«La Unahotels deve ancora esprimere tutto il suo potenziale»
La carica del vicepresidente della Pallacanestro Reggiana Enrico San Pietro
Reggio Emilia «Sarà un campionato molto duro in cui conteranno i dettagli. E noi cresceremo, non appena i nuovi riusciranno a esprimere tutto il loro valore».
Si prepara a una stagione particolarmente intensa il vicepresidente della Pallacanestro Reggiana Enrico San Pietro, un’annata in cui la Unahotels sarà impegnata anche in Bcl con un organico profondamente rinnovato. E con una base di pubblico ampia, dopo una campagna abbonamenti – cui San Pietro ha lavorato a lungo in prima persona – che sta producendo buoni riscontri.
In pre-campionato, si sono viste luci e ombre. È preoccupato o fiducioso?
«Abbiamo avuto una prestagione con alcuni problemi, l’assenza contemporanea delle ali grandi Cheatam e Chillo ha un po’rallentato la costruzione del gioco della squadra, ma gli alti e bassi capitano abbastanza spesso in questa fase, anche lo scorso anno ne abbiamo avuti».
Ma questa Unahotels saprà accelerare?
«Crediamo che la squadra crescerà molto nel momento in cui i nuovi riusciranno a esprimere tutto il loro potenziale, cosa che ci sembra pian piano stia emergendo, sulla base garantita dai giocatori dello scorso anno».
Un parere sui nuovi innesti?
«I giocatori nuovi sono già tutti abbastanza conosciuti, le caratteristiche di Winston e Barford e Cheatam sono abbastanza note a tutti, e ancor più al nostro staff».
Gombauld invece? È stato tra i più positivi sinora.
«Ha fatto una stagione crediamo molto buona a Sassari, anche se la squadra non è riuscita a esprimere tutto il suo valore. Tutti i nuovi sono giocatori che possono dare molto, per motivi vari fisici, e di preparazione, ancora non abbiamo potuto apprezzare tutto il loro valore».
Poi c’è una conferma non scontata, quella di Faye inseguito da mezza Europa. Contento che sia rimasto?
«Momo ha un grande futuro. Tutti insieme, penso alla società, al giocatore e al suo agente, abbiamo creduto che avere almeno un’altra stagione in cui poter giocare gare da protagonista in Italia e in Europa fosse la soluzione migliore per proseguire nella sua crescita».
Cosa pensa della nuova serie A?
«È un campionato di grande equilibrio, saranno i dettagli a fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta, tra raggiungere o fallire gli obiettivi».
Anche chi appariva più indietro, come Pistoia e Scafati, si è mossa, inserendo Christon e Cinciarini. Nessuno vuol rischiare?
«Le ultime stagioni hanno mostrato un grandissimo equilibrio, nessuna gara ha un esito scontato. Tra chi va ai playoff e chi lotta sino all’ultimo per la salvezza ci possono essere anche solo due o tre vittorie di differenza».
Ci si divertirà?
«Per gli appassionati credo siano molto bello, allo stesso tempo sarà molto dura per chi sarà impegnato nel campionato. Tutte le squadre hanno cercato di rafforzarsi, non c’è nulla di scontato, né per noi né per gli appassionati».
Già sabato sera a partire dall’esordio con Trento?
«Ci servirà la massima determinazione oltre che il massimo appoggio del pubblico. Abbiamo battuto Trento in amichevole, ma loro, a conferma, hanno vinto ampliamente con Brescia nell’ultima gara».
Il numero degli abbonati è già superiore a quello dello scorso anno. Quanto vi ripaga, questa risposta?
«Siamo certamente soddisfatti e ringrazio il pubblico per la passione mostrata, è un risultato positivo e non scontato, che ci dà ancora più forza nel cercare di lavorare per la crescita del club».
Aggiungere anche la Basketball Champions League. Era un passaggio necessario, per crescere?
«Abbiamo sempre avuto una considerazione molto alta dell’esperienza europea, poter tornare a disputare una coppa è una grande soddisfazione. Chiaramente l’impegno aggiuntivo è alto, crediamo che possa aiutare anche nella crescita della squadra, e vorremmo toglierci le nostre soddisfazioni».
Negli ultimi anni, chi affronta le coppe ha spesso lasciato punti per strada in campionato. Lo vede come un rischio concreto?
«Il rischio c’è, ci sono degli aspetti negativi, come le trasferte, la possibilità di allenarsi meno, la maggior fisica e mentale. Però è qualcosa a cui teniamo molto e ci sono anche aspetti positivi dal punto di vista tecnico: giocando più spesso la squadra potrà trovare più velocemente sua identità e si confronterà con un livello più alto».
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