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Basket, intervista a Mario Ghiacci: «Unahotels da alta classifica»

Adriano Arati
Basket, intervista a Mario Ghiacci: «Unahotels da alta classifica»

Il reggiano, ex giocatore e dirigente della Pallacanestro Reggiana, tesse lodi ai Bartoli e a Claudio Coldebella: «Il mercato biancorosso è stato meno eclatante ma il team è forte»

21 agosto 2024
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Reggio Emilia «La Unahotels? La vedo alle spalle delle prime quattro. Avrà fatto acquisti meno eclatanti, ma ho enorme fiducia in Coldebella».

Mario Ghiacci, uno dei grandi protagonisti della storia della Pallacanestro Reggiana, è ottimista sulla nuova versione biancorossa costruita in estate. E il parere è di quelli competenti. Giocatore e poi dirigente a Reggio, nei decenni si è costruito una brillante carriera tra basket maschile e femminile conclusa momentaneamente con un decennio abbondante a Trieste. Riconquistata la Serie A, ha lasciato col sorriso con l’arrivo della nuova proprietà.

«Per adesso faccio il pensionato» sorride.

Per adesso. Quindi è pronto a tornare in pista?

«Se capita qualcosa sono pronto, non voglio lasciare un mondo che mi ha dato tutto».

Da Trieste si è congedato in gloria. Avete ritrovato subito la serie A persa nel maggio 2023 proprio a scapito di Reggio, dopo un campionato in cui avreste meritato la salvezza. Ci voleva?

«Sì, e certo Reggio non era il mio problema, rimango molto affezionato alla squadra e alla proprietà, ai Bartoli, che conosco da quando ero giocatore. Il problema è stato il contorno».

Che intende?

«Il nostro play, Davis, squalificato per doping nelle ultime gare, una serie di risultati sospetti. Tutti aspetti che preferisco dimenticare, è stata una delusione enorme, siamo retrocessi a 22 punti e col campionato a 16 squadre non è mai retrocesso nessuno a 22».

Avete compensato con l’impresa più difficile, risalire immediatamente.

«È stata la cosa più bella, abbiamo giocato dei playoff clamorosi, con nove vittorie e una sconfitta. Il momento chiave è stato l’avvio della serie finale con Cantù, abbiamo vinto due volte fuori e per loro si è fatta dura. Credo molto alla giustizia nello sport, l’anno prima abbiamo subito un’ingiustizia, che è stata ripagata».

Ora Trieste è in A, come Reggio. Che campionato vede?

«Credo che l’arrivo di Trapani abbia alzato il livello del mercato, anche economicamente».

E Reggio?

«Le prime quattro squadre sono Milano, Bologna, Venezia e Tortona, poi c’è un pot pourri con praticamente tutte le altre formazioni, e Reggio è molto in alto in questo gruppo».

Anche senza i nomi roboanti del 2023?

«Ha fatto una campagna acquisti non eclatante se guardiamo solo i nomi, ho enorme fiducia in Coldebella, la sua esperienza in Russia è un valore aggiunto importantissimo e lo ha dimostrato».

Da fuori, come ha vissuto la vicenda Galloway?

«Sono deluso io, immagino in società. Prima tante dichiarazioni, tante affermazioni, poi alla fine vince sempre il dio denaro. C’è un po’ di falsità generalizzata, l’affezione conta solo per noi nostalgici. E a Reggio siamo così, come a Trieste. Chi è rimasto a lungo, penso a Mitchell, viene ricordato a lungo».

Una delle certezze è Momo Faye. Dove potrà arrivare?

«È un fenomeno, un giocatore devastante destinato a livelli altissimi. Questo sarà un anno molto importante per lui. Tutti parleranno di lui e dovrà mantenere un certo equilibrio. Parlo di testa, di contorno, di amicizie, di mantenere le cose in un certo modo. Quello sarà il tema».

Parlava di equilibrio. Sarà quella la costante?

«Forse alcune squadre sembrano più indicate per la retrocessione, ma il bello del basket d’estate è che poi ci si sbaglia, oggi ci sono 16 general manager che hanno fatto le 16 migliori squadre al mondo».

Poi arrivano le sorprese?

«Pensiamo all’anno scorso, avrei detto che Pistoia e Cremona sarebbero retrocesse e abbiamo visto che campionati hanno fatto».

Un’incertezza che regala spettacolo?

«La parte più bella del campionato da seguire è quella che riguarda l’ingresso ai playoff e la salvezza. Ai piani alti ci sono le battistrada Milano e Virtus».

Tra poco si festeggiano i 50 anni della Pallacanestro Reggiana. Sarà in piazza?

«Certamente sì! ».

E chi l’avrebbe detto, quando è arrivato a Reggio?

«Mamma mia, davvero. Ricordo ancora che un lunedì Di Nallo mi portò a parlare con Prandi, io al sabato mi ero già allenato con un’altra squadra ma Prandi mi piacque così tanto che dissi sì».

Cambiò tutto?

«È cambiata tutta la mia vita. Ero a Bologna, facevo il bancario, non dico che giocavo per divertimento ma quasi. E Prandi è stata una grandissima figura, cui mi sono sempre ispirato nel lavoro. E il discorso vale per Enzo Bartoli, che conosco da quei tempi. Era una famiglia fantastica allora ed è fantastica oggi».l