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Il regno di Re Carlo V non conosce tramonto: quinta Champions per Ancelotti da mister

Wainer Magnani ed Evaristo Sparvieri
Il regno di Re Carlo V non conosce tramonto: quinta Champions per Ancelotti da mister

Le parole dell’allenatore di Reggiolo: «Sembra un sogno spero di non svegliarmi»

03 giugno 2024
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Reggiolo «È una sensazione molto bella, ma non è importante la quantità di trofei vinti bensì vivere queste serate qui. Sembra un sogno questo secondo capitolo al Real Madrid, spero di non svegliarmi». Parola di Re Carlo, che a distanza di 28 anni dalla sua primissima impresa – la promozione della sua Reggiana in serie A – allo stadio di Wembley a Londra si ritrova ancora lanciato in cielo dai giocatori del Real per festeggiare la vittoria della Champions, la quinta da allenatore, la settima in carriera. Ventotto anni di successi, 29 trofei: è il quinto tecnico più vincente nella storia del calcio, unico nella storia ad avere vinto in tutti i 5 top campionati d’Europa: Italia, Francia, Inghilterra, Germania e Spagna. Hall of fame. E dal 2023 anche una laurea honoris causa. Eppure la sua storia di allenatore inizia in terra, partendo dalla Reggiana, squadra della sua città, lui che è nato il 10 giugno 1959 a Reggiolo. Il 2 giugno 1996 allo stadio Bentegodi di Verona Carlo Ancelotti veniva portato in trionfo da Strada, Balotta, Cevoli e da tutti i granata per festeggiare la matematica promozione in serie A. Nella vita comune come in quella di un allenatore c’è sempre un momento di svolta e come nel film “sliding Doors”. E anche Ancelotti ha vissuto il suo punto di non ritorno. Era l’8 ottobre 1995 e la Reggiana aveva subito una cocente sconfitta per 4 a 1 a Pescara.

«In classifica, dopo sette giornate – ha spesso ricordato Ancelotti – avevamo 4 punti. Era una squadra fatta per vincere il campionato». Nel viaggio di ritorno da Pescara l’allora ad Franco Dal Cin aveva deciso per il suo esonero e aveva telefonato al compianto Bruno Giorgi. Aveva bisogno di un tecnico di grande spessore per sostituire Ancelotti, che era approdato in granata in virtù del suo passato di giocatore e dell’appoggio del Ct Arrigo Sacchi. Giorgi declinò l’invito e disse a Dal Cin: hai già un bravo allenatore. «In quel momento credo di essere stato in discussione ma poi arrivò con il Venezia la partita della svolta e iniziammo la scalata alla serie A».

Nessuno può dire se un Ancelotti esonerato all’esordio da professionista oggi avrebbe potuto festeggiare l’ennesimo trionfo ma la stagione alla guida della Reggiana ha segnato la sua carriera. «Si vince con il gruppo e la qualità dei giocatori», ha rimarcato anche dopo il trionfo con il Real. Lo stesso concetto che ha applicato in tutte le sue squadre Nel 1996 è l’anno del Parma, dove da reggiano non sempre veniva visto con simpatia. Campanilismi, ma termina il campionato al secondo posto, piazzamento record per la società. Doveva arrivare Baggio, lui lo rifiutò. «Fu un errore», ha ammesso prima della serata di Wembley, ricordando come è stato Montero – sì, proprio lui – a fargli capire il valore dei numeri 10, fermi sull’autobus aspettando Zidane. Sono gli anni della Juve – dove in fondo non è stato capito, né amato – e del diluvio di Perugia: 14 maggio 2000, scudetto alla Lazio. Ancora un anno in bianconero, poi l’epopea con il Milan di Berlusconi. La sua prima Champions da allenatore, con quegli stessi colori indossati da giocatore. È il 2001. C’è, nel 2005, la delusione di Istanbul, quando il destino volle che ad alzare la coppa sia il Liverpool, ribaltando il 3-0 rossonero del primo tempo. Una ferita che brucia a lungo, vendicata nel 2007, in un remake con il finale cambiato. Doppietta di Inzaghi e tripudio rossonero. Re Carlo concede il bis. «Sul mio regno non tramonta mai il sole». Così si sostiene abbia detto Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero. Lo stesso può dirsi di Ancelotti: nel 2009 si accasa al Chelsea, dove vince Premier League e Fa Cup, poi i titoli con il Psg, quindi il Real con la storica decima e una pioggia di trofei. E ancora Bundesliga con il Bayern Monaco, le difficili esperienze di Napoli ed Everton, il ritorno nei blancos, nel 2021, per diventare leggenda. Sempre fedele a se stesso. Viene definito il “leader silenzioso”, fedele alle sue radici contadine che sa come la pazienza è fondamentale in campagna: dopo un raccolto ne viene sempre un altro. «Un leader non dovrebbe mai avere bisogno di usare il pugno di ferro. L’autorità dovrebbe essere il risultato della stima e della fiducia».

I suoi giocatori lo sanno. E lo amano. Il difensore del Real Antonio Rudiger due anni fa ha raccontato un episodio: «Ero solo da poche ore con la mia famiglia nella mia nuova casa quando suonò il campanello. Ho aperto la porta ed era Ancelotti. Un momento scioccante. Si è seduto a tavola per mangiare con noi e incontrare la mia famiglia. È rimasto due ore, abbiamo parlato di tutto. Non avevo mai provato niente del genere, nessun allenatore aveva mai fatto una cosa del genere per me». La stessa naturalezza con cui Carlo, dopo ogni allenamento, a Reggio si fermava a giocare a carte con i tifosi che seguivano l’allenamento. Non stupisce nemmeno la sua vocazione canora: ora si diletta nell’intonare l’inno del Madrid ma in occasione della festa per la promozione della Reggiana era salito sul tavolo e con tanto di microfono aveva intrattenuto i presenti cantando Venditti e De Gregori. E il famoso sigaro che simboleggia le vittorie? Il compianto Villiam Vecchi potrebbe raccontarci di quando di nascosto si ritagliavano un angolo in disparte per fumarsi una “paglia”. Fra le doti che gli vengono riconosciute, di certo c’è la riconoscenza. Ed è noto che ami la buona cucina. Quando capita a Reggiolo tappa obbligata è al ristorante trattoria al Lago Verde. «Carlo predilige come antipasto il salame – ci ha raccontato Lorenzo Santini titolare assieme alla sorella Nicoletta del ristorante – poi un buon piatto di cappelletti e lo stracotto. L’ultima volta che è venuto avrebbe preferito il cotechino ma non era di stagione». Forse la cucina reggiana è ciò che gli manca nonostante le tante Coppe vinte. l © RIPRODUZIONE RISERVATA