“All Inclusive Sport” si espande: dopo Reggio Emilia conquista Parma
L’assessore Rabitti: «Copiare è gratuito e siamo contentissimi di essere presi a esempio»
Reggio Emilia Si allarga a Parma l’esperienza d’inclusione avviata a Reggio con il progetto All Inclusive Sport.
Nella giornata di ieri, è stata presentata l’edizione 2022 della campagna Parma Facciamo Squadra. Il modello sarà proprio quello di All Inclusive Sport, che a Parma diventerà All Inclusive ampliando il raggio a esperienze: sportive, musicali e culturali.
Un bell’esempio di scambi fra territori vicini, fra città di dimensioni simili, in cui l’esigenza di fornire sostegno e risposte alle famiglie di giovani disabili è sempre più sentita.
A Reggio Emilia, il cammino è iniziato dalla collaborazione fra il centro di servizio per il volontariato Csv Emilia, associazioni sportive e non e i vari Comuni.
Nel capoluogo, in particolare, il sostegno principale è arrivato da Reggio Città Senza Barriere, che garantisce supporto al progetto, come ribadisce l’assessore Annalisa Rabitti nel giorno in cui la buona prassi si amplia. «Diciamo sempre che copiare è gratuito, siamo contentissimi quando i progetti di Reggio vengono presi a esempio, perché miglioriamo la vita di persone anche in altri luoghi», sorride l’assessore.
L’inclusione sportiva, aggiunge Rabitti, è preziosa «non solo per l’aspetto fisico, ma è fondamentale anche sul piano relazionale. Per i ragazzi con disabilità una delle grandi difficoltà è la mancanza di amici e di socialità. L’ambito sportivo da questo punto di vista è un mondo perfetto».
Rabitti descrive meglio il funzionamento del progetto. «Dopo le prime fasi, alcuni bimbi hanno potuto restare in squadra senza l’affiancamento del tutor. Le società sportive sono un bellissimo ambiente con risorse ridotte, a livello giovanile si vive di volontariato, accogliere altre persone non è facile e qui interviene All Inclusive Sport, che garantisce tutor. Le realtà sportive sono fondamentali, il tutor fa da facilitatore, quando riusciamo a farlo andare via abbiamo vinto».
Ed è, aggiunge parlando da sportiva, «è un bel modo per educare alla fragilità, l’agonismo nello sport serve ma dobbiamo anche ricordarci del livello di base, quello dello stare insieme». Proprio a questo punta Reggio Città Barriere. «L’idea è di guardare fuori, a Reggio i servizi di base c’erano anche prima, noi vogliamo guardare a tutti gli aspetti della vita, non solo i sostegni basilari, ma a tutte quelle cose per cui noi viviamo».