Gazzetta di Reggio

Sport

Calcio Serie B – L’intervista

Reggiana, mister Dionigi: «I ragazzi sono stati super. Ora dobbiamo rimanere umili fino alla fine»

Roberto Tegoni
Reggiana, mister Dionigi: «I ragazzi sono stati super. Ora dobbiamo rimanere umili fino alla fine»

L’allenatore esalta il gruppo dopo la vittoria d’oro sullo Spezia

4 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia È un Davide Dionigi raggiante, ma consapevole che ancora l’opera non è compiuta, quello che si presenta in sala stampa, soddisfatto dei risultati e dell’atteggiamento.
 

In nove giorni è svoltato il campionato della Reggiana?

«Come risultati sicuramente. Riprendo una frase che avevo detto qualche giorno fa: il campionato è svoltato quando abbiamo iniziato a lavorare forte, come piaceva a me, quindi è un percorso iniziato prima delle tre vittorie consecutive».

Ora raccogliete i frutti.

«Frutti di alcune settimane pesanti, sotto tutti i punti di vista».

Contro lo Spezia, un inizio complicato, poi s’è rivista la squadra ammirata a Modena.

«È vero, siamo andati in difficoltà contro una squadra veramente forte, che ha un organico da primo posto e che ci ha punito su palla inattiva, il suo punto di forza».

Ha fatto dei cambiamenti in corsa per ovviare a questa sofferenza?

«Dal 3-4-3 siamo tornati al 3-4-1-2, andando a marcare, come a Modena, il mediano di costruzione dello Spezia. Poi quando siamo calati a centrocampo, ho rinforzato in mezzo, tenendomi delle sostituzioni di “gamba”, come Kumi, Girma e Sersanti».

E in quel frangente, la Reggiana ha cambiato marcia.

«Penso che, in generale, l’allenatore abbia tanti meriti, tattici e motivazionali. Tuttavia, penso che questa partita l’abbiano vinta i ragazzi, io non ho grandi meriti. La squadra è stata fantastica e so che esistono partite in cui sono i giocatori protagonisti in tutto e per tutto».

L’incognita maggiore era la tenuta atletica e mentale dopo un derby nervoso giocato solo 48 ore prima.

«Non sono affatto sorpreso, però tutti ci chiedevamo come avrebbe risposto la squadra. La risposta è stata rimontare per la seconda volta uno svantaggio e vincere la partita. Fisicamente, nel secondo tempo, la squadra si è sciolta dopo un inizio in salita anche per via delle tante energie nervose spese a Modena e per merito di uno Spezia agguerrito. È stata battaglia vera e questo ci dà ancora più orgoglio».

Ancora una prova straordinaria di Gondo.

«È un ragazzo di grande cuore, di grande sensibilità. Per fortuna non ho solo lui con queste caratteristiche. Quando un allenatore arriva a fine campionato, ha bisogno di capire umanamente i suoi giocatori e credo che nella Reggiana ci siano tanti Gondo, come personalità».

Si aspettava uno Spezia che difendeva molto alto?

«Avevamo un piano sia per questa situazione che per l’altra, in caso di attesa. Sono venute bene ambedue».

Due anni che non allenava e ora sta compiendo un vero miracolo sportivo.

«Apro una parentesi importante per me: non ho allenato per tanto tempo perché, dopo alcune esperienze negative, ho voluto accettare solo situazioni in cui potevo lavorare con le persone giuste».

Qualche merito, alla luce delle tre vittorie di fila, se lo riconosce?

«Non sono una persona che si prende meriti, piuttosto ne do quando i ragazzi spingono. Inoltre, ho voluto che la squadra si affidasse completamente a quel che dicevo, anche se era sbagliato. Quindi il merito maggiore è che mi hanno seguito, soprattutto all’inizio quando la situazione era molto più grave di adesso».

La classifica l’ha guardata?

«Ancora no, e non l’ho fatto nemmeno dopo le sconfitte con Cremonese e Pisa, altrimenti si perdono energie a fare dei calcoli».

A 41 punti che scenario si apre?

«Non cambio idea, con 42-43 punti potresti salvarti, dipende dagli scontri diretti. È uno scenario che ci deve dare tanta fiducia. Non era facile, con due sconfitte di fila ad inizio percorso».

Sta ripercorrendo le orme lasciate nella salvezza ottenuta con l’Ascoli?

«Ci sono molte similitudini. Quello di Ascoli era un grande gruppo, umanamente parlando, ed è la cosa più importante quando sei in difficoltà. Inoltre, avevo tanta qualità in attacco».

L’impresa di allora si può ripetere?

«Vediamo (sorride, ndr). Ora arriviamo in fondo senza dire niente, continuando così, col profilo basso e con l’umiltà ammirata oggi. Abbiamo giocato con una dedizione ancora più grande di quella vista a Modena».

Cosa la soddisfa di più di questa Reggiana?

«L’aspetto mentale, senza alcun dubbio. È fondamentale, quando subentri, incidere più nella testa che nelle gambe o nella tattica. Dialogo tanto coi calciatori, all’interno di un concetto di squadra. Faccio l’esempio di un Girma che è entrato dalla panchina e ha “mangiato” l’erba».