«Così un sogno è diventato realtà e continua oggi»
Dopo l’uscita del cd con la voce di Augusto Carletti ricorda come nacque la storica band
NOVELLARA. Tutti i ragazzi hanno i loro sogni. E come si sa i sogni spesso rimangono tali. Ma volte accade il contrario. «Quello che nel 1963 sembrava solo il sogno impossibile di due sedicenni, uno di Novi di Modena, cioè io, e uno di Novellara, Augusto, è stato invece l'inizio di una storia straordinaria, ancora oggi di straordinaria attualità, con decine di concerti dove incontriamo migliaia di fans ormai di tre generazioni diverse, dove ci sentiamo circondati dall'affetto e dall'amicizia di un numero di fans club, più di cento, che nessun altro gruppo musicale può vantare». Risponde volentieri Beppe Carletti alle domande sull'ultima delle tante iniziative che costellano la dinamica vita dei Nomadi, che con i loro 52 anni di attività sono di gran lunga la band italiana più longeva, come il nuovo album uscito ieri con dodici brani rivisitati, con Beppe Carletti e Augusto Daolio “di nuovo insieme” e dal titolo struggente e suggestivo “Nomadi. Il sogno di due sedicenni è diventato realtà”.
Album che inizia con “Aiutala” e termina, e non poteva essere altrimenti, con “Io Vagabondo”, l'inno che le mille voci del popolo nomade cantano in coro al termine di ogni concerto. Beppe è l'unico superstite della prima formazione, alla cui tenacia e intraprendenza si deve non solo la nascita ma anche la continuità della bella favola Nomadi dopo la scomparsa di Augusto, quando tutto sembrava ormai finito. Con un miracolo che non ha una spiegazione logica: il permanere del ricordo di Augusto in ogni concerto, anche a distanza di tanti anni.
Lo stesso Beppe ricorda sempre con partecipazione i tanti momenti, belli e brutti, di un'avventura entusiasmante, dapprima condivisa con Augusto, che dura da oltre mezzo secolo ed è più che mai viva e vitale. Raccontata nelle tante interviste, ma anche, più ampiamente e organicamente, nei due libri recentemente pubblicati: “Io vagabondo. 50 anni di vita con I Nomadi” di Beppe Carletti e “Ma che film la vita. Augusto Daolio dei Nomadi” di Vittorio Ariosi e Elena Carletti. A quattordici anni Beppe, che suonava la fisarmonica, più pragmatico e operativo di Augusto, aveva già fondato in quel di Novi il suo primo complesso. La prima volta “in prova” di Augusto, anche lui giovanissimo, fu al dancing Oasi di Trecenta. Quella sera segnò l'inizio di un'amicizia profonda, basata su comuni valori di fondo e su una totale reciproca fiducia, sulla quale si basò poi anche la storia e la fortuna de I Nomadi. Quando Augusto morì, prematuramente, dopo i giorni dello smarrimento, Beppe riusci a reinventare la band, senza quello che era e rimane tuttora, a 23 anni di distanza, l'uomo simbolo della bella favola de I Nomadi. Come verrà sicuramente confermato dal successo dell'ultimo album dei due “sedicenni”, ritornati miracolosamente insieme grazie alle magie della tecnica.