Gazzetta di Reggio

Sport

Basket

«Io, dai campetti di Reggio Emilia alle Final four di Eurolega»

Riccardo Bellelli
«Io, dai campetti di Reggio Emilia alle Final four di Eurolega»

Alessandro “Pistu” Razzini racconta i suoi giorni da favola a Kaunas, in Lituania: «Un sogno: ho incontrato i miei idoli di bambino e rivisto vecchi amici»

24 maggio 2023
5 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Alle finali di Final Four di Eurolega, a Kaunas, in Lituania, c’erano un po’ di facce “reggiane” sia sul parquet sia a bordo campo.

Si tratta del gran galà del basket europeo, il sogno di ogni giocatore e allenatore e a viverlo da dentro c’era Alessandro Razzini, volto notissimo del basket reggiano e in particolare del basket dei campetti.

«Ho avuto la fortuna di vivere questo evento grazie all’invito di alcuni amici che giocano a basket in Europa. È stato incredibile, ho conosciuto alcune delle persone più importanti di questo sport e devo dire che sono rimasto colpito da come siano tanto famosi quanto gentili e alla mano nei rapporti iterpersonali».

Da quelle parti ha anche amici ex biancorossi molto in vista...

«Sì, durante la finale ho avuto modo di vedere i fratelli Lavrinovic e Kaukenas. Ovviamente mi han chiesto di Reggio a cui sono sempre legatissimi, hanno sofferto anche loro per le sorti della Pallacanestro Reggiana, e sperano che il prossimo anno le cose vadano meglio, magari con i biancorossi di nuovo ai play off».

Ha visto anche Coldebella?

«Sì, era pochi posti dietro di me. Amici comuni ci hanno presentato e l’ho avvertito che mi vedrà spesso. Non so che progetti abbia per la Unahotels ma ho visto che tanti dirigenti, giocatori ed allenatori andavano a salutarlo. Gode di grande stima ed ha tanti contatti».

Com’era l’ambiente?

«Quando sono arrivato ho visto un fiume di persone in maglia rossa, tifosi greci. Io avevo gli inviti vip quindi ho potuto accedere all’area Lounge dove c’era musica, un mega buffet e tutto il gotha del basket europeo e non solo. Dopo poco mi sono trovato a sorseggiare un succo di frutta con un ex giocatore Nba, per dire. Tutto molto bello, avevano allestito anche un’area con dei canestrini dove volevo fare una sfida con Porzingis ma era sempre invasa da ragazzini e un’area per i concerti. Fuori c’erano campetti dove chiunque poteva andare a far due tiri e regalavano gadget a tutti gli spettatori. Mi sembra che l’Eurolega stia cercando di attirare nuovo pubblico e di darsi un’immagine più giovanile».

Com’era l’atmosfera alle partite?

«Molto bella, carica di energia, un palazzetto da 17.000 persone. Io ero seduto vicinissimo alla panchina quindi come mio solito interagivo con i giocatori e prima della semifinale d’apertura, mentre facevo un video, mi sento chiamare dalla panchina del Monaco: Pistu! che cavolo ci fai qui?!. Mi giro incuriosito, e scopro che era Manu Markoishvili che fa parte dello staff tecnico dei monegaschi. Grandi abbracci poi mi ha presentato al resto della squadra e da allora sono diventato praticamente la loro mascotte e anche l’unico loro tifoso in quel palazzo. Mi spiace che siano usciti subito. Nella seconda semifinale ero dietro la panchina del Barcellona dove ho potuto vedere i loro grandi campioni e ho potuto conoscere finalmente di persona uno dei miei idoli: Juan Carlos Navarro. L’ho chiamato, abbiamo fatto due chiacchiere e gli ho detto che sono cresciuto guardandolo giocare, che lui è il re del basket europeo, lui mi ha corretto dicendo che era il re, ma ho ribadito che per me lo sarà sempre. L'ho anche invitato a far due tiri a Reggio dicendogli che qui sono il re dei campetti».

Ci parli della cena dell’Eurolega.

«La sera ero invitato alla cena organizzata da Bodiroga con gli stati maggiori dell’Eurolega, un’altra esperienza pazzesca. Il responsabile dei video dell’Eurolega ha voluto conoscermi, ha detto che era curioso di sapere chi fossi visto che aveva notato uno simile a Jason Momoa che parlava con i giocatori. Ho conosciuto anche il direttore generale della Spalding con cui forse in futuro ci potrà essere una collaborazione e ho avuto anche l’onore di cenare a fianco del presidente più longevo della storia del basket: Shimon Mizrahi, presidente del Maccabi Tel Aviv dal 1969. La cosa comica è che un cameriere del locale si è ricordato di me di quando c’ero stato con i Lavrinovic e portava da mangiare a me ignorando il presidente del Maccabi e suo nipote Ron. Gli ho passato io dei piatti e con quella scusa ci siamo messi a parlare. Tra l’altro mentre ero con loro è arrivato un signore spagnolo che ha chiesto di fare una foto con me. Non so chi credeva che io fossi».

Poi sono arrivate le finali...

«Sì, anche quel giorno sono arrivato due ore prima e dopo una lunga fila in auto per godermi l’atmosfera. Il palazzetto ribolliva di tifosi greci dell’Olimpiakos. Devo dire che nonostante la sconfitta e il tifo caldissimo, che subito mi pareva perfino esagerato, hanno dato prova di grande sportività. Erano distrutti ma mai una lamentela loro o dei giocatori contro il Real. Il loro è un tifo fatto di anima, di grande cuore per la squadra, molto bello, noi dovremmo prendere esempio da loro. Tornando al campo, ho notato come Rudy Fernandez spiegava pacatamente ai compagni cosa fare, cosa sbagliavano e come gli correggeva. Lui, Llull e Rodriguez penso siano un gruppo straordinario. Mi ha fatto piacere che abbiano vinto, sia per loro che per il presidente Florentino Perez che avevo conosciuto alla cena la sera prima e anche in quel caso abbiamo chiacchierato piacevolmente senza che lui assumesse atteggiamenti di superiorità».

Prossimi viaggi cestistici?

«In pratica dovrò fare un tour europeo: il nipote di Mizrahi mi ha invitato a Tel Aviv a giocare al campetto con lui e ho l’invito sia di quelli del Monaco sia di quelli del Real Madrid per andare a trovarli ed assistere ad una loro partita».l