Luca Cigarini: «Portare la Reggiana in Serie A resta il mio sogno più grande»
Il calciatore dei Granata guarda avanti: «Non so in che vesti, ma voglio realizzarlo»
Reggio Emilia Il saluto finale al Caffè Arti e mestieri, prima del definitivo “rompete le righe” della Reggiana, per parlare dell’anno che è stato e di quello che potrebbe essere. Luca Cigarini, reggiano doc, spazia a tutto tondo con la solita chiarezza, dalla salvezza ottenuta nel derby col Modena, a un futuro di squadra e personale che, a 38 anni e in scadenza di contratto il prossimo 30 giugno, ancora non è stato scritto. «Il bilancio di squadra non può che essere positivo – premette – abbiamo fatto un campionato importante per gli obiettivi iniziali. Abbiamo passato dei momenti tosti, però penso che abbiamo avuto il merito di essere stati squadra per tutto l’anno ed è stata la nostra forza».
E a livello personale?
«Lo dico da sempre: un giocatore deve sempre aver voglia di giocare e io, nonostante l’età, ho sempre voglia di farlo. Però ci sono determinate situazioni che ti concedono di scendere in campo anche solo per alcuni spezzoni. Ero abituato a giocare tanto, però a un certa età devi capire obbligatoriamente determinate cose. Sono molto contento anche a livello personale».
E poi è riuscito a giocare anche nell’ultimo derby…
«Da reggiano, devo dire che uno stadio così erano anni che non si vedeva. È stato veramente emozionante, ci ha fatto venire la pelle d’oca».
In futuro dove si vede? Manager?
«Ora come ora direi ancora in campo. La mia idea è quella di proseguire da calciatore, poi si vedrà. Magari un ruolo di campo, più che dietro a una scrivania, dove non ho mai dato il meglio...».
Sarebbe pronto restare per un altro anno rischiando di fare ancora tanta panchina?
«Assolutamente sì. Il fatto di essere alla Reggiana, all’interno di un gruppo è già importante. Faccio il professionista da 20 anni, non mi vedo ancora pronto per stare fuori dal mondo del calcio».
Quindi rinnoverà a breve?
«Con la società e con il ds Goretti abbiamo già parlato. Sappiamo ciò che vogliamo e spero sia questione di giorni per mettere nero su bianco».
È consapevole del ruolo che le spetta?
«Mi reputo una persona e un giocatore intelligente. So che posso essere di aiuto sia in campo sia fuori. Devo mantenere uno status e dopo una certa carriera posso farlo non solo sul terreno di gioco ma anche con il mio modo di fare».
Due anni fa, quand’è arrivato, diceva di avere un’idea in testa che non ha mai rivelato. Ora è il momento giusto?
«Il sogno sarebbe quello di portare la Reggiana in A. Bisogna capire in che vesti, perché il tempo stringe (sorride, ndr) però il sogno rimane quello. Ora per la società è importante consolidare la categoria».
Ci sono i presupposti?
«Sì, perché stiamo vivendo un momento storico positivo dopo una promozione e una salvezza in Serie B. Quindi, perché no? I tempi sono maturi, magari nel giro di qualche anno può succedere».
Alessandro Nesta può essere l’allenatore giusto per l’anno prossimo?
«Penso proprio di sì, perché ha fatto un grande lavoro al primo anno e penso che la continuità e la programmazione siano fondamentali. Sarebbe importante riuscire a proseguire con lo stesso staff tecnico e con più persone possibili che hanno vissuto quest’anno. Lo dissi anche l’anno scorso quando abbiamo cambiato tanto ed è andata bene. Nesta è l’allenatore giusto per ambire a qualcosa di importante».
Ha conosciuto tanti allenatori: a chi assomiglia di più Nesta?
«Il mister ha una qualità che in pochi hanno: l’umiltà. Con la carriera che ha fatto, non è scontato. All’interno dello spogliatoio c’è sempre stato grande rispetto nei suoi confronti».
Dove può migliorare?
«In tante cose, perché è un allenatore giovane e ancorché acerbo può migliorare ancora tanto e questo credo sia un aspetto positivo».