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Canuti dal basket alla Spartan Race «Sfido me stesso»

R.B.
Canuti dal basket alla Spartan Race «Sfido me stesso»

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo il reggiano si è dedicato agli sport estremi 

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il personaggio

Federico Canuti a Reggio è noto a tutti per la sua carriera cestistica che lo ha visto protagonista con diverse maglie di formazioni della nostra città ma di recente si sta facendo strada in una nuova pratica sportiva: la Spartan Race, sport creato da Joe De Sena tra le montagne del Vermont e prende spunto dagli allenamenti delle forze militari americane. A Misano si sono svolte le National Serie e Canuti si è classificato 48° su 80 atleti della sua categoria.

Come si svolge una Spartan Race?

«Ci sono tre fasi, una di corsa su una distanza variabile tra i 5 e i 20 km circa, poi si fa un percorso trasportando dei pesi e per finire c’è una fase aerea dove ci si appende a oggetti come anelli o sbarre e si finisce in una arena che era stata costruita appositamente con gli ultimi ostacoli, il traguardo e il grande braciere in stile olimpico».

Soddisfatto?

«Sì. Non ho fatto tante gare ma punto ad arrivare nei migliori 20».

Com’è nata l’idea di praticare questa disciplina?

«Quando ho smesso col basket, nel 2018, non me la sentivo di stare fermo e così ho iniziato a praticare cross-fit. Da lì ho conosciuto diverse persone che praticavano le Spartan Races e così ho deciso di provare. Mi son fatto allenare da Martina Romito che è anche lei una spartan racer ed è tra le più forti in Italia. Suo padre era cestista quindi sapeva come prendermi e lavorare su di me per prepararmi».

Cosa le piace di questo sport?

«Dà un sacco di adrenalina, è un misto di varie abilità e poi si svolge all’aria aperta, a contatto con la natura. Dopo tanti anni a giocare chiuso nei palazzetti, è un piacevole cambiamento poi ora che è tornato il pubblico è ancora più bello. Per un agonista come me, la fatica è pari alle emozioni che queste gare offrono. In più nel dopo gara c’è una specie di terzo tempo rugbystico con una festa all’interno dell’arena a cui partecipano atleti, amici e famiglie. È un bell’ambiente».

Come ci si prepara ad una simile impresa?

«L’allenamento è complesso, per me la cosa più difficile è stata la corsa, ma oltre alla resistenza bisogna lavorare sul proprio corpo per acquisire le qualità per affrontare la parte aerea del percorso. Si tratta di una preparazione piuttosto lunga, è una sfida con te stesso prima di tutto».

R.B.

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