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L’intervista

«Tornare al Città del Tricolore è un grande sogno che si avvera»

Wainer Magnani
«Tornare al Città del Tricolore è un grande sogno che si avvera»

L’ex granata Erik Panizzi è salito in Serie B con il Mantova

10 aprile 2024
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Reggio Emilia Seduto sulla riva del Po o nella piazzetta di Santa Vittoria, intento a scrutare l'orizzonte, con la mente che galoppa. Il sogno di una vita professionale si sta realizzando: calpesti con i tacchetti il pavimento del tunnel che porta all'ingresso in campo del Città del Tricolore, perché quello è sempre stato il tuo stadio, poi getti lo sguardo agli spalti e vedi due popoli festanti che ti acclamano. «Dopo il fallimento della Reggiana – racconta Erik Panizzi – non sono più tornato allo stadio, perché quello stadio mi riportava alla memoria emozioni uniche. Ogni calciatore sogna un giorno di poter entrare in uno stadio così, con tanta gente che vive di passione per la propria squadra del cuore».

A distanza di sei anni, con il Mantova, avrà la possibilità di realizzare quel sogno di giocare in Serie B.

«Mi auguro che ciò accada e sarà bellissimo».

Condizione necessaria per la realizzazione del suo sogno sarà la salvezza della Reggiana.

«Di questo sono certo. La Reggiana ha avuto delle difficoltà iniziali ma poi le ha superate e ha trovato un suo assetto ben preciso. Certo, non ci si deve distrarre perché la classifica è molto corta ma ritengo stia disputando un campionato giusto e in linea con gli obiettivi. Sarà una salvezza del tutto meritata».

Il cammino dei granata è anomalo con una dissonanza tra il rendimento interno ed esterno.

«È una situazione strana e per certi aspetti inusuale. Io amo giocare in stadi dove c’è grande partecipazione. L’ambiente di Reggio Emilia ha sempre trasmesso ai giocatori motivazioni positive, anche se devo dire che alla fine conta fare i punti, non importa se in casa o in trasferta».

Ma c’è una spiegazione?

«A volte entri in un vortice difficile da spiegare e vedi fantasmi dove non ci sono, però anche in casa la Reggiana ha vinto partite importanti come contro il Venezia e il Catanzaro».

L’altra condizione è la sua permanenza al Mantova.

«Me lo auguro, a prescindere dal fatto che ho il contratto, vorrei continuare a giocare nel Mantova. Questo è il mio desiderio poi spetterà alla società decidere. Vorrei finalmente potermi misurare con il campionato di serie B per capire la differenza e se, come credo, sarò all'altezza».

Arriva in serie B con la giusta maturità?

«Penso proprio di sì, non solo per il ruolo in campo ma per il contesto di squadra in cui mi sono trovato. Nel corso degli ultimi anni ho pensato che non ci sarei più riuscito, quindi aver centrato questo traguardo è doppiamente gratificante. Posso affermare che è la più grande soddisfazione professionale. Adesso ho la giusta maturità per cimentarmi in B».

La sua è una storia unica: volte messo ai margini della prima squadra ma sempre richiamato per essere decisivo. È stato così alla Reggiana come al Mantova.

«Sono tenace. È sempre stato il mio credo: impegnarmi sempre di più a prescindere da tutto e da tutti. Il talento è importante ma soprattutto essere forti mentalmente. Io sono uno che professionalmente non molla mai, anche perché non conosco altre strade per poter arrivare».

Sta di fatto che dopo le 87 presenze con la Reggiana ha festeggiato le 100 partite col Mantova.

«Non è un traguardo scontato da raggiungere in un calcio dove non c’è stabilità. Quando sono andato via da Reggio mi è molto dispiaciuto perché metà della mia vita professionale l’ho vissuta con la maglia granata addosso ma lo stesso posso dire del Mantova. È gratificante vivere la propria professione in due piazze così importanti».

Si può dire che si rivede nel capitano Paolo Rozzio?

«Rozzio è stato mio compagno di squadra per due anni e lo ritengo un esempio in campo e fuori. Non si rimane per tanti anni un un club se non sei un leader. Paolo lo apprezzo come giocatore ma soprattutto come uomo. Per me è un esempio e mi specchio in lui».

Vive ancora a Santa Vittoria di Gualtieri?

«Sì, perché lì ci sono le mie radici. A Santa Vittoria ho un piccolo covo di supporter personali. Come del resto Gianfranco Mastini che per me c’è sempre stato o Giuseppe Magalini che calcisticamente è il mio padre putativo ma devo dire che ho ricevuto tante telefonate da tifosi della Reggiana».

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