I silenzi della Grande Guerra in scena sul palco del Valli
Reggio Emilia: stasera alle 21 la prima assoluta de “Il grande bianco” di Paci Dalò. Il pubblico sarà avvolto dallo spettacolo itinerante
REGGIO EMILIA. Il ricordo della Grande Guerra che è diventato il soggetto del nuovo lavoro scenico e musicale di Roberto Paci Dalò dal titolo “Il Grande bianco”, che verrà presentato in prima assoluta questa sera (ore 21) al Teatro Valli all’interno del Festival Aperto.
Si tratta di uno spettacolo il cui allestimento sfrutta gli spazi dell’edificio per creare una performance totale di teatro-musica itinerante, il cui fine è quello di investigare sulle infinite possibilità sceniche e percettive di un luogo così speciale come il nostro teatro. «L’allestimento si collega agli stati d’animo legati all’assenza, all’attesa nelle trincee di mesi e mesi – spiega il regista Paci Dalò – Una sorta di macchina sensoriale che ospita il pubblico (300 spettatori che entrano da parti diverse) in un modo mai visto prima d’ora: il pubblico si muove infatti tra luci, fumo, proiezioni video, vòlte stellate grandi quanto il teatro stesso, trincee, ospedali da campo, mappe, campane, sirene, elettronica dal vivo. Si cammina tra oggetti – prosegue il regista – mentre i musicisti e gli interpreti sono dislocati nel teatro».
Protagonisti insieme agli attori anche un vero coro alpino (Coro La Baita di Scandiano) e l’Ensemble strumentale del Peri, formato da Marika Rondini (flauto), Samuele Riva (violoncello), Daniele Bonacini (contrabbasso), Gabriele Genta e Nicolò Tomasello (percussioni). «In questo lavoro la retorica è annullata per inoltrarsi piuttosto in un territorio ambientale rarefatto. Immaginiamo un incontro tra un coro alpino e il silenzio della montagna – dice Paci Dalò – Una musica trascendentale che evoca gli spazi sospesi di notti terse, dove anche i più piccoli suoni hanno luogo in uno spazio minuscolo ed enorme allo stesso tempo. Dove la vastità è percepita attraverso il dettaglio. Non è forse questo il riverbero della montagna?».
Autore delle musiche è lo stesso Paci Dalò che ha preso alcune canzoni antiche di montagna e le ha rielaborate. «Ho trasfigurato i materiali originali in modo inaspettato, facendoli incontrare con voci, elettronica e strumenti moderni». Il messaggio che il regista trae dopo un lavoro accurato e intenso, è una sorprendente similitudine tra la situazione del 1914 e quella del 2014. «Anche oggi esistono dei fatti primitivi: la chiusura da parte della Russia dei confini con l’Ucraina non è simile all’uccisione dell’erede degli Asburgo di cent'anni fa?»
Giulia Bassi