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L’intervista

L’oro di Stefano Baldini a 20 anni da Atene 2004: «Resta indimenticabile»

Nicolò Valli
L’oro di Stefano Baldini a 20 anni da Atene 2004: «Resta indimenticabile»

Reggio Emilia: il maratoneta ricorda la storica gara e si proietta

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Rubiera L’urlo di Stefano si prepara a compiere 20 anni. Il 29 agosto 2004 Stefano Baldini entrava per primo al Panatinaiko, stadio mitologico della Grecia, vincendo la Maratona ai Giochi Olimpia e rendendosi protagonista di una delle imprese sportive reggiane più grandi di sempre. Era l’ultima gara di quella Olimpiade e il maratoneta reggiano portò, per l’ultima volta in quell’edizione, l’Italia e Reggio letteralmente sull’Olimpo.

All’anniversario manca ancora qualche settimana, ma in tema di Olimpiadi e con le discipline dell’atletica pronte a debuttare a Parigi, contattare, per un viaggio tra passato e futuro, Stefano Baldini, è quasi spontaneo.

A distanza di 20 anni, che emozioni prova rivedendo quella medaglia e soprattutto ripensando a quella serata?

«Rimane la soddisfazione di aver espresso, sulla strada da Maratona ad Atene, tutto quello che io e il mio gruppo di allenamento avevamo imparato in anni di sport, di gare, di gioie e dolori. Ogni allenamento è stato importante, soprattutto quelli fatti a casa, tra Castelnovo Sotto e Rubiera, che d’estate sono anche più calde e umide di Atene».

Fu l'apice della sua carriera. Si aspettava prima di partire che quei Giochi lo avrebbero reso immortale?

«Ero allenato bene, più di altre volte e sapevo che avrei corso un’ottima maratona, come tanti avversari che si sono presentati al via dell’Olimpiade. Rispetto ai miei avversari avevo qualcosa in più, cioè un’organizzazione perfetta alle mie spalle. Dall’allenatore, il professor Luciano Gigliotti di Modena, che aveva già vinto la maratona ai Giochi con Gelindo Bordin nel 1988, allo staff della nazionale che mi ha supportato dal primo all’ultimo giorno. Correre la maratona a Atene rende la distanza e quella gara un po’ particolare, perché tutto lo sport olimpico è nato lì».

C'è qualcosa di quella corsa, di quell’ingresso nello stadio Panathinaiko pieno che non è ancora stato raccontato?

«Si è detto e visto tutto, c’erano già immagini in alta definizione e meglio così, mi fanno sentire un po’ meno anziano. È stato bello anche essere premiato durante la cerimonia di chiusura dei Giochi, fu una novità che oggi è diventata regola, un vero piacere. In quei casi ci si ripete che c’è più gusto ad essere italiani».

Quando ha capito che avrebbe vinto?

«Allo scoccare delle 2 ore, a 4 chilometri dal traguardo, sono rimasto da solo in testa. A quel punto, ancora pieno di energie, sapevo che stava maturando in fretta qualcosa di davvero importante per me e per l’Italia. Ho pensato a tutto quello che avevo passato per essere lì in quel momento, mentre mettevo a terra un passo dopo l’altro muovendo le braccia come un pendolo impazzito. Indimenticabile».

Le polemiche non mancarono per via di quella folle invasione di pista da parte di uno spettatore. In gara aveva capito qualcosa ?

«In quel momento ero terzo, incollato e concentrato sulla schiena di Meb Keflezighi, l’americano che vinse l’argento. C’era una semicurva a destra e non ho visto nulla, penso sia stato meglio così perché vedere mi avrebbe sicuramente turbato. De Lima ha reagito da campione ad un momento davvero difficile, lo avremmo preso 1 chilometro più avanti e, dal punto vista sportivo e di classifica, nulla sarebbe cambiato, ma lui è stato un gran combattente».

L’orgoglio, da reggiano, era grande.

«Assolutamente. Sono nato, cresciuto e realizzato in terra reggiana. Non smetterò mai di ringraziare mamma, papà e la famiglia, la società Excelsior e la famiglia Corradini che sponsorizza l’atletica a Rubiera da 50 anni. Non è un caso se da queste parti si continua a produrre sport buono per i nostri ragazzi».

Un parere sui Giochi di Parigi. L’atletica italiana è cresciuta rispetto a quando correva Lei.

«Queste Olimpiadi si disputano in una città bellissima, con l’Italia che sarà protagonista. Non so quante medaglie vinceremo, ma so che si vedrà tanto azzurro in tutte le gare. Ne saremo orgogliosi».

Competono anche alcuni suoi allievi: che risultati possono ottenere?

«Alleno Ludovica Cavalli, che correrà i 1500 metri il 6 agosto. È di Genova e si è trasferita a Modena per farsi allenare sul campo di Rubiera. Può sognare la finale, già raggiunta ai Mondiali del 2023. Zaynab Dosso è ormai una campionessa di livello internazionale, un orgoglio per noi. Andare in finale nei 100 metri è l’obiettivo, da replicare anche con la staffetta 4x100. Se continueremo ad avere persone appassionate impegnate sui campi sportivi, e se le amministrazioni capiranno l’importanza di avere impianti ben tenuti ed accoglienti, l’Italia e la Provincia di Reggio continueranno ad avere tanti giovani che praticano sport ad ogni livello e qualcuno in azzurro da tifare».