Gazzetta di Reggio

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Il regista Salvadore racconta gli scout grazie a due reggiani

Andrea Vaccari
Il regista Salvadore racconta gli scout grazie a due reggiani

Quest’estate, nei primi dieci giorni di agosto, gli scout italiani si sono messi in marcia per raggiungere il raduno nazionale di San Rossore

27 settembre 2014
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REGGIO EMILIA. Quest’estate, nei primi dieci giorni di agosto, gli scout italiani si sono messi in marcia per raggiungere il raduno nazionale di San Rossore, il parco naturale vicino a Pisa, dove sono arrivati in oltre 30mila per il terzo grande incontro della loro storia, a ventotto anni da quello precedente.

Questo percorso è stato vissuto passo dopo passo dal regista Andrea Salvadore, che ha ripreso quei giorni di gioia e di fatica per costruire un documentario di 90 minuti dal titolo “Sulla strada”, presentato nei giorni scorsi al Roma Fiction Feste, e andato in onda giovedì sera su Tv2000.

Andrea Salvadore, regista di altri noti documentari come Atlantico-Pacifico (2012), ha seguito gruppi di scout provenienti da ogni angolo d’Italia lungo il percorso che li ha portati fino a San Rossore. In un’ora e mezza vengono proposte le immagini dei paesaggi attraversati, dalle pendici del Vesuvio all’Appennino toscoemiliano, e il racconto, passo dopo passo, dei pensieri, delle emozioni e delle paure che hanno accompagnato i ragazzi in quest’avventura estiva.

Il docufilm, che non fa uso di voce narrante, prova a ridisegnare una vecchia modalità di racconto che nella televisione italiana hanno praticato Ugo Gregoretti e Nanni Loy, lasciando che a parlare siano solo i protagonisti.

In questa avventura c’è una forte rappresentanza reggiana in quanto due dei ragazzi intervistati, Andrea Mafrica e Giulia Iori, fanno parte della sezione Reggio Emilia 4-clan Arlecchino, e hanno raccontato la loro esperienza con camicia azzurra e fazzoletto al collo.

«Il documentario – racconta Andrea – ha seguito le due parti in cui è stata divisa la nostra route: prima quella vissuta nel nostro Appennino con un gruppo di Genova e uno di Battipaglia (Salerno), poi quella a San Rossore dove eravamo circa 30mila. Abbiamo parlato a ruota libera, e tra le tante cose che ci hanno chiesto, ovviamente, anche il perché ci piace essere scout. Per quanto mi riguarda, ho risposto con semplicità: perchè mi piace condividere e vivere in pieno la comunità. Stare per strada come facciamo noi scout aiuta a fortificarsi e a mettersi in discussione».

«Abbiamo scoperto un mondo – ha raccontato Salvadore alla presentazione, ringraziando pubblicamente Giulia per averlo aiutato a capire in modo chiaro e profondo chi sono gli scout – molto più libero di quanto si creda. Tanto libero da avere perfino un rapporto che impropriamente potremmo definire laico con la stessa chiesa cattolica. Gli scout sono stati messi dentro la camicia azzurra da piccoli ma poi hanno proseguito questo cammino perché ci si trovano bene. Si divertono, imparano a fare cose con le mani e comunicano tra loro con un uso moderato dei social networks. Sono curiosi e positivi. Alla fine di questo viaggio una cosa mi ha colpito più di altre: l’attitudine all’ascolto. La scoperta che fare strada vuol dire fare attenzione al racconto degli altri. Loro, i ragazzi scout, la chiamano condivisione».