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«Per me Manolo Portanova non è un santo né un criminale»

Luigi Cocconcelli
«Per me Manolo Portanova non è un santo né un criminale»

Il ds dopo l’ingaggio del mediano condannato a sei anni per violenza

04 agosto 2023
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Reggio Emilia Adesso è ufficiale. Manolo Portanova è un nuovo giocatore della Reggiana.

La società ieri mattina, ha provveduto a depositare il contratto del trasferimento in prestito dal Genoa, una volta avuta il via libera dal tribunale federale. D’intesa con la società ligure la Reggiana ha atteso il verdetto della giustizia sportiva. Come è naturale che fosse.

Il direttore sportivo Goretti precisa che la Reggiana si è riservata una clausola che preserva i granata da aspetti legati alla vicenda. In sostanza, se per quella maledetta notte di Siena che gli è costata una condanna in primo grado a sei anni per violenza sessuale di gruppo, Portanova dovesse incorrere in una squalifica (il procuratore che ne aveva chiesto la sospensione per cinque anni, può sempre ricorrere in appello), la Reggiana cesserà di pagarlo. Anche se la parte principale dell’ingaggio rimane a carico del Genoa.

Il ds granata non vuole entrare nel merito delle vicende extra campo, a chi gli chiede un commento replica leggendo una semplice nota.

«La società Ac Reggiana non intende, in questa fase, entrare nel merito della vicenda giudiziaria riguardante il calciatore, nel rispetto di tutte le parti processuali e ritenendo che questo importante e oneroso compito debba spettare esclusivamente agli organi competenti» riporta il documento.

Di suo aggiunge di considerare Portanova «né un santo né un criminale: a me interessa esclusivamente il giocatore. Per noi è un calciatore come tutti gli altri».

Facciamo un passo indietro: come è nata la storia?

«Avevo già un’intesa per portarlo al Cosenza, quando là ero il direttore sportivo, poi la domenica lui è stato protagonista di una buona partita in Serie A. Il Genoa ha preferito tenerlo e così non se è fatto nulla, quando si è profilata, lo ammetto, con un po’ di opportunismo e cinismo, l’opportunità di prendere quello che reputo un buon giocatore utile al processo di crescita della Reggiana, ho cercato di coglierla ».

Cosa si sente di rispondere a quella parte della città dichiaratamente contraria al tesseramento di Portanova?

«Qualche riflessione in seno alla società è stata fatta sugli aspetti mediatici dell’operazione, ma qua ci sono due imprenditori come Carmelo Salerno e Giuseppe Fico che tanto hanno fatto per la Reggiana, e un patron, Romano Amadei, di grande, eccezionale spessore morale, che soppesano ogni decisione nell’esclusiva ottica di fare il bene della squadra e della città. Io rispetto tutte le opinioni, le prese di posizione, dalle femministe ai politici di sinistra e di destra, le manifestazioni più o meno numerose, il lavoro dei mezzi di informazione, ma reclamo lo stesso rispetto per le scelte societarie da parte di tutte le componenti. Posso dire che la legislazione italiana garantisce la presunzione di innocenza sino a condanna definitiva. Se questa dovesse arrivare ne riparleremo».

Vivendogli accanto come reagisce il giocatore? Teme ripercussioni negative sul suo rendimento?

«Mi occupo della parte sportiva. Di mestiere non faccio l’assistenti sociale. Lo vedo sereno, forse anche troppo, tocca a lui sapersi gestire».

C’è chi lega la suggestione Massimo Coda a un “favore” che il Genoa deve alla Reggiana, una specie di scambio: io ti tolgo dal fuoco la castagna Portanova, magari ti riconsegno un calciatore integro dopo mesi di inattività e tu mi dai una mano a convincere l’attaccante a venire a Reggio…

«Al giorno d’oggi quasi sempre è il calciatore che sceglie dove vuole andare. Coda è un attaccante che ha richieste da società più blasonate della Reggiana, poi nel mercato può succedere di tutto, ma comunque come battuta da bar ci può anche stare».

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