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Reggio Emilia, dal reparto di Ortopedia alle medaglie tricolori: la storia di Valentina

Aldo Spadoni
Reggio Emilia,  dal reparto di Ortopedia alle medaglie tricolori: la storia di Valentina

Valentina Montemaggiori, romana ma da oltre vent’anni medico al Santa Maria, si è laureata campionessa nel peso e nel martello agli italiani indoor

01 marzo 2024
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Reggio Emilia La 54enne Valentina Montemaggiori, atleta che gareggia con i colori della Fratellanza 1874 Modena, è stata la grande protagonista dei Campionati Italiani Indoor Master di atletica leggera, vincendo due titoli tricolori nel peso e nel martello e due argenti nel martellone e nel giavellotto nella categoria W55.

Romana di nascita, ma da 22 anni medico ortopedico all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, Valentina ha un grande passato sportivo nella pallamano, dove ha vestito la maglia della nazionale azzurra, oltre ad essere stata tedoforo alle Olimpiadi di Torino.

Una vita intensa, quella della dottoressa Montemaggiori, divisa tra sport, lavoro e volontariato; proprio poco prima dei Campionati Italiani, era stata una settimana in Eritrea come volontaria, ad operare i bambini disabili.

Ci racconta la sua storia sportiva?

«Ho iniziato a 14 anni con la pallamano. Dopo due anni ero già inserita nell’organico di Serie A in una squadra di Roma, dove ho giocato per tre anni raggiungendo una finale scudetto. A 19 anni mi sono trasferita a Ferrara, dove ho iniziato l’Università di Medicina continuando tra l’altro a giocare in serie A sino al 1995 e raggiungendo una finale scudetto. Ho concluso la mia attività agonistica a Rimini, dove dal 1995 al 1998 ho conquistato due scudetti e due Coppe Italia, partecipando anche ai gironi eliminatori di Champion League».

Parallelamente all’attività sportiva ha portato avanti gli studi...

«Mi sono laureata in medicina nel 1998, chiudendo la mia carriera sportiva dopo circa 13 anni di Serie A, ho vestito 101 volte la maglia della nazionale azzurra maggiore, ho giocato con tutte le nazionali minori, ho partecipato a due edizioni dei Giochi del Mediteraneo. Purtroppo nelle varie competizioni internazionali ho subito anche due brutti infortuni alle ginocchia».

Ci parla del suo lavoro?

«Ho iniziato la specializzazione in Ortopedia e Traumatologia a Ferrara per completarla poi a Reggio Emilia nel 2003, dove lavoro dal 2002 presso Arcispedale Santa Maria Nuova. Sono ortopedico traumatologico e mi occupo di ortopedia pediatrica ed in particolare di chirurgia funzionale sui bambini con disabilità».

Si dedica anche al sociale?

«Sono volontaria della Protezione Civile, faccio parte del gruppo Ares che parte in caso di calamità in Italia e nel mondo; sono inoltre volontaria dell’Onlus Anladi che tratta i bambini, in particolare ho fatto diverse missioni in Eritrea».

Come mai ha scelto di dedicarsi all’atletica leggera?

«Dopo qualche anno di inattività, il mio corpo mi ha chiesto di fare qualcosa e ho iniziato l’attività in palestra dove ho conosciuto il mio personal trainer Leonardo e la sua compagna Simona. Quest’ultima, vedendomi alzare i pesi, mi ha chiesto se volessi fare atletica e in particolare nel settore dei lanci. Alla squadra femminile della Fratellanza 1874 Modena servivano atlete, così dal 2015 ho iniziato partendo dal nulla e completamente autodidatta, piano piano ho conosciuto i vari attrezzi».

Come è arrivata a questi importanti risultati?

«Piano piano mi sono appassionata e i miglioramenti tecnici mi hanno aiutato. Da due anni ho finalmente un atleta-allenatore della Self Montanari & Gruzza che mi segue, Gabriele Di Giovanni. Direi che visti i risultati ottenuti ai campionati italiani c’è stato un grande progresso, soprattutto nel lancio del martello, dove ho migliorato di circa 3 metri il personale, per la prima volta con il giro portandolo così a 36,74».

Come concilia sport e lavoro?

«Certo, faccio un lavoro impegnativo con turni e festivi, lavorando anche di notte, ma amo il mio lavoro e conciliare  lo sport alla famiglia non è sempre semplice. Il mio primo obiettivo è però tenermi in forma sia fisicamente sia mentalmente e lo sport mi in questo mi aiuta molto, le gare poi sono la ciliegina sulla torta. Lo sport è una medicina, soprattutto per chi fa un lavoro stressante come il mio, sapete tutti come il sistema sanitario nazionale sia sotto pressione in questo momento e pensare di uscire e fare uno sport in mezzo a tante amiche, facendo a volte lunghi viaggi solo per il gusto di farlo è bellissimo».

Progetti futuri?

«Per il futuro spero di battere il record italiano outdoor di getto del peso di 11,16, continuando a migliorare nonostante l’età che avanza». 

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