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L’analisi

Reggiana, Dionigi è il vero valore aggiunto: tattica, coraggio e umiltà alla base della rinascita granata

Wainer Magnani
Reggiana, Dionigi è il vero valore aggiunto: tattica, coraggio e umiltà alla base della rinascita granata

Sono i risultati e i numeri nel corso di queste prime sette giornate ad avvalorarlo: una media punti a partita di 1, 3 quindi da salvezza; una squadra che ha segnato 10 gol e di questi ben nove portano la firma di attaccanti

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Reggio Emilia Il tecnico Davide Dionigi è un valore aggiunto per la Reggiana. Sono i risultati e i numeri nel corso di queste prime sette giornate ad avvalorarlo: una media punti a partita di 1, 3 quindi da salvezza; una squadra che ha segnato 10 gol e di questi ben nove portano la firma di attaccanti. Tutto questo non è che la conferma di ciò che già lo scorso campionato Dionigi era riuscito a compiere conquistando una miracolosa salvezza. Ripensando alle partite contro Cittadella, Spezia, Modena e Juve Stabia emergono delle sfaccettature e dei punti di forza che ritroviamo anche nel corso di questo avvio di stagione. Quest’anno come lo scorso campionato è una Reggiana che sa ribaltare lo svantaggio iniziale ma soprattutto è una squadra che valorizza le proprie qualità tecnico tattiche cercando al contempo di evidenziare i punti deboli degli avversari. La vittoria di sabato allo stadio Manuzzi contro il Cesena è stata il capolavoro e ha gli stessi connotati tattici del successo dello scorso anno al “Braglia” col Modena: la scelta di puntare su un attacco veloce, senza dare punti di riferimento ai difensori avversari. Nella partita della svolta contro il Cittadella nella passata stagione, l’idea tattica era di giocare un primo tempo d’attesa per scacciare le paure per poi uscire alla distanza. Lo stesso è successo quest’anno contro lo Spezia: i granata dovevano togliersi le scorie della scoppola di Bolzano per poi fare la propria partita. Sono alcuni esempi concreti che dimostrano come a monte ci sia una preparazione della partita studiata, preparata e con grandi intuizioni. C’è il lavoro di tutto lo staff tecnico (Sibilano, Liperoti e Hiro) che Dionigi trasforma in precise scelte tattiche che prima prova in allenamento e poi le ripropone nel corso della partita. Sintetizzando si può dire che Davide Dionigi è un vero fuoriclasse a livello tattico e questo gli viene riconosciuto dai giocatori, dagli addetti ai lavori e da chi ha lavorato con lui nel corso di questi anni. Saper impostare le partite con questi concetti e poi saperle “leggere” nel corso del match è una delle indubbie doti del tecnico granata. Poi subentra la corretta gestione del gruppo. Dionigi, forte della sua decennale esperienza da giocatore, ha capito che nel rapporto con il gruppo deve prevalere la sincerità e l’onestà intellettuale. Il tecnico granata parte anche da un grande vantaggio, che spesso ama ripetere: ha vissuto tante esperienze e non ha più nulla da perdere se non seguire ciò che gli dice cuore e cervello. Ed è anche un “aziendalista” e l’ha dimostrato accettando una precisa filosofia a livello di mercato che ha privilegiato l’arrivo di giocatori giovani e di proprietà ma soprattutto giocatori fortemente motivati perché alla ricerca di un riscatto o di una consacrazione. Si è assunto la responsabilità di giocare con tre ventenni debuttanti in serie B (Bonetti, Motta e Bozzolan) accanto ad altri giovanissimi come Charlys, Mendicino e Lambourde. Ha avuto la bravura di rivitalizzare atleti come Girma e soprattutto Gondo. Con Portanova c’è un feeling speciale ma sempre impostato su un principio che vale per tutti: gioca chi è in condizioni di reggere novanta minuti ad alta intensità. Lo stesso agonismo e la concentrazione che pretende ad ogni allenamento. Il rettangolo di gioco del centro sportivo di Villa Granata è sacro. C’è anche un particolare non trascurabile: nelle sue vene scorre sangue reggiano. È nel suo Dna e se anche ha girovagato per tutta l’Italia calcistica, i connotati sono del “Testa Quedra” e ne va orgoglioso. Ci sono poi significativi fattori comunicativi, relativi al come il tecnico granata sa proporsi, vale a dire con umiltà, sincerità e orgoglio. Non ama raccontare frottole e anche se le sue analisi del post partita sono sempre oneste e strettamente legate alla realtà. Il suo linguaggio è semplice, senza artifici. Non ama i luoghi comuni, le frasi fatte e non avverte la necessità di essere accondiscendente (o ruffiano( poiché è conscio che il suo destino è legato ai risultati del campo e non alle “simpatie”. Difetti? I suoi sono legati alle etichette che nel corso degli anni gli hanno appiccicato addosso e che spiegano come mai abbia sempre dovuto sgomitare e subentrare in corso di stagione per allenare. Non ama alzare la voce o avanzare pretese per avere un rinnovo del contratto ma si affida al campo, ai fatti. l © RIPRODUZIONE RISERVATA