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«Regia, scaccia i fantasmi»

Wainer Magnani
«Regia, scaccia i fantasmi»

L’ex Stefano Scappini trova parole tranquillizzanti per i granata: «Hanno tre gare in casa e sono padroni del proprio destino»

28 marzo 2023
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Reggio Emilia Non importa quanti gol hai segnato, quante partite hai giocato ma ciò che conta per un tifoso è come hai onorato la maglia. Questo è il segreto per rimanere, per sempre, nel cuore dei tifosi della Reggiana.

Stefano Scappini, oggi attaccante della Torres, ha indossato per due stagioni la maglia della Reggiana (43 presenze e 11 gol) si è conquistato la stima e l’affetto dei tifosi granata e rappresenta un grande esempio da seguire per i suoi ex compagni.

«Capisco che ora i pensieri siano tanti - rimarca Scappini - ogni situazione negativa ti riporta ai fantasmi delle scorso anno ma penso sia sempre importante essere padroni del proprio destino».

Le pressioni sono tante soprattutto quando non puoi più sbagliare.

«È normale sia così ma nel gruppo ci sono giocatori esperti che sanno come gestire questi momenti. Occorre proprio affidarsi all'esperienza per affrontare partita dopo partita, senza fare tanti calcoli, con la giusta concentrazione, cercando di sfruttare al massimo gli episodi».

È proprio questo il punto: gli episodi sono spesso contrari.

«In questo momento la classifica non conta più perché è difficile giocare anche contro le squadre che hanno bisogno di punti per la salvezza. La Reggiana, però, ha un calendario che la vede al “Città del Tricolore” tre volte su quattro. Un fatto che i granata devono sfruttare».

In questo momento, però, l'ambiente attorno alla squadra è molto critico, non crede?

«Lo so bene come funziona ma è proprio in questo momento che l'apporto dei tifosi è fondamentale. La Reggiana deve andare alla ricerca di tutti gli aspetti positivi, anche piccoli, per cercare di centrare l’obiettivo finale. So benissimo che i miei ex compagni sentiranno questa pressione ma penso sempre che sia un privilegio avere un seguito come ha la Reggiana. Bisogna aggrapparsi a tutto per avere una percentuale in più di vittoria».

La Reggiana ha smarrito la sua identità di gioco?

«In questo momento non conta giocar bene ma solo il risultato. Ho visto la partita col Rimini ed è stata pazzesca: la Reggiana poteva perdere 3 a 0 o vincere 3 a 2».

Quella reazione d'orgoglio negli ultimi quindici minuti può essere una scossa per questo finale di stagione?

«Capita tante volte di giocare gli ultimi minuti mettendoci tutto: cuore, orgoglio e poi il martedì quando ti ritrovi negli spogliatoi pensi “perché non giochiamo dall’inizio come abbiamo fatto nei minuti finali?”. In realtà quella reazione arriva dopo che hai preso due schiaffi e non hai più niente da perdere. E' diverso quando inizi la partita perché pensi a come vincerla senza andare tutti all'arrembaggio».

Se non altro in quel finale c’è la dimostrazione che la Reggiana è ancora viva.

«Su questo non ho dubbi e sono certo che i miei ex compagni sapranno ripartire anche da quella forza di reazione. Dall’esterno io vedo cose più positive rispetto a chi è nell’ambiente granata».

Da bomber può fornire una spiegazione alla crisi che stanno vivendo gli attaccanti granata?

«Se io fossi un attaccante della Reggiana non mi preoccuperei del fatto che non segno da diverse settimane ma piuttosto darei il massimo per far vincere la squadra. Questo è ciò che conta in questo momento. Sarei disposto a fare anche il difensore pur di agguantare i tre punti. Adesso in gioco c'è un obiettivo ancora più grande del bottino personale: chi fa gol non è importante».

Torniamo per un attimo a Reggiana-Torres del 18 marzo, agli applausi di tutto lo stadio.

«Si può dire che è un amore che non è mai finito. Sarò sempre grato a Reggio Emilia e alla Reggiana per ciò che mi hanno dato. Un attaccante vive per il gol ma l’emozione che ho provato quel pomeriggio la porterò per sempre con me nel mio cuore. Era la mia prima volta da avversario al “Città del Tricolore”. Io sono un timido e mi vergognavo a fare il giro del campo ma non potevo ignorare tanto affetto, perché sembrava che i tifosi non aspettassero altro. Anche nel riscaldamento ho avvertito tanti applausi».

Sono segnali di stima e di affetto che i tifosi riservano a pochi. È come se non fossi mai andato via. Ne è consapevole?

«Mi fa piacere, si vede che ho lasciato qualcosa a prescindere dai gol e dalle prestazioni. Per assurdo penso di essere stato più apprezzato quando ho giocato poco ma ho sempre avuto un atteggiamento positivo».

Come quando ha fatto tutto il campo per festeggiare il gol sotto la curva Sud.

«È stato un gesto spontaneo».l