Basket serie A

Esoneri, liti, delusioni e sfortuna quando il coach a Reggio non dura...

Adriano Arati
Esoneri, liti, delusioni e sfortuna quando il coach a Reggio non dura...

Dal 2018 sulla panchina della Pallacanestro Reggiana non si è quasi mai trovata continuità

22 maggio 2023
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Reggio Emilia È una ruota che negli ultimi anni tende a girare spesso storta, quella della scelta del nuovo coach di Pallacanestro Reggiana. Soprattutto quando l’idea è di individuare un soggetto con cui avviare magari un percorso pluriennale. Le palline hanno spesso girato male, rimbalzando fra sfortune e figure probabilmente poco adatte a gestire situazioni di pressione, ma è da tempi ormai lontani che un allenatore scelto in primavera dalla società biancorossa riesce a far bene al primo colpo.

Una coincidenza che per i più scaramantici – e la scaramanzia è grande tradizione del basket reggiana dai tempi di Dado Lombardi in poi – potrebbe portare a cercare amuleti ovunque. O, più concretamente, un memorandum di come costruire un cammino lungo e produttivo sia tutto tranne che facile.

Dalla stagione 2017, quella dell’eliminazione 3-0 ai quarti con Avellino, la Pallacanestro Reggiana ha raggiunto i playoff solo nel 2021/22 con un coach, Caja, in sella da inizio anno ma subentrato in corsa nella stagione precedente. Per il resto, tante sofferenze e l’incognita del campionato 2019/20 sospeso per il Covid proprio nel momento in cui i biancorossi e soprattutto Simone Fontecchio pareva avessero trovato ritmo. La memoria rimanda al 2011, quando a Max Menetti viene affidata la Trenkwalder che poi dominerà l’A2. A essere rigorosi, il tecnico reggiano era già capo allenatore dalla primavera, a causa dei gravi problemi di salute che avevano messo fuori causa Frates, ed era stato Menetti stesso a condurre alla salvezza in A2. Ma era ufficialmente il vice e il subentro non era dovuto a motivi tecnici. La sua esperienza, partita con la promozione si concluderà nel 2018, stagione controversa, con il picco assoluto della semifinale di Eurocup unito alla mancata qualificazione ai playoff nonostante un organico con tantissima qualità, guidato da Della Valle e da Reynolds in rampa di lancio. Nel 2018/19 si prova la strada della continuità interna con un coach serio e preparatissimo, Devis Cagnardi, che fatica però a gestire un organico poco bilanciato, con stelle stranieri poco in sincrono – Ricky Ledo ha mostrato lampi di un talento raramente visto in zona, ma difficile da gestire – e italiani incapaci di replicare quanto di buono visto in precedenza. Toccò al navigato Stefano Pillastrini subentrare e ottenere la salvezza con una rosa rivoluzionata.

Nella stagione seguente si fanno le cose in grande. Maurizio Buscaglia è in quel periodo l’allenatore rampante per eccellenza, reduce da una grande cavalcata a Trento. In via Guasco la magia non si ripete, nonostante la qualità non manchi, anzi, e al momento della cancellazione del campionato per il Covid la Grissin Bon era 12ª, con 9 vittorie e 12 sconfitte. Non un rendimento stellare, segnato dalla pantomima Mekel, talentuoso play israeliano sempre rotto a Reggio e miracolato in Nazionale a pochi giorni di distanza. Resteranno le cartoline dell’ultimo mostruoso mese di Fontecchio, inizio della scalata che l’ha fatto atterrare in Nba dopo Euroleghe da protagonista.

L’estate 2020 è quella del mondo nuovo. Landi passa la mano, rimanendo alla pari con i nuovi soci che oggi guidano la società, torna al timone Alessandro Dalla Salda e si punta ad azzerare quasi tutto e Buscaglia, ancora sotto contratto, non viene confermato.

Antimo Martino, brillante a Ravenna e poi alla Fortitudo, diventa improvvisamente disponibile quando la Effe lo scarica per Meo Sacchetti (non andrà bene neppure lì) e appare la persona giusta, giovane, determinato, competente. Per i primi tre mesi tutto va benissimo, Reggio è la sorpresa del torneo. Poi, altro giro con debuttante, altro regalo. Complice un calo fisico non aiutato dai contagi multipli di Covid, la macchina non rallenta, si spegne proprio. E la classica rivoluzione di mercato serve a poco. Nel marzo 2021 arriva Attilio Caja, che realizza un mezzo miracolo trovando la salvezza sigillata dalla vittoria esterna a Cantù col canestro e fallo finale di Taylor. “Artiglio” viene confermato e confeziona la miglior stagione biancorossa da un lustro, nonostante il confino obbligato a Bologna per l’indisponibilità. La Unahotels arriva in finale in Fiba Europe Cup e approda nuovamente ai playoff. E tutto nonostante le costanti e crescenti tensioni fra il tecnico e l’ambiente, frizioni che bloccano anche le scelte di mercato e costringono i biancorossi a disputare gli ultimi mesi senza Olisevicius e Candi e senza sostituti all’altezza, ma il solo fantasmatico Larson. Il suo principale merito tecnico è conoscere gli schemi di Caja, di sicuro non segnare con continuità. Con il senno di poi, un rendimento stellare, viste le difficoltà palesi e occulte, ma una strada diversa dal divorzio col coach non poteva esserci.

Si riparte con Max Menetti. Difficile pensare a lui come una novità, ma formalmente è un cammino avviato da zero, con tante ambizioni e prospettive almeno triennali. Partito col botto, una vittoria esterna netta a Treviso, e poi ruzzolato in un burrone, sino al cambio: è Dragan Sakota a portare la Unahotels alla salvezza dell’ultimo turno, con la necessaria cortesia di Brindisi che strapazza Trieste mentre Reggio fa lo stesso con Trento.

E la pallina 2023? Coldebella certo punta a un nome grosso con cui creare stabilità, ma a volte anche la fortuna deve dire sua, pallina che gira all’impazzata e che ultimamente non vuole tanto bene al biancorosso.l