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Pallacanestro Reggiana, Davide Draghi è sicuro: «Priftis e il suo staff lavorano ogni giorno per uscire dal momento buio»

Linda Pigozzi
Pallacanestro Reggiana, Davide Draghi è sicuro: «Priftis e il suo staff lavorano ogni giorno per uscire dal momento buio»

L’intervista al direttore operativo della Una Hotels, venuto ospite in Gazzetta di Reggio

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Reggio Emilia La R cucita sul petto. Con l’orgoglio di chi ha dovuto lavorare (e tanto) per appuntarsela. La prima volta che Davide Draghi, dall’estate scorsa direttore operativo della Pallacanestro Reggiana, entrò nella bombonera di via Guasco risale ai tempi di del professor Mitchell e di quella Zucchetti che fece emozionare tutta una provincia. Da ragazzino tifoso è poi diventato giornalista, voce vibrante delle telecronache della Pallacanestro Reggiana per Tele Tricolore - sua la cronaca della sconfitta maledetta in Gara 7 della finale scudetto 2015, ma anche dei tantissimi successi di quel ciclo di platino. Da lì il passaggio nel club biancorosso come responsabile della comunicazione che per un paio di lustri l’ha visto seguire da vicinissimo lo staff, gestire le bizze dei giocatori e pure le chiamate h24 dei giornalisti, reggiani e non. «Nella mia decima stagione nel club, ho un nuovo ruolo - racconta il 37enne reggiano nella redazione Gazzetta di Reggio dove ieri è stato ospite - L’estate è stato un momento di cambiamenti all’interno dell’organigramma societario. Nel mio ruolo precedente, quello di responsabile comunicazione, era a stretto contatto con la quotidianità della prima squadra, ora il mio ruolo gravita sulla parte corporate: marketing, merchandising, comunicazione, ticketing e progetti speciali, benefici e non».

Un impegno che richiede una visione a 360 gradi?

«Il mio ruolo è di coordinarle e tenere in comunicazione fra di loro queste aree che sono già tutte autonome e riportarle poi al general manager Marco Sambugaro e al Cda. Il nostro comune obiettivo è far sì che l’evento della domenica sia perfetto, sia in campo sia fuori dal campo. Ringrazio la presidente Veronica Bartoli e tutto il Cda della società per aver creduto in me e di avermi fatto fare l’upgrade».

Peculiarità del club è da sempre la valorizzazione delle risorse interne: lei è l’ultimo esempio.

«La Pallacanestro Reggiana è fortemente meritocratica. La crescita viene premiata e valorizzata che sia in campo, in panchina o dietro la scrivania. Ci sono tantissimi esempi e anche se sono cambiate le proprietà non è mai cambiato lo spirito, la valorizzazione del personale è rimasta».

Cambiamo prospettiva e invertiamo il discorso inverso: su cosa ora nel suo nuovo ruolo si sta lavorativamente concentrando per valorizzare il marchio Pallacanestro Reggiana?

«Su tantissimi aspetti. Sul breve termine, eventi con sponsor, sul nostro contenitore di progetti per il sociale We CaRE oltre a eventi legati alla partita. Sul medio e lungo termine, sul mantenere sempre più elevato il brand Pallacanestro Reggiana, aumentando il valore complessivo del marchio che è importante e fortemente identitario. Lavoriamo tutti per dare ulteriore valore alla società, comunicando e riuscendo a coinvolgere i nostri partner su tutta la scala, dai tifosi agli sponsor, nelle loro varie tipologie».

Quale è la filosofia di fondo?

«Noi dreniamo il territorio reggiano, chiediamo soldi ai tifosi e sponsor perché in Italia il basket non è ancora sostenibile. E a dirla tutta non lo è neanche in Europa. Un altro grande modo di dare valore al nostro brand è di restituire qualcosa al territorio. Lo facciamo da tre stagioni con We CaRE, una rete di collaborazione fra aziende, associazioni di volontariato e Onlus. A breve vareremo iniziative molto significative».

È operativo sul fronte sponsor. Bilancio?

«Molto, molto positivo. Rispetto alla scorsa stagione la raccolta sponsor è rimasta intatta. Non posso non citare Francesco Iori, il nostro Sales Manager che sta che facendo un grandissimo lavoro. La raccolta è stata superiore ai tre milioni di euro, dato di cui siamo veramente orgogliosi anche perché abbiamo inserito anche tre nuovi sponsor di divisa: Banco BPM e Synergie sulle maglie e Carboni Casa sul pantaloncino».

Dati importanti, visti i trend nazionali. Soddisfatto?

«Lo siamo tutti per essere riusciti ancora una volta a mantenere intatta la nostra rete di aziende sostenitrici. Aziende molto fidelizzate che si trovano bene nel nostro sistema volto alla valorizzazione degli sponsor in un’ottica innovativa».

In che modo vi muovete ora?

«La sponsorizzazione non viene più vissuta come venti o trent’anni, fa quando le esigenze erano diverse e ci si limitava a biglietti gratis e a pubblicità all’interno del palasport. Nel 2025 le aziende vogliono un altro tipo di visibilità, vogliono far network, oltre a voler valorizzare il proprio marchio. Da qui nascono tante cose come per esempio la lounge che abbiamo allestito al Bigi, un’idea di Claudio Coldebella. Abbiamo trasformato quello che è un limite, cioè il fatto che non ci fosse abbastanza spazio per un’area hospitality nell’impianto, trasformando la parte superiore della tribuna in un ristorante vista campo, dove i nostri sponsor possono cenare guardando la partita. Poi ci sono tutti gli eventi che facciamo e ne organizziamo tantissimi».

Quanto è impegnativo tenere il passo con il cambiamento?

«Ci sono ancora società molto tradizionaliste. ma in generale la percezione sta cambiando perché stanno cambiando le esigenze degli sponsor e i club si adattano. Noi siamo apertissimi al cambiamento perché in ultima analisi noi vendiamo emozioni. E dobbiamo cercare di vendere le migliori emozioni possibili. E non mi riferisco soltanto all’offerta agli sponsor, noi lavoriamo per far vivere a tutti, sponsor e tifosi, un’esperienza unica al palazzetto. Non solo in campo. Con tutti i limiti del pala Bigi, vogliamo sfruttare al meglio gli spazi. Ad esempio, quest’anno abbiamo ampliato i punti bar, provato a offrire qualcosa in più a livello di intrattenimento, come la musica in collaborazione con Radio Bruno, i led nuovi, il maxischermo...».

Il campo, almeno nell’ultimo periodo, vi sta riservando dolori. Come uscirne?

«Il risultato sportivo è il nostro obiettivo. Anche nei momenti di difficoltà, però, percepiamo comunque di aver costruito basi che ci permettono di avere un supporto. Il gm Marco Sambugaro e il coach Dimitris Priftis stanno lavorando con grande umiltà, notte e giorno, per uscire da questa situazione non positiva. Vedendo il loro grandissimo senso del dovere e il grandissimo attaccamento a questi colori, sono consapevole che troveranno la strada per uscirne».

Fiducioso, quindi?

«Abbiamo la fortuna di avere una proprietà sempre pronta e disponibile ad ascoltare le esigenze dello staff tecnico e dello staff dirigenziale, per aiutare la squadra a essere migliore».

All’orizzonte c’è una rivoluzione?

«Se ci sarà da parte del gm e del coach la richiesta di intervenire ulteriormente sulla squadra sarà fatto. Se invece si valuterà diversamente, non ci si muoveremo. In questo momento è importante non focalizzarsi su un’eventuale rivoluzione della squadra, ma restare positivi sapendo che la proprietà è vicina allo staff e alla squadra per risolvere la situazione».

In un periodo buio è arrivato il passaggio del turno in coppa.

«Giocare una coppa europea è uno degli asset societari. Questi anni mi hanno insegnato quanto è importante giocarle, affrontando con lo spirito giusto, vivendole cioè come un’opportunità per crescere e migliorare non solo in campo ma anche per conoscere delle mentalità di lavoro diverse che arricchiscono e ampliano il bagaglio delle esperienze. La Pallacanestro Reggiana è sempre stata super aperta all’Europa. Siamo forse stati fra i primi club a credere nelle coppe, giocando anche quelle di seconda e terza fascia, fino ad arrivare a vincere, ormai più di dieci anni, fa l’EuroChallenge. Queste esperienze sono rimaste nel DNA societario nonostante il cambio di proprietà e i vari cambi a livello manageriale. Ora abbiamo lanciato la campagna abbonamenti per il secondo round della Fiba Europe Cup. Un po’ in tutta Italia i dati dicono che le partite di coppa vengono viste meno live, rispetto a quelle del weekend. È normale che sia così anche a Reggio. Allo stesso tempo, però, però credo anche che ci sia tanta curiosità e una bella mentalità da parte di tutti nell’approccio alla coppa. Speriamo che i risultati, ci portino ad avere via via un bello spettacolo di pubblico anche in Fiba Europe Cup».

Altro asset fondamentale è continuare a scommettere sui giovani.

«Abbiamo ancora il batticuore per la vittoria con un canestro allo scadere su Milano nel weekend della nostra Under 19 alla Next Gen Cup. Del resto, che il settore giovanile fosse uno degli assist del club l’aveva dichiarato nel 2020 Veronica Bartoli nella sua primissima intervita da presidente. La scorsa stagione abbiamo raggiunto le finali nazionali terzi con l’Under 17 e arrivando agli spareggi con l’Under 19. Continuiamo su questa su questa strada, con il doppio questo obiettivo di formare giocatori per la prima squadra perché ovviamente quello deve essere l’obiettivo, ma allo stesso tempo di formare anche uomini».

Quello che è successo a lei, in Pallacanestro Reggiana.

«Il mio lavoro è tenere alto il valore del brand Pallacanestro Reggiana dentro e fuori dal campo e il mio impegno è farlo con grande umiltà e grande senso di responsabilità nei confronti di questa società che portiamo tutti dentro perché l’abbiamo cucita sul petto e per noi è più che un semplice lavoro. Personalmente, mi accompagna fin da quando ero bambino, da tifoso sino a essere diventata una parte integrante della mia vita».l© RIPRODUZIONE RISERVATA