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Gondo ha un altro trofeo in testa: «I miei gol per salvare la Reggiana»

Wainer Magnani
Gondo ha un altro trofeo in testa: «I miei gol per salvare la Reggiana»

Reggio Emilia, dopo la vittoria in Coppa d’Africa da parte della nazionale della sua Costa d’Avorio il centravanti granata vuol essere protagonista in questo finale di campionato

22 febbraio 2024
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Reggio Emilia Aveva solo 7 anni quando ha lasciato la natia Divo per trasferirsi con la famiglia a Casier, nel Trevigiano, in Italia ha seguito tutto il suo percorso scolastico e calcistico, ma Cedric Gondo non dimentica la sua terra d’ origine.

La Costa d’ Avorio la sente sempre come casa sua, ha gioito e festeggiato la recente vittoria in coppa d’ Africa, si ripromette, un giorno, di farvi ritorno per un viaggio con la famiglia che si è costruito qui nella sua patria d’adozione. Non solo. Il sogno è di fare un viaggio più lungo, alla scoperta di un continente, l’ Africa, appunto, ancora alle prese con sacche di povertà ma dove è tanta la voglia di vivere della gente.

L’abbiamo vista esultare da tifoso per la vittoria della Coppa d’Africa. Un pensierino alla nazionale ivoriana l’ha mai fatto?

«Quando ero più giovane sì, adesso non ci penso, faccio il tifo per Sebastien Haller (il giocatore del Borussia Dortmund che nato in Francia da genitori ivoriani è diventato il capitano della nazionale della Costa d’Avorio, ndr) tornato alla grande dopo aver sconfitto anche un tumore, sono davvero contento per lui».

Dalla Costa d’Avorio alla Reggiana. Qua a Reggio si trova bene, dice di essere uno che esce poco, ma quando lo fa apprezza la tranquillità, il verde, i parchi in cui portare la famiglia a svagarsi e camminare e, ci mancherebbe altro, la cucina.

Cinque gol che potevano essere di più, qualche assist a dispetto di un paio di soste ai box per infortunio. Soddisfatto del campionato sin qui disputato con la maglia della Reggiana?

«Fisicamente adesso sto bene – risponde – lo spavento di Bari è passato, in quell’occasione, davvero, ho temuto un infortunio serio. Personalmente non posso dirmi soddisfatto appieno: so che posso e voglio dare di più per aiutare la squadra, ricopro un ruolo di responsabilità, perché al centravanti si chiede di finalizzare».

A proposito del ruolo, quello disegnatole addosso da Nesta le sta bene o preferirebbe avere a fianco un compagno di reparto?

«Mi adatto alle esigenze della squadra, io aiuto i miei compagni e loro aiutano me, per caratteristiche sono uno che ama attaccare lo spazio, ma se serve mi rendo anche disponibile a venire indietro per ricevere palla».

Nello spogliatoio vi siete data una spiegazione delle difficoltà incontrare in casa?

«No, a volte sono situazioni episodiche, in altre occasioni ci si è messa di traverso un poco di sfortuna, ma noi ce la mettiamo tutta, abbiamo il privilegio di avere un pubblico meraviglioso e ci teniamo tanto a regalargli le soddisfazioni che merita».

Come è stata la ripartenza dopo la sconfitta di sabato? Nesta che corde ha toccato?

«La delusione c’era, anche perché la sconfitta è arrivata inaspettata ed al culmine di un periodo in cui stavamo facendo bene, l’allenatore ci ha detto di resettare, cancellare, annullare quello che deve rimanere un incidente di percorso e si è raccomandato di fare tesoro degli errori commessi».

In vista del match di sabato a Brescia state preparando qualcosa di particolare per affrontare la squadra che ha totalizzato più punti partendo da situazioni di svantaggio?

«Sappiamo che è una squadra con tradizione, dei valori, ma il primo pensiero è che dobbiamo fare il nostro cammino, sviluppare il nostro gioco, abbiamo voglia di ripartire, di tornare a casa con un risultato positivo».

Dopo Brescia, il match in casa con il Sudtirol e quindi un’altra trasferta ad Ascoli, dove il campionato scorso ha fatto bene, 7 gol che in B sono il record personale. Che sensazioni ha se ripensa ad Ascoli?

«Ad Ascoli mi sono trovato bene, ma oggi sono un giocatore della Reggiana e voglio contribuire alla salvezza».

Ha fissato un obiettivo in termini di gol?

«No, spero di farne tanti ma il dato è secondario: prima vengono la squadra e della società».l

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