«Anche se non è facile restar sereni la Unahotels non deve abbattersi»
Il capitano Andrea Cinciarini non molla nonostante le sconfitte e i problemi fisici. A Verona il play biancorosso ha giocato stringendo i denti per un disturbo alla schiena
Reggio Emilia «Ci sono ancora 10 partite e non dobbiamo abbatterci, però dobbiamo essere più costanti, nei finali sui possessi abbiamo sempre sofferto».
Lascia aperta la porta alla speranza il capitano della Unahotels Andrea Cinciarini dopo la sconfitta di Verona che ha portato i biancorossi a 4 punti dai penultimi. Una gara in cui il play ha faticato parecchio, condizionato anche da guai fisici.
«Ora la schiena va meglio, la scorsa settimana non è stata facile per questi problemi, ho stretto i denti ma con Verona non ero al 100%, volevo esserci, il dolore c’era e ho giocato con una puntura, adesso va un po’ meglio», racconta.
Quanto inciderà aver perso a Verona?
«Oggettivamente non ho fatto una bella partita, ne sono consapevole, e abbiamo perso un’occasione importante, ma mancano ancora 10 gare».
Si può fare?
«Non è il momento di abbattersi, ogni partita è buona per smuovere finalmente la classifica e lo sappiamo benissimo».
Gli scontri diretti da giocare aiuteranno?
«Non basterà però vincere gli scontri diretti in casa, bisognerà fare colpi esterni, come fatto a Trento, o trovare punti insperati come quelli ottenuti con Milano».
Milano, l’ultima vittoria. Dopo che è successo?
«Il comune denominatore da lì in poi è il non riuscire ad essere continui. È successo con Brindisi, con Pesaro, con Bologna, con Verona».
Problemi a cui si può rimediare?
«Continuo a pensare che ce la possiamo fare, non ha senso piangersi addosso, dobbiamo andare in campo col coltello fra i denti»
Ha parlato di comune denominatore. Cosa vi manca?
«Non è facile essere sereni, ci giochiamo tutte le gare poi, non ho la parola giusta, non riusciamo a prenderle».
Anche per errori vostri?
«Con Verona avremmo potuto chiuderla prima, certo, tante gare in generale si decidono nei possessi finali e noi non siamo costanti. Nelle tre vittorie con coach Sakota siamo stati costanti, con qualche sbalzo ma con circa 35’ buoni e 5’ negativi, nelle sconfitte facciamo 20’ buoni, sono pochi».
Un tema che si trascina da inizio stagione, nonostante i tanti. Ha trovato una spiegazione?
«È difficile, con tante porte girevoli ma la continuità non è mai arrivata, ed è fondamentale per avere risultati. Faccio qualche esempio, Trieste ha svoltato vincendo 5 gare su 7, Brindisi con 5 vittorie su 5, le squadre si fanno forza con un filotto di vittorie».
Potreste farlo anche voi?
«La fiducia e la positività ci sono, se facciamo i calcoli si parte già sconfitti, si deve pensare solo a una gara alla volta, per raggiungere chi ci sta sopra».
Cambierebbe qualcosa appaiare le rivali?
«Ci toglierebbe un peso, quando abbiamo vinto le altre hanno sempre vinto e non abbiamo mai raggiunto nessuno, arrivare a contatto farebbe la differenza, vedremmo concretamente le possibilità che crescono».
Si torna dunque alla continuità?
«E a noi giocatori. Ci sono stati tanti cambi, ma in campo alla fine ci andiamo noi giocatori, noi dobbiamo essere più incisivi, più determinati, come lo siamo stati solo in alcuni spezzoni. Facciamo troppo poco rispetto a quello che è il nostro valore».
Il motivo rimane oscuro?
«La costanza manca ed è un fatto, può nascere dagli allenamenti, da quello che ognuno di noi ha dentro, dall’assenza di serenità, dal fatto che la situazione non si sblocca mai. In campo si nota».
Che intende?
«Io le rivedo tutte le partite, prendiamo anche diversi tiri liberi, non è che non costruiamo nulla, non siamo fluidi in attacco per 40’ ma di tiri aperti ne creiamo».
Però?
«Però li sbagliamo, manca serenità. Poi ognuno è diverso e vive le cose diversamente, stiamo provando a parlarne in allenamento, a caricarci a vicenda, a unirci. L’importante è che ognuno di noi sia consapevole che serve, da ciascuno, un altro mattoncino, per essere duri e costanti 40’ e vincere le partite».
Ora arriva Napoli, una gara da vincere.
«Cercheremo ovviamente di arrivarci nelle migliori condizioni possibili, la differenza la può fare la consapevolezza di sapere quello che ci si gioca, è un’occasione, lo sappiamo benissimo».
Sia lei che Senglin, i due registi, vi arriverete non al massimo. Un guaio?
«È un’occasione da sfruttare, tutto il resto, gli infortuni, non essere in condizioni non perfette, passa in secondo piano a quel punto. Lo penso io e credo lo pensi anche Jeremy, dovremo essere bravi a capire il piano partita e a eseguirlo».
Che gara vi attenderà?
«Napoli è una squadra costruita su un gruppo di americani di talento, che possono segnare in tanti modi, e hanno un centro come Williams bravo nei giochi a due, negli scarichi, molto agile. È una squadra da non sottovalutare».
Come si battono?
«Dovremo prepararci al massimo, pronti a tutti da ogni punto di vista, e dovremo anche fare affidamento sul fattore campo, sul pubblico».
I tifosi sinora non vi hanno abbandonato, nonostante le sofferenze. Servirà un’altra prova di affetto?
«Il nostro pubblico che ci fa vedere di esserci vicino, al di là dei fischi e delle lamentele quando si è perso perde e quando si è giocato male, quello è normale. È stato molto bello vedere 450 persone seguirci in trasferta a Verona, vogliamo ricambiare sul campo questa passione e questo amore, nelle ultime partite interne c’è stato un clima molto caldo e con Napoli avremo bisogno d tutti. I tifosi si aspettano gente che sputa sangue per salvare la stagione, il loro supporto ci servirà domenica per creare un clima caldo, un’alchimia fra noi, l’ambiente e tutto il pubblico».
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