Tobias Reinhart, da fantasma a insostituibile per la Reggiana
Il centrocampista argentino è probabilmente la vera rivelazione granata: «L’anno scorso? Dovevo adattarmi»
Reggio Emilia Simpatico, preparato ma soprattutto non è più un oggetto misterioso. Tobias Reinhart si è imposto all'attenzione generale ed è entrato nel cuore dei tifosi granata, oltre che nelle grazie di mister William Viali.
«Prima di tutto – rimarca – vorrei fare gli auguri ai tifosi della Reggiana che festeggiano i 105 anni di vita».
Qual è la parentela italiana che lo lega al nostro Paese?
«Mio nonno era di Pordenone e quando è scoppiata la guerra ha lasciato l'Italia per venire in Argentina, quindi mi sento italo-argentino e ho il doppio passaporto».
Subito titolare contro il Mantova...
«Sono molto contento di avere avuto questa opportunità per dimostrare ciò che valgo e di questo devo dire grazie a mister Viali, oltre alla società».
Da oggetto sconosciuto per sei mesi nella Reggiana di Nesta a pedina fondamentale del centrocampo nella Reggiana di Viali: cosa è successo?
«Sapevo che dovevo fare un percorso di adattamento perché venivo da un campionato argentino molto diverso, in un ambiente nuovo ed era necessario capire bene il calcio italiano per poter poi essere pronto a giocarmi le mie chance».
Play davanti alla difesa o mezzala: dove si trova meglio?
«Nel Temperley, la mia squadra in Argentina, ho iniziato come esterno d'attacco ma poi con il passare del tempo mi sono sempre spostato in mezzo al campo e ora credo di poter interpretare entrambi i ruoli».
Possiamo definirla un centrocampista con l'istinto del gol?
«Mi è rimasta la propensione per il gol ma sono consapevole che devo soprattutto applicarmi nella fase difensiva».
La partita di sabato contro la Carrarese può essere l'occasione per dare una svolta al campionato della Reggiana?
«Se guardiamo la classifica si potrebbe pensare che è una partita da vincere a tutti i costi ma il campionato di serie B non ti permette di fare queste considerazioni perché il risultato non è mai scontato. Ogni partita noi ci giochiamo tutto perché ogni punto è fondamentale. Certo sarebbe bello tornare a casa con un successo».
Sta pensando anche alla prossima partita contro lo Spezia, quando tornerà al Picco da ex di turno?
«Non me lo posso permettere perché devo essere concentrato su questa partita. Ovviamente mi farà piacere tornare a La Spezia per ritrovare alcuni amici».
Si può dire che la Reggiana sia ancora alla ricerca di un suo equilibrio tattico soprattutto di un centrocampo che faccia da collante tra difesa e attacco?
«È vero ma lo ritengo abbastanza fisiologico perché sono passate poche partite. Col tempo troveremo le giuste misure per essere più compatti in fase difensiva per non subire le ripartenze degli avversari. Siamo consapevoli che dobbiamo migliorare».
Quanto è cambiato rispetto agli inizi italiani nelle fila dello Spezia?
«Ritengo di essere maturato come capacità d'interpretare il ruolo e di leggere la partita».
Dopo questa esperienza italiana le piacerebbe tornare in Argentina e si sentirebbe all'altezza di giocare nel River o nel Boca?
«Sarebbe un sogno ma in Argentina si gioca un calcio diverso, più agonistico e di temperamento. Ogni partita è una battaglia».
È stata una buona palestra per sbarcare nel calcio italiano?
«Penso di sì, perché sono abituato ai contrasti e al gioco duro».
Cosa c'è di speciale nel tifo argentino che viene esaltato nelle immagini del derby tra River e Boca?
«Quando i tifosi vanno allo stadio cercano di scappare dalla difficile realtà di tutti i giorni e riversano nella squadra del cuore tutti i loro sogni e le aspettative di vittoria. E' l'occasione per un riscatto sociale».
Con le dovute proporzioni, questo tifo passionale l'ha ritrovato anche al Città del Tricolore?
«Argentini e italiani sono molto vicini come cultura e nel derby col Parma ho riassaporato la stessa passione delle sfide alla Bombonera. E' stato entusiasmante, mi sono sentito a casa».
Dopo la parentesi allo Spezia è rientrato in Argentina: perché è voluto tornare in Italia? Perché si guadagna di più?
«La mia scelta è stata per la qualità del calcio italiano, perché cerco sempre di migliorare come giocatore».
Si è calato nel ruolo del play ma si è ritrovato come concorrenti di maglia due giocatori di assoluto valore come Cigarini e Stulac.
«E' un piacere enorme avere loro come compagni di squadra e perché ho tutto da imparare».
Con chi vive a Reggio Emilia?
«Vivo solo, frequento poco la città anche se è molto bella, spero un giorno che i miei genitori mi possano raggiungere».
È seguita la Reggiana in Argentina?
“Tantissimo dai miei genitori e dai miei amici» sorride Tobias.
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