Gazzetta di Reggio

Sport

Calcio Serie B

Il doppio ex Igor Protti scommette su Nesta: «Vedrete, farà strada»

Luigi Cocconcelli
Il doppio ex Igor Protti scommette su Nesta: «Vedrete, farà strada»

«Ma su Reggiana-Bari non faccio pronostici...»

06 ottobre 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Ottimi ricordi delle due piazze in cui ha giocato, anche se a Bari ha vinto e raggiunto il top della carriera: 24 reti, titolo di capocannoniere in A assieme a Beppe Signori, mentre a Reggio ha dovuto bere l’amaro calice della retrocessione in C. Igor Protti che, dopo il cambio di proprietà del Livorno, ha svestito i panni del dirigente per indossare quelli non meno impegnativi del nonno, accetta volentieri di parlare. Ma con una premessa: «Parlare solo del passato, non del presente».

Perché questa “clausola”?

«Sono due anni che da Bari mi chiedono interviste ed io mi sottraggo, sono stato nel modo del calcio, so come vanno le cose: se parli bene ti accusano di dire banalità se non ti danno dell’ipocrita, se esprimi giudizi negativi ti dicono troppo facile giudicare da fuori, puoi urtare la suscettibilità di qualcuno ed allora preferisco astenermi».

Protti, sul finire della carriera, alla Lazio ha avuto come compagno di squadra un emergente Alessandro Nesta, se lo ricorda?

«Me lo ricordo eccome: era un ragazzino rispetto a noi vecchietti. Eppure capimmo subito che avrebbe fatto strada: a dispetto dei vent’anni era già uomo, maturo, aveva la testa sulle spalle, e non è facile, specie in un ambiente come quello romano, mantenere il giusto equilibrio, non farsi travolgere dall’approdo rapido in A e a quei livelli. Come giocatore, poi, parla la sua storia...».

Come allenatore come lo vede?

«Bene, sono contento che sia tornato, con l’esperienza maturata e le qualità umane che si ritrova gli pronostico una bella carriera, ho visto alcune partite e sia pure a sprazzi, tra alti e bassi, mi pare abbia dato un’identità alla Reggiana, che le faccia esprimere un buon calcio».

A tanti anni di distanza come giudica la sua esperienza alla Reggiana?

«Ci penso con piacere, io sono stato tifoso prima che calciatore, ho sempre indossato tutte le maglie con grande senso di responsabilità, convinto che da chi va in campo la gente si aspetti prima di tutto impegno, attaccamento, il dare sempre il tutto, poi puoi vincere o perdere, fa parte del gioco e questo la tifoseria di Reggio me lo ha sempre riconosciuto, sono stato lì solo 8 mesi, ci torno volentieri perché sento ancora affetto».

Sul campo le cose andarono male…

«Era un momento particolare anche della mia carriera, ero reduce da un brutto infortunio alla caviglia, comunque alla fine misi a segno 8 reti, se non sbaglio in 24 presenze, a livello personale non mi posso lamentare, purtroppo quando arrivai la situazione era già un poco compromessa».

Da allora il calcio è cambiato tanto...

«Sì, come il mondo, del resto, non so se in bene od in meglio, ai miei tempi c’era solo un posticipo serale, ora in tv puoi vedere tutte le partite ed in ogni sfaccettatura, non esistevano i social, il telefonino ti serviva per chiamare casa, soprattutto vedo cambiato l’atteggiamento dei giovani, a parte qualche eccezione».

Si spieghi meglio...

«A parte qualche rara eccezione, i giovani oggi si sentono arrivati subito, poca gavetta. È cambiata profondamente anche le dinamiche di mercato: se non giochi per 3-4 partite invece di chiederti dove hai sbagliato ora si va a piangere sulla spalla di qualcuno e a chiedere al procuratore di trovare un’altra squadra, ma così è difficile fare gruppo».l