Amadei resta granata: il patron della Reggiana scaccia la crisi del settimo anno
Rimodulato il budget ma non il programma volto alla salvezza per la squadra
Reggio Emilia La Reggiana si appresta a disputare la terza stagione di fila in serie B, cosa che non accadeva dagli anni Novanta, e il patron Romano Amadei sembra aver anche scacciato una potenziale “crisi del settimo anno”. O per lo meno l’ha rimandata, almeno fino a quando alla sua porta non busserà chi ha credibilità e programmi seri per la Reggiana. In questi mesi diversi soggetti interessati hanno presentato proposte, chiesto informazioni e documenti ma all’atto pratico non c’è stata nessuna apertura per una trattativa seria. L’attuale azionista di maggioranza Romano Amadei sarà ancora al centro del mondo granata, così come Carmelo Salerno si avvia a concludere il suo quinto anno da presidente. Salerno, insignito il 10 dicembre 2020 dei di amministratore delegato e presidente, era stato chiamato alla corte granata proprio dal patron Amadei. Il vice presidente Giuseppe Fico, invece, è ormai prossimo al decimo anno da dirigente granata. L’amarezza è proprio nel constatare come dal 2019 a oggi da dieci i soci granata si sono ridotti a tre.
Alle uscite di scena dei soci che avevano dato vita a Reggio Audace non ha fatto riscontro l’ingresso di nuovi azionisti e così oggi Amadei ha il 65% delle quote, Salerno il 30% e Fico il 5%. La Reggiana si appresta a chiudere un bilancio 2024/25 con un disavanzo che oscillerà dai 6 ai 7 milioni di euro di perdita. La proprietà si è ritrovata venerdì scorso a Lentigione nella sede dell’Immergas, alla presenza anche del dg e vice presidente Vittorio Cattani, per gettare le basi per la nuova stagione sportiva. I timori dei tifosi granata di un cambio della proprietà, almeno per il momento, sono stati dissipati o per meglio dire, rimandati. L’iscrizione al prossimo campionato è ormai cosa fatta e in questo periodo di turbolenze dovute alle difficoltà dei vari club, non è per niente scontato poter presentare una fideiussione bancaria da 800mila euro e la licenza di idoneità per lo stadio. La società granata ha previsto la rimodulazione degli investimenti e un’ottimizzazione dei costi di gestione del club, il che non significa spendere meno, ma in sostanza, spendere bene. Si cercheranno di recuperare risorse dal mercato, dai diritti televisivi, dalla campagna abbonamenti e dalle sponsorizzazioni che sono le maggiori voci attive del bilancio, oltre al minutaggio dei giovani. Si è deciso per una riduzione dei costi attorno al 10/20% e i soci, assieme al manager Eugenio Imbergamo, responsabile del controllo di gestione, cercheranno di capire dove operare cercando di tutelare il budget per la prima squadra. Questa è l’indicazione del presidente Salerno che, ovviamente, mette il mantenimento della categoria come priorità. In questa logica s’inserisce la scelta del nuovo direttore sportivo che ha un preciso identikit (giovane, emergente, conoscitore dei giovani e delle due categorie) con una peculiarità: un’ampia visione delle nuove dinamiche del calcio. Il che significa una perfetta sintonia con l’allenatore Davide Dionigi ma soprattutto la necessità di investire su alcuni giovani di proprietà provenienti dalle società di serie A e pure dalle categorie inferiori. Operazioni tese a ridurre il monte ingaggi grazie alle uscite di giocatori che sono in scadenza di contratto (Pettinari, Vido, Kabashi, Bardi) ma soprattutto a una riduzione della rosa che sarà solo di 22 atleti più tre portieri. L’altro elemento che non potrà mancare al nuovo ds è la capacità di gestire il gruppo, soprattutto nei momenti di difficoltà. In questa fase le candidature che da più parti vengono proposte tengono conto di queste caratteristiche. È il presidente Salerno a tenere i “casting “ per la scelta del nuovo direttore sportivo e quando avrà concluso i colloqui porterà le sue preferenze sul tavolo dei soci per la scelta definitiva. l © RIPRODUZIONE RISERVATA