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Calcio – Serie B

Antonioli rassicura: «La Reggiana è forte anche se non vince nel suo stadio»

Wainer Magnani

	Mauro Antonioli con Giuseppe Fico ai tempi della Reggio Audace 
Mauro Antonioli con Giuseppe Fico ai tempi della Reggio Audace 

Intervista all’ex granata: «Stagione più che positiva»

19 marzo 2024
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Reggio Emilia Esiste un “tabù” Città del Tricolore? I numeri lo stanno ad indicare: solo due vittorie, dieci pareggi e tre sconfitte per un totale di 16 punti, cinque in meno rispetto alle partite in trasferta. Mauro Antonioli, attuale allenatore del Forlì, conosce bene la realtà granata e soprattutto la passione dei tifosi che accompagna le prestazione della Reggiana tra le mura amiche.

«Il Giglio, lo chiamo così per abitudine – rimarca Antonioli – è sempre stato la roccaforte della Reggiana, il suo punto di forza. Quest'anno non è così, guardando i tanti pareggi e le poche vittorie ma lo ritengo solo un caso. Devo fare una premessa: tenendo conto delle risorse e della competitività del campionato, la Reggiana sta disputando una eccellente stagione, anche perché mi pare che sia stata in zona play out solo in una occasione, dopo la sconfitta interna contro la Sampdoria. Detto questo è evidente che la Reggiana fa più fatica tra le mura amiche che non in trasferta ed è senza dubbio strano, perché il Giglio è sempre stato anche con Alvini e Diana un valore aggiunto».

Quali possono essere i fattori che hanno determinato una differenza di cinque punti tra quelli conquistati al Città del Tricolore e quelli in trasferta?

«Alla base ci potrebbe essere un ragionamento tattico, di caratteristiche dei giocatori e quindi di una squadra che si esprime meglio in trasferta dove può sfruttare gli spazi. Oggi gli avversari che si presentano al Giglio hanno studiato e individuato i punti deboli della Reggiana, sanno come affrontarla. In questo modo le difficoltà aumentano».

La Reggiana in casa ha vinto due partite e l'ultima il 26 dicembre...

«Dopo l'aspetto tattico che indubbiamente incide, subentra il fattore psicologico che può condizionare i giocatori che anziché sentirsi forti e autorevoli, quando giocano al Giglio, avvertono la pressione di dover vincere a ogni costo. I tifosi spingono per la vittoria, aumentano le aspettative. Un'ossessione che può condizionare il rendimento della squadra e nei giocatori può incunearsi lo scoramento».

Quale potrebbe essere la soluzione per invertire la tendenza?

«Dall'esterno è difficile fornire indicazioni anche perché sono convinto della bontà del lavoro che sta portando avanti il tecnico Nesta. Nel finale di partita contro lo Spezia l'inserimento di due attaccanti andava nella direzione di un cambio di assetto. Questa potrebbe essere una soluzione ma non si devono smarrire le proprie certezze. Servirà la ricerca di un equilibrio tra queste due esigenze: mantenere una buona organizzazione difensiva e nello stesso tempo essere meno prevedibili. Le partite spesso vengono decise su palla inattiva e anche questo è un particolare che va sfruttato ma soprattutto i tifosi non devono perdere l'entusiasmo che ha caratterizzato il ritorno in serie B».

La Reggiana ha la quarta miglior difesa del girone con 33 gol subiti ma pure il quartultimo peggior attacco con 31 gol realizzati e di questi 14 al Città del Tricolore. Nelle prime undici partite ha segnato 15 gol e ne ha subiti 10, nel ritorno ne ha realizzati 10 e subiti 9. In dieci partite non ha subito gol.

«Questa è l’altra faccia della Reggiana di Nesta: le poche vittorie sono compensate dalle pochissime sconfitte. Solo Parma e Cremonese hanno perso meno partite».

Poi ci sono i sedici pareggi che sono un vero record...

«Scorrendo i risultati ci sono successi svaniti per un episodio, pareggi che non rispecchiano la prestazione della Reggiana. Pari anomali come contro la Feralpisalò o col Sudtirol per non andare a quello col Brescia. Spesso e volentieri l'allenatore non ha grandi responsabilità. Del resto se la Reggiana avesse trasformato uno o due pareggi in vittorie oggi parleremmo di zona play off.