Gazzetta di Reggio

La semolatrice è tornata alle Officine Reggiane

La semolatrice è tornata alle Officine Reggiane

La presentazione al capannone 19 ora sede del Tecnopolo: «Qui non solo macchine da guerra»

30 settembre 2014
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REGGIO EMILIA. La semolatrice, o meglio la pulitrice quadrupla da semole, è tornata a casa. Il macchinario degli anni Trenta, testimonianza simbolica dell’attività delle Officine meccaniche reggiane anche nel campo della produzione di strumenti meccanici per mulini e pastifici, è stata infatti ufficialmente riposizionata ieri pomeriggio nella sua sede di produzione, il capannone 19 ora sede del Tecnopolo.

«Qui, dunque, alle Reggiane, non venivano prodotte solo macchine volanti – ha detto Riccardo Ferretti, pro rettore della sede reggiana di Unimore – ma anche macchine per la vita cioè macchinari per produrre pasta. Con grande onore ci siamo presi cura del restauro della semolatrice e abbiamo deciso di riportarla qui, nel luogo che la città di Reggio vuole dedicare a una nuova idea di artigianalità».

Ritrovata in modo quasi fortuito a Termini Imerese, la semolatrice, prodotta negli anni Trenta negli stabilimenti delle Reggiane, è stata pazientemente riportata in città dalla Sicilia e sottoposta a un prezioso restauro, durato circa due anni, come ha spiegato Adriano Riatti, curatore dell’archivio digitale delle Reggiane presso Unimore: «Era in condizioni malconce, alcune parti sono state restaurate, altre interamente ricostruite. Ma, come potete vedere, si tratta di un vero e proprio gioiello per la nostra città considerando che quasi tutti gli altri macchinari prodotti o utilizzati dalle Reggiane sono stati purtroppo rottamati».

La produzione di tali tipi di macchinari da parte delle Officine reggiane non fu una storia di breve durata ma si sviluppò a partire dagli anni ’20, con l’acquisizione di una società specializzata con sede a Monza, per terminare negli anni ’60; circa quaranta anni in cui le Reggiane coprirono non solo il mercato italiano, ma anche quello straniero con cifre davvero rilevanti.

All’intervento di Nunzio Russo, uno dei principali artefici del trasferimento della semolatrice a Reggio e persino autore di un romanzo in cui viene narrato l’acquisto del macchinario dall’azienda di Termini Imerese, è seguito quello di Valeria Montanari, assessore all’Innovazione: «Dietro questo macchinario c’è una storia fatta innanzitutto di persone, la “generazione delle Reggiane” che seppe creare eccellenze come questa».