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Reggiana, senti Sersanti: «Gli episodi arbitrali non diventino alibi»

Luigi Cocconcelli
Reggiana, senti Sersanti: «Gli episodi arbitrali non diventino alibi»

Il centrocampista granata vuole guardare avanti e rifiuta il mercato: «Resto qua»

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Reggio Emilia Alessandro Sersanti allontana le voci di mercato, almeno sino a fine campionato, reputa le notizie di un interessamento nei suoi confronti del Pisa alla stregua dei tanti rumors naturali di un periodo di trattative aperte.

«A Reggio – dice- sto bene, sono contento di quanto fatto personalmente e dalla squadra, sono qua e voglio proseguire il mio percorso di crescita, poi a giugno insieme alle società valuteremo quale sarà il mio futuro».

Sersanti alla Reggiana è in prestito dalla Juventus con obbligo di riscatto a determinate condizioni. A quanto pare, però, condizioni che non sono facili da raggiungere, sia sotto l’aspetto dei risultati sia di quello economico. Ma di questo ci sarà tempo e modo di parlarne.

Il granata si dice riconoscente e gratificato per il suo trascorso alla Juve, con cui per tre volte è andato in panchina in serie A, senza però mai assaporare la gioia del debutto.

«Nelle giovanili dalle mie parti, nel Grossetano, ho sempre agito da centrale, alla Juve ho avuto modo di perfezionare, conoscere i miei pregi ed i miei limiti, anche solo vedere come si allenano giocatori come Di Maria, Chiesa, Bonucci ad esempio ti aiuta a crescere, e poi molto formativa è stata l’avventura nella Next in C, perché ti misuri con i grandi e l’esperienza poi ti torna utile» ammette.

Ha parlato di limiti, dove pensa d dover migliorare?

«Nella tecnica, nell’interpretazione dei vari momenti della partita, quando è il momento di spingere e quando gestire, capire che non sempre puoi e devi andare al massimo».

La capacità aerobica, che sembra essere la sua prerogativa è naturale o frutto di allenamento?

«No, per quella debbo ringraziare papà a mamma, è un periodo che sto bene. Speriamo duri».

Finora è stato impiegato in diversi ruoli, anche esterno, quello attuale, interno in un centrocampo a 3 è quello che preferisce?

«Mi adatto alle esigenze della squadra, ultimamente questo assetto sta pagando, se togliamo di mezzo l’incidente di Cittadella, le prestazioni ci sono sempre state, anche quando, vedi Sassuolo, Modena o sabato a Salerno, non abbiamo raccolto punti le partite per mentalità, intensità sono sempre state giocate bene. Quindi, sì, diciamo che il modulo tattico trovato è quello giusto».

La Reggiana si trova con ben otto giocatori in diffida. Questo può rappresentare un handicap sotto l’aspetto psicologico, un fattore condizionante?

«Mi auguro di no, non possiamo e non dobbiamo snaturare il nostro modo di giocare e di andare a pressare, a recuperare palla, poi con l’andare avanti della stagione ci sta di avere qualche defezione, speriamo le squalifiche non arrivino tutte assieme».

Sguardo avanti, a domenica. Il Palermo pare molto attivo sul mercato, ad oggi non si sa se e su quanti nuovi innesti possa contare, come si prepara una partita non avendo piena cognizione di chi puoi trovarti di fronte?

«Una cosa la sappiamo, che il Palermo è squadra molto forte, costruita per stare in alto, che di recente ha cambiato anche modulo (Dionisi è passato dal 4-3-3 al 3-5-2, ndr) , poi appunto non sapendo se avrà volti nuovi, noi stiamo lavorando soprattutto su noi stessi, sui nostri principi. Giochiamo in casa, vogliamo vincere perché la continuità in un campionato così equilibrato diventa fondamentale».

Il Palermo ultimamente in trasferta fa fatica, è reduce da tre sconfitte di fila, casualità o ci sono ragioni di ordine tattico od altro?

«Non saprei, mi viene da toccare ferro perché all’andata si diceva che non vinceva mai in casa, ribadisco che si tratta di una squadra forte, in salute e con il morale alto, ma in questo torneo nulla è scontato, massimo rispetto, ma anche consapevolezza piena nei nostri mezzi».

Capitolo arbitraggio: vi sentire davvero danneggiati, sfortunati o mal tutelati?

«Ecco, penalizzati lo siamo stati, questo è evidente, ma non deve diventare un alibi, piuttosto dobbiamo essere bravi, provare ad indirizzare, portare gli episodi dalla nostra parte»