Subbuteoland, la casa del calcio in miniatura: a Reggio Emilia un luogo unico in Italia
Un progetto nato dall’amore per il Subbuteo e dalla voglia di farlo conoscere alle nuove generazioni: Saverio Bari è il fondatore dell’associazione e anima di questo spazio
Reggio Emilia Nel cuore dell’Emilia, in via Tresinaro 28/B, tra passione sportiva e spirito di comunità, sorge Subbuteoland, un luogo unico in Italia dedicato al calcio in miniatura. Un progetto nato dall’amore per il Subbuteo e dalla voglia di farlo conoscere alle nuove generazioni. Ne parliamo con Saverio Bari, fondatore dell’associazione e anima di questo spazio, che in pochi anni è diventato un punto di riferimento nazionale per tutti gli appassionati.
Da dove nasce l’idea di Subbuteoland?
«Nasce dal desiderio di fare qualcosa di concreto per il calcio da tavolo, che è il mio sport da sempre. Volevo farlo conoscere ai più giovani e farlo riscoprire ai grandi, perché non è un gioco dimenticato ma uno sport vivo, capace di unire generazioni. Ho iniziato a nove anni e oggi, a cinquantacinque, continuo con lo stesso entusiasmo. Quando abbiamo avviato Subbuteoland non immaginavamo un interesse così grande: la Federazione ha creduto subito nel progetto e ci ha proposti come centro federale, affidandoci eventi di primo piano, è stato un segnale di grande fiducia e riconoscimento».
Com’è strutturata la vostra sede?
«È uno spazio ampio, ben servito e facilmente accessibile. Abbiamo una zona ristoro, un sistema di monitor per seguire le partite e ambienti adatti a diverse attività. L’obiettivo è renderla sempre più accogliente e aperta, non solo al subbuteo ma anche ad altri sport e giochi affini, per farne un luogo di incontro inclusivo».
Quali sono le attività principali che organizzate?
«Il cuore della nostra programmazione sono i tornei settimanali per i soci, ma ospitiamo anche competizioni nazionali e internazionali. Tra gli eventi più importanti ci sono la Champions League del 2022 e il Campionato Italiano Individuale, che si disputa da tre anni consecutivi qui. Organizziamo anche la fiera “Pane e Subbuteo”, che riunisce giocatori e collezionisti. A novembre ospiteremo un torneo di calcio balilla e, sempre quel mese, il Campionato Nazionale a Squadre di Subbuteo Tradizionale. La Champions League, con il patrocinio del Comune di Reggio Emilia, della Regione Emilia-Romagna e la promozione della Uisp, è stata un momento straordinario: squadre da tutta Europa, istituzioni presenti e una grande festa per la città».
Come riuscite a mantenere vivo il legame con i giocatori?
«Abbiamo un rapporto diretto e quotidiano con i soci. I tornei settimanali creano appartenenza, ma organizziamo anche giornate aperte, dimostrazioni e corsi di avvicinamento per chi si affaccia al Subbuteo per la prima volta. Quando arrivano scuole o gruppi, il campo cattura subito la curiosità: si inizia per gioco e si finisce per restare. La nostra forza è la varietà delle proposte, che permette a ognuno di trovare il proprio spazio».
E dal punto di vista economico?
«Le entrate principali vengono dalle quote associative e dalle iscrizioni agli eventi. Ma la nostra vera ricchezza è la partecipazione: vedere le persone entusiaste, felici di vivere Subbuteoland, è la soddisfazione più grande».
Guardando al futuro, quali sono i prossimi obiettivi?
«Vogliamo continuare a collaborare con la Federazione Italiana Sportiva Calcio Tavolo e con la Lega Nazionale Dilettanti, che ci hanno riconosciuto un ruolo chiave nella promozione della disciplina. Puntiamo anche alla digitalizzazione, con dirette streaming e contenuti social per raccontare il Subbuteo in modo moderno e coinvolgente. L’idea è far crescere Subbuteoland come hub stabile dedicato allo sport “in miniatura”, ma anche alla socialità e alla formazione».
Qual è il messaggio che volete trasmettere agli appassionati e ai giovani?
«Che il Subbuteo è uno sport che unisce. Vogliamo che chi entra a Subbuteoland senta subito questa energia positiva: il piacere di stare insieme attraverso il gioco. È un ponte tra generazioni, un linguaggio comune fatto di passione, manualità e amicizia».
E come si coinvolgono i ragazzi di oggi dell’era digitale, abituati a smartphone e videogiochi?
«I ragazzi restano affascinati appena vedono il campo. Quando provano, spesso non vogliono più smettere. Stiamo organizzando corsi e attività dedicate ai più piccoli: non vogliamo sostituire i videogiochi, ma offrire un’alternativa concreta. Il Subbuteo ha più di ottant’anni di storia e continua a divertire, è un gioco che mette insieme socialità, abilità e divertimento condiviso, siamo convinti che avrà sempre un suo spazio».l © RIPRODUZIONE RISERVATA
