Gazzetta di Reggio

Da Reggio Emilia a Los Angeles per vivere di musica

di Martina Riccò
Da Reggio Emilia a Los Angeles per vivere di musica

Il sogno dei “What A Funk?!” è trovare un’etichetta discografica negli Usa e riuscire ad affermarsi

19 luglio 2015
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REGGIO EMILIA. C’è chi, scontento di ciò che fa, sbuffa e sospira. E chi, per realizzare i propri sogni, è disposto ad andare anche Oltreoceano.

È il caso di Gianluca Guldoni (in arte “Hasma”) che, insieme al suo amico “Bosko”, è partito per la California alla ricerca di un’etichetta discografica.

«Abbiamo deciso che non ci bastava inviare mail da Reggio Emilia verso gli Usa – racconta Gianluca – e siamo partiti. Abbiamo scelto di passare tre mesi negli Stati Uniti per esplorare la scena musicale, analizzare come funziona, e per imparare dalla musica qui, perché la nostra musica, quella che ci piace, proviene dalla California. E nel frattempo cercare concerti e contatti».

Che tipo di musica suonate?

«Noi siamo i “What A Funk?!” e suoniamo un alternative rock sporco cercando di farlo usando il funk. Il risultato non è né funk né rock né metal né indie né crossover, ma è divertente ed emozionante e ti fa venire voglia di “pogare” e di ballare, ma anche di piangere».

Si può vivere di musica in Italia?

«In Italia la musica ha poco budget e anche se abbiamo sempre suonato tanto siamo rimasti “poverelli”. Il nostro ultimo disco, per esempio, l’abbiamo realizzato da soli: lo abbiamo composto in tre anni di tour (noi scriviamo improvvisando), preprodotto e registrato. Però a quel punto sono finiti i soldi...».

E allora che avete fatto?

«Abbiamo organizzato un crowdfunding e, grazie alla nostra fanbase italiana che ha comprato il disco prima che fosse finito, siamo riusciti a terminarlo usando le attrezzature migliori».

Cercare un’etichetta discografica spedendo mail, a quel punto, sarebbe stato troppo convenzionale...

«Per diventare devi fare. Così, a registrazione finite, abbiamo lasciato il nostro batterista e produttore “Pretorius” a Reggio, a mixare il disco, e Bosko ed io siamo partiti per gli Stati Uniti».

Dove suonate?

«Contattando le radio e inviando i nostri vecchi dischi in giro, abbiamo organizzato un tour di 11 date che va da Los Angeles a Seattle: 6000 chilometri in tre settimane, vivendo in furgone da confine a confine».

Emozionante?

«Due giorni fa c’è stata la prima data al The Mint di Los Angeles, un locale dove tre settimane prima abbiamo visto suonare i “Volto!” ed è stato assurdo. Due ragazzi italiani che ci hanno ascoltato in internet sono venuti apposta per noi. Abbiamo addirittura firmato il nostro primo autografo a un ragazzo che ci ha comprato la vecchia discografia e si è pure rubato il flyer per appenderlo in casa. È come ripartire da capo...».

Vi manca Reggio?

«Durante il nostro viaggio abbiamo incontrato tanti ragazzi e ragazze di Reggio. Fa ridere ritrovarsi qui, a 10mila chilometri da casa, ma abbiamo capito che la reggianità è importante. Crescere a Reggio Emilia è una fortuna che non tutti hanno, per come ti alleva, ti educa, per come è, e per tutto quello che ti insegna e regala».

E Los Angeles, com’è?

«Ci siamo sentiti a casa appena siamo arrivati. È simile alla nostra musica: bellissima, interessante, spietata. E poi qui se tu suoni per strada le persone ballano: noi improvvisiamo e loro iniziano a scatenarsi».

Il tour quando finirà?

«A metà agosto. Ma vorremmo ottenere una “Artist Visa” e tornare qui in autunno, per vivere della nostra musica e continuare a cercare manager ed etichetta. Arriveremo alle orecchie di tutti, a costo di raggiungerne uno alla volta».