Gazzetta di Reggio

l’intervista a “drigo”

«Siamo cittadini del mondo sempre a caccia di nuovi suoni»

«Siamo cittadini del mondo sempre a caccia di nuovi suoni»

VERONA. Se una persona si può risvegliare dal coma ascoltando una canzone, il mondo intero può risvegliarsi dal torpore e dalla cattiveria in cui è sprofondato, grazie al potere della musica. Questo...

25 luglio 2015
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VERONA. Se una persona si può risvegliare dal coma ascoltando una canzone, il mondo intero può risvegliarsi dal torpore e dalla cattiveria in cui è sprofondato, grazie al potere della musica. Questo è uno dei tanti pensieri racchiusi nel libro Rock Notes, scritto da Drigo, al secolo Enrico Salvi, storico componente dei Negrita, tra i migliori chitarristi in circolazione nello scenario del rock.

Ed è anche lo stato d’animo che accompagna questo mago delle corde quando è sul palco e sente di essere «un pennello nelle mani di qualcuno», mentre dalla sua chitarra sgorga un suono mai omologato e sempre personale.

Drigo, nel backstage del castello Scaligero di Villafranca, è a suo agio prima del concerto: sa che tra poco salirà sul palco e l’emozione di suonare davanti a un pubblico così folto gli regalerà due ore di sensazioni talmente piacevoli e profonde da diventare quasi mistiche.

Da dove è arrivata l’ispirazione per il vostro ultimo album?

«Ogni nostro nuovo album tende solitamente ad essere molto differente dai precedenti: siamo amanti della musica ad ampio spettro e dopo un primo periodo ispirato alla scena grunge o allo stile Red Hot Chili Peppers, abbiamo iniziato a viaggiare il mondo, aprendoci a nuove sonorità. Gli album nascono un po’ per coincidenza e un po’ forse no, ma comunque all’insegna di un percorso particolare. Lo scorso anno il viaggio è stato tra aprile e giugno, quando abbiamo partecipato al musical Jesus Christ Super Star a Roma. Non una grande distanza chilometrica dalla nostra Arezzo, ma certamente un’opportunità nuova. Componevamo immersi in una miscela composta dalla più canonica musica classica alla musica rock più viscerale».

Avete deciso di rimanere a vivere ad Arezzo. Come si riesce a fare rock senza vivere in una grande città?

«Noi viaggiamo molto, in realtà: Arezzo è il nostro punto di riferimento dove abbiamo la famiglia (e Drigo sorride quando racconta che la figlia Bianca è appena stata promossa con 8, ndr) e passiamo il tempo necessario per raccogliere le idee. Ma molto tempo lo trascorriamo in giro: la routine della provincia un po’ ci manca, ma ci piace allo stesso tempo essere diventati un po’ cittadini del mondo».

Voi Negrita siete tutti padri: che futuro vi augurate per i vostri figli?

«Speriamo di continuare a vivere esperienze arricchenti per noi e per le nostre famiglie, di potere continuare ad assaporare il meglio delle esperienze per potere trasmettere valori solidi. E del resto l’impegno sociale è evidente anche dai vostri testi, come ne “Il libro in una mano la bomba nell’altra”… Mi ispirai all’allora papa Ratzinger che disse che il rock è la musica del diavolo. Quella frase non mi è proprio piaciuta. Anche perché ricordo l’episodio choccante che ho vissuto con un amico: era in coma, lo sono andato a trovare e ho messo un pezzo dei Dire Straits, stringendogli la mano e iniziando a parlargli: si è svegliato. Da allora, inutile dirlo, con lui ho un rapporto molto particolare». (a.s.)