Lanini è tornato più forte e maturo: «Ho fatto i conti con me stesso»
L'attaccante rompe il silenzio dopo la bella prestazione di Sassari
Reggio Emilia Eric Lanini è tornato. A recitare il ruolo di protagonista. Non come realizzatore, ma nel per lui un poco inedito ruolo di assist-man. Due reti, a Sassari, propiziate da sue iniziative sulla destra, non proprio la parte di campo più battuta e congeniale.
«Per caratteristiche – spiega l’attaccante torinese – se agisco su quella porzione di terreno sono portato ad aprirmi, creare spazio, mentre dall’altra parte vado più per l’uno contro uno per liberare la conclusione».
Chissà, forse quel doppio spunto di domenica potrà servire anche per sbloccarsi in fase realizzativa. Lanini non si nasconde. Ammette e riconosce che il gol gli manca. Ma, allo stesso tempo, Eric è consapevole che occorre la ormai famosa scintilla.
Non deve diventare un’ossessione, non deve fargli perdere serenità, ma gli manca, eccome.
«So che nel calcio ci sono periodi così, in cui ti riesce poco o niente, che prima di tutto viene la squadra ed il risultato, ma per le mie ambizioni, per come sono fatto la voglia è quella di essere davanti in tutte le classifiche, collettive e singole».
Autocritica
Quello che si mostra oggi è un Lanini che si guarda dentro e fa autocritica.
«Ho vissuto – dice – un momento difficile a livello personale dopo una partenza secondo le aspettative, buon ritiro, avvio con 4 reti nelle prime 3 partite, poi per colpa mia non sono riuscito a dare quel che , io per primo, mi aspettavo, lo star fuori contro il Cesena, una partita che per quel che c’’era stato in estate, il loro avermi cercato, per tanti motivi era da considerarsi tra le più importanti, se non la più importante, le due panchine consecutive dopo la sostituzione con l’ Ancona, il partire in panchina o non entrare in altre gare d’alta classifica, come Carrara, Gubbio, Chiavari mi hanno fatto entrare in un tunnel negativo, in una situazione in cui mai prima mi ero trovato».
Come uscirne?
«Facendo un esame di coscienza, dicendomi che l’annata non poteva andare avanti così, che dovevo fare di più e meglio, che ero voluto tornare a Reggio per essere il trascinatore, un giocatore determinante, se non imprescindibile, e tale dovevo essere, diciamo che quel periodo è stato un bagno di crescita».
Il rapporto con Diana
Diana in questo l’ha aiutata?
«Se ho scelto fortemente di tornare qua era perché volevo essere di nuovo allenato da Diana, il rapporto con lui è sempre stato ottimo, mi spiaceva ma se mi lasciava fuori era per colpa mia, di nessun altro».
Reggiana pronta a giocare con il tridente offensivo?
«Sono scelte che spettano all’allenatore, a come vuole impostare le gare, per come la penso io in questa categoria i giocatori forti debbono andare in campo, con i giusti equilibri, ovviamente, abbiamo una rosa per interpretare diversi moduli, cambiando anche in coro d’opera, però , parlando anche con i miei compagni di reparto, per noi essere in 3 là davanti sarebbe meglio, non rischi di trovarti un poco isolato nelle ripartenze, di essere obbligato a giocare l’uno contro uno ma con possibilità di dialogo».
I numeri del resto, raccontano che quasi tutto il prodotto offensivo è a carico di voi attaccanti…
«Sì, siamo soltanto alla quattordicesima giornata ma abbiamo davanti numeri importanti, anche se si può sempre migliorare».
Che effetto fa essere là davanti a tutti?
«Bisogna avere equilibrio – conclude l’attaccante – questo è un campionato diverso, basta una vittoria per essere davanti, un paio di pareggi per scivolare addirittura in quinta o sesta posizione, non bisogna esaltarsi se sei primo e né abbatterti se ti trovi a dover inseguire».