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O Rey Massimo Palanca: «Il mio Catanzaro è più forte ma occhio alla Reggiana»

Nicolò Valli
O Rey Massimo Palanca: «Il mio Catanzaro è più forte ma occhio alla Reggiana»

Intervista all’indimenticato ex giallorosso: «I granata hanno fatto qualche pareggio di troppo ma sono in linea con l’obiettivo»

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 Reggio Emilia «Va bene se rimandiamo l’intervista di mezzora? Devo andare a prendere la nipotina a scuola. Ormai fare il nonno è la mia attività principale».

Per le nuove generazioni il nome non è di immediato riconoscimento, ma per chi ha qualche capello bianco è impossibile non emozionarsi pensando a Massimo Palanca, “O Rey” , come lo hanno ribattezzato in Calabria in riferimento a Pelè. Un paragone non blasfemo per un attaccante che tra gli anni ’70 e ’80 ha fatto sognare Catanzaro, con 116 reti tra A, B e C ( oltre a 20 gol in Coppa Itali), alcune delle quali, ben 13, realizzate direttamente da corner. A Catanzaro, in sostanza, è un idolo, tanto è vero che gli hanno conferito la cittadinanza onoraria. A pochi giorni dalla sfida di domenica al Ceravolo tra il suo Catanzaro, quarto in classifica e con sogni di massima serie, e la Reggiana, l’ex bomber si racconta tra passato e presente con una panoramica sul campionato di serie B.

Palanca, che gara prevede domenica?

«A Catanzaro c’è grande entusiasmo e la società sta lavorando molto bene, al punto che non si nota la differenza tra Vivarini e l’attuale allenatore Caserta. Dare stabilità è importante. Occhio, però, alla Reggiana».

Segue la formazione granata?

«Dalla mia casa di Macerata guardo tutte le sintesi del campionato e quando posso vado allo stadio. La Reggiana mi sembra una squadra viva e che può giocarsela per la salvezza. Forse ha fatto qualche pareggio di troppo ultimamente, ma è in linea».

Prevede una partita da tripla?

«Onestamente più da 1-X. L’eventuale sconfitta granata, però, non pregiudicherebbe nulla. La Reggiana, in ogni caso, evoca a noi del Catanzaro grandi ricordi».

Ovvero?

«Una delle storiche promozioni della formazione calabrese è arrivata proprio al Mirabello: era il 1976, vincemmo due a uno anche grazie ad un mio gol e salimmo in serie A, mentre la Reggiana retrocesse».

Il bomber Iemmello è il pericolo pubblico numero uno? «È il terminale offensivo principale e anche se magari è poco nel vivo del gioco poi riappare quando c’è da concretizzare. Col suo potenziale poteva arrivare prima ad alti livelli. In questo momento è però tutta la squadra a viaggiare forte». Che campionato è quello attuale?

«Sulla falsariga di quello degli scorsi anni, molto livellato e dove ogni partita è aperta e ricca di colpi di scena. Ci sono formazioni che stanno deludendo mentre altre, è il caso di Cesena e Juve Stabia, hanno puntato sulla continuità facendo qualche piccolo ritocco. Credo che questa possa essere la strategia vincente. Per la lotta playoff e playout è comunque ancora tutto da definire».

Che giudizio ha del Var?

«Negativo. Oggi gli arbitri si trincerano dietro al protocollo, ma ai miei tempi per dare rigore gli arbitri volevano vedere il sangue. Adesso basta un minimo tocco, tanto è vero che i difensori si mettono le mani dietro la schiena per non correre il rischio. Io sono rimasto al guardare la palla e stare addosso all’avversario».

Chi è il Massimo Palanca del calcio attuale?

«Ci sono tanti giocatori bravi, sino a prima dello scoppio della pandemia facevo il selezionatore per le formazioni giovanili delle Marche. Dei giocatori che ho visto crescere in passato ne cito uno: Giuseppe “Pepito” Rossi».

La vedremo a Reggio?

«Potrei venire per Sassuolo-Catanzaro in programma l’ultima giornata. Del gruppo di allora faceva parte anche Claudio Ranieri, oggi allenatore della Roma: ci sentiamo spesso». © RIPRODUZIONE RISERVATA