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È Matteo Ferri l’inventore di “Brèv Ràgas”

Nicolò Valli
È Matteo Ferri l’inventore di “Brèv Ràgas”

Da 13 anni è il magazziniere granata «Voglio andare in A con la Reggiana»

23 maggio 2023
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Reggio Emilia «Sono ancora al lavoro al centro sportivo di Cavazzoli, anche perché dobbiamo lasciare libera la struttura e qualche atleta sta venendo a prendere le proprie scarpe. Dopo andrò in vacanza in Sardegna con mia moglie ed il piccolo Edoardo: io e la mia schiena ne abbiamo davvero bisogno...».

Matteo Ferri è l’emblema del senso di appartenenza all’interno del gruppo squadra granata: reggiano di nascita, dal lontano 2010 fa parte della società e non l’ha più abbandonata, vivendo dall’interno tutte le peripezie del club in questi anni. Reduce da un doppio matrimonio con l’amata Martina (nel 2020 in Comune, nel 2021 in chiesa) e con un terzo membro della famiglia che si è aggiunto da poco, “Matte” si gode la promozione pensando già ai benefit della prossima stagione. Da lui proviene la scritta sulle magliette celebrative “Brev Ragas”, diventata un vero e proprio motto.

Ferri, com’è nata l’idea di quello slogan?

«Era da qualche settimana che pensavo a una frase in dialetto, anche per valorizzare la nostra cultura. Non l’avevo detto ancora a nessuno: una sera mia moglie mi ha proposto la stessa cosa, e ho pensato che fosse un segnale».

D’altronde mai come stavolta vi si può dire bravi per il lavoro svolto. È già carico per la serie B?

«Tornare in B è qualcosa di unico, sarà una stagione importante ed intensa ma molto gratificante: giocheremo in impianti e ci confronteremo con squadre veramente di alto livello».

Che cosa ha rappresentato per lei la sfilata per le vie del centro dopo la sfida con l’Imolese?

«Non mi era mai capitato di salire su un pullman scoperto, salutando dall’alto tanti parenti e amici. Quando siamo arrivati vicino al teatro Ariosto ho cominciato a riprendere col telefonino: il video, che ho poi postato sui social, è diventato virale».

Siete sembrati un gruppo unito. È davvero così?

«Mi sono trovato bene con tutti i ragazzi. Quando è nato mio figlio Edoardo dopo la gara d’andata contro l’Imolese sono stato meno presente per qualche giorno, e loro mi hanno fatto sentire tranquillo».

E nei momenti difficili com’era l’umore in spogliatoio?

«Si cercava in qualche modo di tenere l’ambiente tranquillo. Penso per esempio al post Recanatese: al campo sintetico del Santos è venuto patron Romano Amadei, mettendoci grande serenità. A me era inoltre rimasta impressa una frase che avevo visto dal Calendario Filosofico alla data del 2 aprile, e che ho fatto appendere nello spogliatoio.

Che frase era?

«Non confondere il tuo percorso con la tua destinazione solo perché ora è burrascoso. Non significa che tu non sia diretto verso il sole».

È difficile per voi addetti ai lavori gestire due impianti differenti?

«Difficile? C’è da diventare matti...».

In questo, il centro sportivo che sta rinascendo in via Agosti dovrebbe darvi una mano. Sarà realmente un valore aggiunto?

«Sono gli stessi giocatori a crederlo. C’è un potenziale importantissimo, con oltre 12 campi in erba. Quando qualcuno mi chiede , si meravigliano».

Via Agosti che lei peraltro conosce molto bene, non è vero?

«Vesto il granata dal lontano 2010. Sono il più longevo, anche più di Simonelli (Nicola, segretario generale, ndr) e Malpeli (Michele, team manager, ndr). In questi anni mi sono occupato di tutto, dallo store dello stadio fino al materiale per le squadre del settore giovanile».

Sogna di fare il magazziniere in serie A?

«Assolutamente sì. Con la Reggiana». l