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Laurea ad honorem per Carlo Ancelotti

Nicolò Valli
Laurea ad honorem per Carlo Ancelotti

L’allenatore insignito dell’alloro dall’Università di Parma: «L’infanzia a Reggiolo mi ha fatto diventare ciò che sono»

11 ottobre 2023
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Reggio Emilia È emozionato, Carlo Ancelotti. Di prove, nella sua vita, ne ha superate tante, ma ricevere la pergamena dell’Università di Parma che gli conferisce la laurea magistrale ad honorem in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate gli regala sensazioni profonde. «Io e la mia famiglia siamo persone che si commuovono spesso nelle occasioni importanti, è questione di genetica» ha affermato l’allenatore del Real Madrid dal palco dell’Auditorium Paganini di Parma, stracolmo di gente che gli vuole tributare il giusto omaggio. C’è la sua famiglia, c’è un maestro come Arrigo Sacchi (che lo stesso Carletto definirà poco dopo come un «marziano che ha saputo innovare il calcio»), ci sono le istituzioni, oltre a studenti e tifosi.

«In un mondo come quello del calcio, spesso molto “urlato” e non di rado sopra le righe, Ancelotti ha scelto una strada tutta sua e tutta diversa – sono state le parole del rettore Paolo Andrei, al suo ultimo conferimento di laurea ad honorem prima di lasciare al successore – quella del lavoro fatto in silenzio e senza alzare la voce, sempre con i piedi per terra, del fair play, del rispetto delle persone e del loro lavoro, della correttezza e dell’umiltà, dello studio: studio delle partite, degli avversari, degli schemi, dei giocatori, per impostare una propria strategia. Così, senza alzare la voce e puntando sul lavoro e sulla preparazione, questo ragazzo partito da Reggiolo ha vinto praticamente tutto ed è arrivato sul tetto del mondo diventando un maestro».

Andrei ha anche fatto presente come Parma sia stata una tappa importante nel cammino di “Carletto”, sia da giocatore che da allenatore, prima di lasciare la parola al presidente del corso di laurea Prisco Mirandola, che ha ribadito la totalità delle adesioni da parte del consiglio per proporgli, più di un anno fa, il riconoscimento.

«Ancelotti dimostra di possedere uno straordinario livello di competenza che caratterizzano i nostri corsi di laurea – ha sottolineato – si è reso più volte disponibile ad incontrare gli studenti in attività seminariale, riconoscendo la testimonianza concreta nei valori di uguaglianza e libertà rispetto all’attività di formazione».

Dopo il discorso di Luigi Garlando, giornalista della Gazzetta dello Sport, è toccato a “Re Carlo” prendere la parola: «Si dirà che ho fatto pochi esami per meritarmi questa laurea ma la verità è che di esami ne faccio uno ogni tre giorni; test per i quali ti devi preparare e su cui sarai giudicato».

Ancelotti, nella sua lectio magistralis intitolata “Il calcio: una scuola di vita”, ha toccato diversi argomenti, dal riconoscimento del talento al rapporto coi giocatori.

«Non tutti diventano calciatori importanti ma tutti possono praticare sport – ha detto –. Lo sport insegna a confrontarti e competere contro te stesso per cercare di migliorare i propri limiti. Il talento è questione di genetica, ma ciò che differenzia campioni e grandi giocatori è la capacità di saper mettere il talento a disposizione della squadra. È dunque una questione di altruismo o egoismo».

Ancelotti, sempre tranquillo e schivo ma proprio per questo ben visto dai calciatori con cui è riuscito a creare nel corso degli anni grandi rapporti, ha parlato anche del suo rapporto col gioco del calcio.

«Mi ha aiutato in tante cose, prima di tutto il rispetto delle regole, la capacità di saper ascoltare e saper andare oltre i propri limiti. A me piace moltissimo il calcio, non mi pesa per nulla andare al campo ed è così da quando giocavo in parrocchia all’oratorio di Reggiolo».

Eccolo, il rapporto con la sua terra reggiana.

«Provengo da una tranquilla famiglia contadina e quella è stata la base per essere quello che sono oggi – ha sottolineato prima di concludere con una battuta – oggi sono però anche nonno, ho cinque nipoti che mi ricordano che non sono più quel ragazzino arrivato a Parma nel 1975 col sogno di fare il calciatore».l

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