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Esonerato Menetti: la Unahotels al granitico Sakota

Adriano Arati
Esonerato Menetti: la Unahotels al granitico Sakota

Drastico cambio di rotta: il coach di Belgrado dovrà svoltare la stagione

06 dicembre 2022
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Reggio Emilia Da un mondo all’altro.

Ieri mattina la Pallacanestro Reggiana ha ufficializzato la decisione diventata già palese e inevitabile domenica sera, dopo la sconfitta interna con Trieste, e ha deciso di sostituire Max Menetti con Dragan Sakota, 70enne tecnico serbo con una lunghissima esperienza europea alle spalle, in Italia alla Fortitudo Bologna nel 2008.

La sorpresa non è rappresentata dal cambio, apparso ormai ineludibile con una squadra incapace di dare reazioni, quanto dalla scelta del nuovo tecnico. Sakota è un purissimo esponente della vecchia scuola jugoslava, un allenatore rigido, dal carattere duro, che crede nel lavoro a oltranza in palestra e non si spaventa certo all’idea di provvedimenti oggi poco frequenti, come allenamenti filati di parecchie ore o sessioni “punitive” mattutine. Repertorio già visto da tanti altri coach slavi della sua generazione.

Il tecnico di Belgrado è stato ingaggiato dopo un ultimo tentativo con quello che da tempo è il grande sogno della proprietà, Gianmarco Pozzecco, ma l’attuale commissario tecnico della Nazionale ha declinato la proposta. Altre prime scelte italiane sul tavolo non ve ne erano, e così si è andati verso un veterano capace di adattarsi a contesti e nazioni differenti in tempi rapidi, da buon professionista slavo.

Rispetto a Menetti, che ha sempre fatto della sua capacità di creare coesione ed energie condivise la sua forza, è un salto quantico, un cambio di prospettiva radicale e totale. Un segnale chiaro anche verso i giocatori, che rimangono comunque responsabili primari del rendimento in campo.

Con Sakota lo scenario cambierà completamente, nei rapporti e nell’approccio prima ancora che sul piano tecnico, nel bene e nel male, una mutazione di indirizzo chiarissima e voluta dalla proprietà e dalla dirigenza per cercare di dare la scossa a un gruppo a cui non mancano le doti tecniche e atletiche ma che sinora si è dimostrato incapace di rendere al meglio, e di dare intensità, se non in sporadiche occasioni “a cuor leggero”.

Non ci si dovrà necessariamente aspettare un gioco in perenne controllo, Sakota nel tempo ha dimostrato di saper costruire un’identità anche in base alle caratteristiche degli atleti disponibili. E qui si arriva ad un altro punto cruciale.

La rivoluzione avviata a novembre non è probabilmente finita, e con una nuova guida tecnica è probabile che si arrivi anche ad un’accelerazione sul mercato dei giocatori.

Va ricordato che la Unahotels in queste ultime gare ha schierato cinque stranieri sui disponibili, in attesa di individuare un sostituto per Robertson tagliato a novembre. L’idea originaria era trovare un play con cui garantire un’alternativa a Cinciarini, Sakota potrebbe però propendere per un riassetto più massiccio, una revisione della struttura di squadra che lascia aperta ogni strada, in entrata e in uscita.

Il futuro è tutto da definire, il presente vede la fine, amara, della terza esperienza di Max Menetti alla guida della squadra in cui è cresciuto, nella sua città, e a cui rimane legatissimo. Era stato visto come il timoniere ideale per un nuovo ambizioso scorso, ha pagato diversi equivoci tecnici – Robertson in primis, chiamato a rivestire un ruolo non suo, di creatore dal palleggio – così come il tormentone Ponitka e i rientri accelerati di Olisevicius e Stratuins. Ma, più di tutto e prima di tutto, non è riuscito a dare spirito al gruppo, ovvero l’aspetto che sempre è il suo punto di forza. Il ritorno a casa, di certo, lo aveva immaginato diverso.