Morini “Settebello” a rate, che pagai vincendo le scommesse fatte con gli amici sulle insidiose strade costiere del Lago d’Iseo. La fortuna arrivò dopo la vittoria nella cronoscalata Bologna-San Luca, quando il commendator Morini, dopo avermi visto in gara, la stessa sera mi fece entrare nella squadra corse con una moto ufficiale».

Fu con quella moto che vinse a Reggio?
«Sì. La Fola-Cavazzone me la ricordo benissimo, soprattutto per le migliaia di persone assiepate sui tanti tornanti che dal centro del paese portavano in quota, ma anche per la difficoltà tecnica del tracciato disegnato dagli organizzatori. Ricordo che prima della partenza si parlava tra noi piloti di quel tracciato. Ricordo che tutti i piloti locali sottolineavano come nessuno fosse mai riuscito fino a quel momento a scendere sotto il muro dei 7’. Io ci riuscii, e fu un’impresa».

Quali ricordi ha di Reggio Emilia e dei piloti reggiani?
«A Reggio Emilia ho avuto tanti amici piloti: Lauro Bertacchini, Carlo Giovanardi, Giorgio Lasagni e Giovanni Lombardi, che spesso mi chiamavano per passare serate che definirei magiche per quegli Anni Sessanta, che rimarranno nella storia italiana, con feste e cene indimenticabili».

Nessuna rivalità tra voi piloti?
«La rivalità era in gara, ma poi non è come oggi, dove molti si guardano con aria di sfida, a quei tempi si era tutti amici e questa amicizia è ancora oggi indimenticata. Oggi in effetti non è più così ma girano anche molti più soldi...».

Che altri ricordi ha di Reggio Emilia?
«A Reggio Emilia sono poi tornato tante volte, in quanto la ritengo una città speciale, a misura d’uomo con tante persone speciali, e non erano rare le occasioni in cui ci si ritrovava con piacere a cena. Perché un ricordo ancora nitidissimo che ho della vostra città è legato proprio ai piatti tipici della tradizione reggiana».

Oggi il motociclismo a Reggio ha come punto di riferimento Nicolò Bulega, oltre a tanti ragazzi che partecipano al Civ , il Campionato italiano di velocità. Quali consigli può dare a questa generazione di aspiranti campioni delle due ruote?
«L’importante è la grande passione e la serietà che si mette nel praticare qualsiasi sport, poi è madre natura a fare il resto. Il giusto mix lo si trova nel tempo, ma ci vuole anche tanta fortuna, vista la concorrenza, per riuscire a emergere a livello mondiale. Non è certamente facile in quanto sono troppe le variabili».

E di Bulega che idea s’è fatto?
«Bulega è un ottimo pilota e nonostante la giovane età un buon professionista, ora speriamo che presto possa trovare anche grandi risultati».

Quale è la raccomandazione che fa un pluricampione mondiale come lei ai ragazzi che quotidianamente usano la moto in strada?
«Guidare la moto ti dà adrenalina pura e andare contro il vento è un’emozione unica che però può portare anche a commettere errori. Chi ama l’ebbrezza della velocità ha oggi la fortuna e la possibilità di misurarsi su circuiti sicuri senza il traffico della strada normale. La strada è micidiale, il tanto traffico e le tante disattenzioni anche da parte degli automobilisti, che vedo troppo spesso al cellulare, portano a tragici incidenti» . —
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