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Il caso del numero 1

«Chi attacca Jannik Sinner non sa di cosa parla»

Massimo Sesena
«Chi attacca Jannik Sinner non sa di cosa parla»

Intervista al tennista guastallese Marco Bortolotti: «Anche io vittima del clostebol, prosciolto dopo mesi da incubo»

22 agosto 2024
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Reggio Emilia «Quello che è successo a Sinner è pazzesco. Kyrgios fa del sarcasmo? È fuori luogo, non sa di cosa sta parlando».

A parlare non è un tifoso di Jannik, uno dei tanti che si schierano – di qua o di là, come sempre accade, sul web – su questo caso. A parlare è un tennista professionista, il guastallese Marco Bortolotti, numero 87 al mondo nel ranking di doppio. E mai come in questo caso, Bortolotti parla a ragion veduta, come lui stesso racconta in una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. I fatti che hanno per protagonista il tennista di Guastalla risalgono a ottobre dello scorso anno, mentre il tennista trentatreenne è impegnato nel challenger a Lisbona. È lì che viene sottoposto al test antidoping, risultando positivo al Clostebol, sostanza proibita

“A fine novembre – racconta Bortolotti nell’intervista a firma di Francesco Sessa – mi è stato comunicato l’esito e sono stato in ballo con questa storia fino a inizio febbraio: come accaduto con Sinner, potevo giocare mentre l’indagine andava avanti. Se entro la scadenza la situazione non fosse stata risolta, avrei rischiato la sospensione. Ma il caso si è chiuso per tempo: la versione offerta da me e dal mio avvocato corrispondeva con i test di laboratorio che sono stati fatti. Siccome è stato constatato che stavo dicendo la verità e che non sapevo di essere venuto a contatto con il Clostebol, sono stato scagionato”.

Il caso Sinner – la positività a una sostanza dopante, l’inchiesta e la sospensione e quindi l’assoluzione – agitano il mondo dello sport italiano e mondiale. E fuori, attorno al numero uno del tennis mondiale, ci si divide tra chi crede alla versione del campione altoatesino e chi invece giudica quel che è accaduto tutto molto sospetto. Decisamente dalla parte di Sinner si schiera Bortolotti che ha fatto i conti con questa caccia alle streghe prima di Jannik .

«Sì – ammette Marco intervistato dalla Gazzetta di Reggio prima di imbarcarsi per gli Us Open – ho avuto lo stesso problema di Jannik e come penso sia stata dura per lui, anche io ho passato giorni bruttissimi, sempre con questa spada di damocle sulla testa, una spada pesantissima perché davvero non sai cosa ti sta succedendo».

In che senso?

«Nel senso che ancora adesso io non so cosa mi sia successo. Perché non so cosa sia il clostebol. Anzi no, una cosa su questo farmaco l’ho imparata...».

E quale sarebbe?

«Che doparsi consapevolmente è da idioti. Farlo con il Clostebol poi, ancora di più. Soprattutto se è vero ciò che si legge, ad esempio sulla quantità riscontrata dalle analisi. Pensi che , in Italia per il Clostebol non serve nemmeno la ricetta medica. Poi però ha sulla scatola il simbolo delle sostanze dopanti».

Eppure a fare notizia è il modo in cui si è appreso di quel che era accaduto. Dopo le polemiche per la rinuncia di Yannik Sinner alle Olimpiadi, ecco che si scopre quel che è successo.

E qualcuno dice che il caso Sinner è stato chiuso troppo in fretta..

«Ma quale fretta! Nel mio caso sono stato in ballo fino a febbraio e il primo controllo era di ottobre dell’anno prima, l’esito è arrivato a novembre ma per ottenere giustizia ho aspettato un tempo che solo chi non c’è passato può definire breve. Kyrigos? C’è molta invidia in giro, e penso di avere più titolo io per parlare di questa storia che per quanto riguarda Sinner può tradursi in un errore in buona fede da parte del suo staff che però avrebbe potuto costare carissimo al miglior tennista al mondo».

E nel suo caso invece?

«Nel mio caso sono stato semplicemente creduto quando ho detto la verità, ovvero che non sapevo come avessi potuto assumere il Clostebol. Il mio legale, l’avvocato Alberto Amadio ha fatto valere le mie ragioni e mi hanno scagionato senza che gli organismi chiamati a far luce sul mio caso impugnassero il mio proscioglimento».

Ora si è lasciato tutto alle spalle, finalmente...

«Il tennis è uno sport che richiede massima concentrazione e giocare, concentrarmi sul match mi ha aiutato a non pensare. Quindi sì, poter continuare. Anche se non sono stati mesi facili. Per nulla».

La sua e quella di Sinner sembrano vicende kafkiane...

«E lo sono, ve lo assicuro. In quei mesi sono stato male anche fisicamente , ho avuto anche il fuoco di Sant’Antonio. E ogni volta che arrivava una mail dall’Itia (l’agenzia internazionaleantidoping del tennis, ndr) mi si fermava il cuore».

Numero 87 del ranking mondiale di doppio, qualche mese fa aveva indicato proprio negli Us Open l’obiettivo stagionale ...

«E così, mi sono preparato per questo appuntamento che reputo il più importante della stagione».

Giocherà in coppia con Flavio Cobolli. Una accoppiata inedita...

«Quasi. Abbiamo giocato insieme soltanto una volta, ma vogliamo divertirci».l

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