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Quando Sinner era testimonial del Parmigiano Reggiano. «Reggio Emilia tra le prime città ad accorgersi del suo talento»

Nicolò Valli
Quando Sinner era testimonial del Parmigiano Reggiano. «Reggio Emilia tra le prime città ad accorgersi del suo talento»

Tennis: Giovanni Cimurri racconta il binomio tra Jannik e il Re dei formaggi

03 aprile 2024
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Reggio Emilia Prima dei noti marchi pubblicitari che in questi ultimi mesi stanno facendo a gara per accaparrarselo a suon di quattrini, c’è stato un tempo in cui il volto di Jannik Sinner appariva con naturalezza accanto alle forme del prodotto reggiano per eccellenza, il Parmigiano Reggiano. «Parmigiano Reggiano e Jannik Sinner sono un binomio vincente: eccellenze italiane, sinonimo di naturalità e carattere, modelli di eccellenza del Made in Italy.», affermò all’epoca il presidente del Consorzio Nicola Bertinelli.

Dal 2019 al 2022, infatti, Sinner è stato il testimonial sportivo del Consorzio che oggi, dopo l’ennesimo trionfo a Miami e l’ascesa a numero 2 del mondo (sorpassato Carlos Alcaraz nella classifica Atp) plaude alla sua scalata al vertice del tennis mondiale. A mettere in contatto, ormai cinque anni fa, il Parmigiano Reggiano e Jannik Sinner fu la famiglia Cimurri, con la sua agenzia Impresa e Sport. Giovanni, figlio di Giorgio e nipote dell’indimenticato Chiarino, racconta i dettagli della trattativa, lasciando aperte le porte ad un arrivo nella città del Tricolore dello stesso Jannik, come fecero gli stessi Giorgio e Chiarino con campioni come Panatta e Borg.

Cimurri, come riuscì a far siglare l’accordo di sponsorizzazione?

«Nel 2019 il Consorzio si appoggiò a noi per individuare un promoter nel mondo dello sport. Papà era in contatto con il coach Piatti, e così organizzammo un primo incontro informale. L’accordo vero e proprio lo sancimmo a Milano: Sinner vinse il torneo Next Gen e non ci furono più dubbi».

Cosa vi convinse?

«Al momento della firma era il numero 552 al mondo. Si vedeva però già il suo enorme talento e, soprattutto, la sua umiltà e la voglia di imparare. Non era infatti da tutti trasferirsi a 13 anni per inseguire un sogno».

C’era anche un messaggio simbolico?

«Sinner, altoatesino, era perfetto per un target giovanile e di famiglie amanti della natura. Suo papà è inoltre un cuoco e poi, pubblicità a parte, il parmigiano gli piaceva davvero».

Cosa avete realizzato in quei mesi?

«Fu un periodo contrassegnato dal Covid, ma in collaborazione con la Gazzetta dello Sport realizzammo delle pillole tennistiche insieme al maestro Riccardo Piatti in cui il giovane Jannik insegnava agli appassionati il dritto ed il rovescio».

Poi cosa successe?

«Il contratto non venne rinnovato, ma noi non ci siamo comunque persi di vista».

Quando lo ha visto? Si aspettava potesse diventare un fuoriclasse?

«A Torino, durante le ultime Atp Finals: l’ho salutato ed è stato gentilissimo nonostante l’alta posta in palio. Che potesse raggiungere la seconda posizione in così breve tempo forse era inaspettato, ma si vedeva che era forte. Mi ha sempre colpito la sua dedizione alla causa e la volontà di non mollare».

Lo seguirà anche ai prossimi tornei sulla terra rossa?

«Sicuramente saremo a Roma per gli Internazionali d’Italia, poi vedremo per i prossimi tornei».

Molti addetti ai lavori sostengono che sulla terra possa andare meno bene che sul cemento. Cosa ne pensa?

«Ormai è temuto dai suoi colleghi che, a prescindere dal campo, devono trovare le strategie per sconfiggerlo. È anche una questione psicologica».

Il sogno è quello di rivedere Sinner a Reggio Emilia, proprio da dove partì, giovanissimo, per due dei suoi primi tornei a Canali ed Albinea. Ci state lavorando?

«Intanto sarà a Bologna, sede della Coppa Davis. Chissà che non ci sia un’occasione per portarlo sul parquet del PalaBigi o direttamente sui campi della nostra collina. La strada, d’altronde, la conosce...».