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Dal sogno di Sinner alla realtà di Leonardo Portioli: il giovane talento reggiano del tennis che punta in alto

Riccardo Mandurino
Dal sogno di Sinner alla realtà di Leonardo Portioli: il giovane talento reggiano del tennis che punta in alto

A 17 anni e abita a Reggiolo dove è tesserato per il club locale: «Di questo sport amo che sia individuale. Si vince e si perde da soli»

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Reggiolo Il tennis è uno sport inglese affascinante che appassiona tantissimi tifosi specialmente nel periodo dei grandi tornei internazionali. Leonardo Portioli è un giovanissimo tennista reggiano che ha tanti sogni. Grazie alle prodezze di Jannik Sinner, il tennis è tornato nel nostro Paese uno sport di primissimo livello e tanti ragazzi sognano si seguire le orme del talento alto-atesino. «Anche se il mio idolo è Rafa Nadal, ammiro tantissimo Sinner. Guardo tantissime sue partite, vince sempre ed è un piacere osservarlo», ha dichiarato Portioli, 17enne di Reggiolo tesserato per il tennis club del suo paese.

Come ha iniziato a giocare a tennis?

«Da piccolo ho praticato contemporaneamente, oltre a questo sport, anche calcio e basket. Ma poi la passione mi ha portato a proseguire con la racchetta. Da piccolo ho vinto vari tornei provinciali e ho partecipato a master regionali con buonissimi risultati».

Ha partecipato a qualche torneo importante nella tua breve carriera?

«Il Torneo internazionale Lemon Ball a Roma, un’esperienza incredibile che mi ha fatto crescere tanto».

Che istituto superiore sta frequentando?

«Frequento il liceo scientifico-sportivo a Suzzara, sono al quarto anno. Non ho mai avuto debiti, me la cavo a scuola. Le mie materie preferite sono le discipline sportive e la biologia».

Quante volte si allena?
«Mi alleno 4/5 volte a settimana. Faccio un’ora e mezzo di tennis e un’ora di atletica per migliorare la preparazione fisica. La domenica, se non gioco, mi dedico ad un allenamento individuale solo giocando a tennis».

Cosa le piace del suo sport?

«Di questo sport amo che sia individuale. Si vince e si perde da soli, non c’è modo di dare colpe ad altri quando non si arriva al successo. Il tennis è uno sport psicologico e non è semplice gestire le emozioni di campo». Visto che le piace Sinner, cosa ne pensa della sua recente vicenda legata al doping? «Ha fatto bene a patteggiare per non compromettere tutto l’anno. Io credo che sia innocente, ma ora dovrà essere più attento nelle scelte del suo team».

Cosa vuole fare dopo il diploma, oltre al tennista professionista?

«Vorrei rimanere nell’ambito della medicina o della fisioterapia, sicuramente proseguirò gli studi con un percorso universitario. Chiaramente continuerò ad inseguire il mio sogno nel tennis».

Ha dei riti scaramantici prima di scendere in campo?

«No, non sono scaramantico. Mi concentro solo sull’avversario che devo sfidare».

Come gestisce l’errore durante la partita visto che in campo non ha compagni che la possano supportare?

«A volte non reagisco bene, ma sto cercando di essere meno impulsivo e controllare la rabbia. La strategia è dimenticare l’errore fatto e pensare al punto successivo».

Che rapporto ha con il suo allenatore?

«In uno sport individuale è fondamentale, ho un grande legame con lui. Si chiama Andrea Trenti, mi segue da 9 anni e siamo andati insieme in giro per l’Italia, mi conosce bene e sa dove devo migliorare. Si è creato un rapporto d’amicizia anche fuori dal campo. Quando ci alleniamo ognuno ha il proprio ruolo e non me le manda a dire! Sono davvero fortunato ad avere un grande allenatore come lui a bordo campo e ad avere il sostegno del Tennis club Reggiolo».l © RIPRODUZIONE RISERVATA